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Appuntamento fra 4 anni: la chiusura delle Olimpiadi di Sochi

Concluse le Olimpiadi invernali: il bilancio della campagna Uisp "A Sochi per i diritti". Parlano M. Claysset e R. Chiodo
Addio Sochi, addio Olimpiadi nascoste. Vivisezionate da centinaia di telecamere che sono riuscite a raccontare quasi niente. E' il paradosso di un certo tipo di connessione continua: guardi ma non vedi, non conosci. E' il paradosso dei diritti tv, delle immagini riservate a pochi, dei telecronisti sempre meno giornalisti. Se oggi sappiamo un pò più della Russia e della crudeltà di politiche e leggi omofobe, lo dobbiamo ad alcuni reportage in rete, a qualche giornalista di carta stampata e a campagne internazionali come quella lanciata dall'Uisp "A Sochi per i diritti".
Schegge sfuggite al controllo di un ordinamento giuridico opaco. Il quinto cerchio, quello della democrazia, è rimasto spento anche se il sistema russo è stato costretto a qualche apertura e a qualche ammissione. La spinta delle diplomazie occidentali - chi più, chi meno - è servita. "Penso sia stato giusto esserci in maniera critica - dice Manuela Claysset, presidente del Consiglio nazionale Uisp che ha contribuito ad ideare la campagna Uisp che ha raccolto l'adesione di Forum terzo settore, Cgil, Giornale Radio Sociale, associazioni per i diritti di gay, lesbiche, Lgbt. "Il lancio della campagna 'A Sochi per i diritti' ha coinciso con un periodo di forte iniziativa sulla Carta dei diritti delle donne e di forte esposizione dell'Uisp sul piano delle relazioni esterne in Italia e in Europa. L'Uisp ha ribadito il proprio profilo di associazione sportiva per i diritti civili e le pari opportunità, per le politiche di genere, contro discriminazioni ed omofobia".
Le adesioni giunte in questi giorni si sommano a quelle delle scorse settimane. Tra questi Lega Coop sociali, Aurelio Mancuso di Equality italia, l'onorevole Bruno Molea presidente Aics, i rappresentanti di Associazioni europee collegate ad Isca, associazioni locali, la Stella Rossa Rugby, l'assessora alla Cultura della Città di Bolzano.

Raffaella Chiodo Karpinsky, Peace Games Uisp, sulle Olimpiadi invernali di Sochi che si chiuderanno domenica 23 febbraio: "Ci si aspettava che tutto il clamore provocato dalle leggi omofobe di Putin e le reazioni dell’opinione pubblica internazionale provocassero un cambiamento di stile anche nei commentatori, oltre che nei protagonisti, e invece?".
“Pur mobilitando ogni anno l’opinione pubblica con iniziative contro l’omofobia, la violenza sulle donne e pur davanti a tanti declamati impegni per l’affermazione delle pari opportunità e per la promozione di un’immagine non denigrante delle donne, eccoci qui all’appuntamento con l’informazione prototipo di una società arretrata e volutamente ignorante. Ogni volta ci si illude di un passo un po’ più in la, lontano da volgarità e banalità, e purtroppo arriva la smentita. L’Italia è ancora questa e la cultura che esprime è questa. Bisogna farci i conti e riflettere su come cercare di cambiarla, a partire dal basso, dai lettori e dalle lettrici. La base è il brodo di coltura dove vive un certo modo di guardare al mondo, alle relazioni tra umani, alla relazione fra uomini e donne... Sul tema è persino intervenuto il Segretario generale delle Nazioni Unite, come molti altri autorevoli personaggi della scena nazionale e internazionale. L'Uisp ha lanciato un appello “A Sochi per i diritti” per chiedere che i Giochi Olimpici fossero occasione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale sui diritti LGBT, contro il razzismo e ogni forma di discriminazione. A vedere certi titoli e certi commenti sui media italiani e internazionali è legittimo pensare che non solo ci fosse bisogno di quell’appello ma che anzi ci sia bisogno di insistere ancora sulla strada della sensibilizzazione per favorire un cambio culturale che renda migliori, più rispettose e meno violente, le relazioni tra uomini e donne fuori e dentro lo sport".
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