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Abili per lo sport, la Uisp per le persone con disagio mentale

Attività motoria e sportiva per contrastare il disagio mentale: a Milano rugby e ginnastica generale. Intervista a M. Tamagnini
Ha preso il via in settembre e si concluderà a dicembre la prima fase del progetto Uisp “Abili per lo Sport”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per le Pari opportunità, che si propone migliorare la qualità della vita degli utenti dei servizi territoriali per la salute mentale attraverso lo sport.

Sono tre le città che hanno dato il via operativo al progetto: Firenze, Taranto e Milano. Proprio da quest’ultima iniziamo ad approfondire le attività proposte sul campo, per sondare, soprattutto, le reazioni e la partecipazione degli utenti. Manuela Tamagnini, coordinatrice locale del progetto, ci ha illustrato la declinazione milanese: “Da noi il progetto si sviluppa su due strade: una legata alla ginnastica generale che coinvolge un centro psico sociale (CPS) di Abbiate Grasso e l’ospedale di Legnano, mentre a Milano collabora con il centro diurno dell’ospedale San Carlo; l’altra strada è quella del rugby che coinvolge l’Asd Stella Rossa Rugby Milano, affiliata Uisp”.

Come nasce l’idea di far giocare persone con disagio mentale a rugby?
“L’Asd Stella Rossa Rugby Milano, che organizza attività di rugby a livello amatoriale, ha sviluppato al suo interno il progetto Mud Star Rugby, progetto riabilitativo nell’ambito della salute. La loro intenzione era di praticare la riabilitazione appoggiandosi ai punti forti del gioco del rugby: socializzazione, condivisione, utilizzo della forza fisica in modo positivo e crescita personale. Il progetto era già nato quando abbiamo iniziato a lavorare con Abili per lo sport, quindi l’incontro è stato inevitabile e proficuo”.
Le persone coinvolte nelle diverse attività del progetto sono 35, alla prima fase organizzativa che si è svolta in estate è seguito l’inizio dei corsi a settembre, con incontri settimanali. “Il progetto va benissimo – continua Tamagnini - il rugby in particolare incuriosisce perchè il contatto è uno degli elementi caratterizzanti il rugby, mentre si pensa che le persone con disagio siano aggressive o paurose e che quindi non sia possibile gestire il momento del contatto. In realtà potersi disciplinare rispetto a delle regole aiuta molto gli utenti: durante l’allenamento si impara a controllare il proprio corpo, a collaborare, a rispettare i compagni. Forse i risultati della prestazione fisica sono più difficili da raggiungere, ma gli allenatori sono molto soddisfatti di tutto ciò che riguarda gli insegnamenti trasversali, legati al rapporto con gli altri e con sé stessi. L’allenamento sul campo è preceduto dall’appuntamento con gli operatori, quindi prevede un ritrovo prima, ed una serie di attività collaterali, a partire dal classico terzo tempo, che facilitano e costruiscono la socializzazione. Anche nella ginnastica generale ovviamente bisogna fare attenzione alle esigenze dei diversi utenti, ma in questo caso le persone possono gestire l’attività in autonomia”.
Abili per lo sport a Milano si concluderà a dicembre, ma tutti i partecipanti, dagli operatori agli utenti, sperano che l’attività prosegua: “Sono tutte persone alle quali è stata proposta la partecipazione e che hanno scelto di frequentare dopo aver provato – conclude Manuela Tamagnini - A quanto ci risulta c’è un livello di frequenza più alto nella ginnastica che in tutte le altre attività che fanno nei centri e anche nel rugby c’è un alto livello di partecipazione. Noi faremo di tutto per far continuare gli incontri, proprio perché anche gli utenti manifestano la volontà di continuare”.

A metà dicembre altre cinque città, Valle Susa, Piacenza, Orvieto, Lamezia Terme, Enna, daranno vita alla fase due del progetto, raccogliendo il testimone e testando sul territorio questo modello di intervento sportivo nell'area del disagio mentale. (E.F.)

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