Nazionale

Disabilità e sportpertutti: prima Conferenza nazionale Uisp

“Chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo essere?”: questi gli spunti di riflessione ed analisi che hanno scandito i tre giorni della prima Conferenza nazionale degli operatori Uisp dell’area della disabilità e della salute mentale svoltasi a Chianciano dal 7 e al 9 maggio.

Giuseppe Battaglia, presidente Uisp Noto, racconta la sua esperienza di promozione di attività sportive per ragazzi diversamente abili. “Per anni – ci dice – abbiamo promosso sul territorio attività ludico-ricreative e sportive di tipo tradizionale, distinguendoci anche con il progetto ‘Superandoci divertendoci’. Tante iniziative positive per i ragazzi diversamente abili ma anche occasioni che ci hanno permesso di capire le loro ulteriori esigenze".


"Ciò che facevamo non era sufficiente per superare il limite più grande - aggiunge Battaglia - ovvero la percezione di un atteggiamento 'assistenziale' e l’assenza quasi totale di spirito agonistico, troppo frequenti nelle attività fisiche dedicate a persone diversamente abili. E’ per questo che abbiamo scelto di sperimentare il ‘Baskin’, uno sport che prende spunto dalla pallacanestro mantenendone la struttura generale e gli obiettivi ma adattandone le regole ai vari tipi di disabilità presenti".

Nel baskin ragazzi normalmente abili e ragazzi diversamente abili possano giocare insieme nella stessa squadra, composta sia da maschi che da femmine. Sono previsti quattro canestri, ciascuno disposto su un lato del campo e c’è la possibilità di sostituire la normale palla da basket con una di dimensione e peso diversi. Inoltre, ogni giocatore ha un ruolo definito dalle sue competenze motorie e ha di conseguenza un avversario diretto dello stesso livello. Questi ruoli sono numerati da 1 a 5 e hanno regole proprie.

"I risultati ci sono e sono evidenti - sottolinea Battaglia - il baskin è ricco di dinamicità e imprevedibilità, permette la partecipazione attiva di giocatori con qualsiasi tipo di disabilità e personalizza la responsabilità di ciascuno di loro durante la partita. Aumenta la fiducia in sè stessi, la capacità di coniugare il sacrificio al piacere, le abilità psicomotorie e quelle di interazione tra i ragazzi e con gli adulti. Inoltre, trasmette ai giocatori normodotati le ricchezze e le capacità che la diversità porta con sé. E’ per questo che la Lega pallacanestro Uisp vuole promuovere il Baskin sul territorio a livello nazionale, nonchè sviluppare un progetto di Easy Baskin, di primo livello, ed un altro di minibaskin da promuovere nelle scuole”.
(S.S.A.)

DA PRATO UNA STORIA DI SPORT CHE AIUTA A CRESCERE, A FAVORIRE L'AUTONOMIA E LA CONSAPEVOLEZZA DI SE. Intervista a U.Spinelli

Il mondo della disabilità rimane, per molti versi, poco conosciuto. Spesso si pensa, ad esempio, che l'affermazione dei diritti delle persone diversamente abili nella società passi attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, trascurando l’importanza di percorsi che favoriscano lo sviluppo della personalità e l’acquisizione della stima di sé stessi. L’Uisp crede che lo sport sia uno degli strumenti più efficaci per aiutare disabili mentali e fisici ad acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e a diventare protagonisti positivi della società.

Una storia significativa arriva da Special Team, un’associazione sportiva dilettantistica dell’Uisp di Prato che dal 1995 ad oggi ha coinvolto ben 150 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 35 anni in attività sportive, sia a livello agonistico (con partecipazione ai campionati Cip, alle Paralimpiadi 2004 e agli Special Olympics, ndr) che a livello promozionale.

“Attualmente – ci spiega Umberto Spinelli, presidente dell’Asd Special Team – sono 42 i ragazzi diversamente abili che praticano sport nella nostra associazione. Seguono i corsi di nuoto, ginnastica ritmica, tiro con l’arco, sci, atletica leggera e tennis da tavolo. La squadra di ginnastica ritmica, in particolare, è composta da otto ragazze molto affiatate, tutte tesserate con la Lega Le ginnastiche Uisp. Si allenano con tanto impegno e con passione in una disciplina in cui la mobilità, la coordinazione e la grazia sono fondamentali. Sanno che per raggiungere buoni risultati il lavoro è lungo e faticoso, ma ci tengono a fare bella figura e vogliono essere ben preparate prima di esibirsi. Le vedi in palestra mentre eseguono con serietà sia gli esercizi individuali che quelli di gruppo, seguite dalle loro allenatrici, e poi al termine di un’esibizione o di una gara, gioiscono soddisfatte indipendantemente dalla posizione in classifica. I loro sorrisi sul pullman di ritorno a casa ti dicono che sono felici perché hanno raggiunto l’obiettivo primario, quello di aver lavorato bene e di aver mostrato agli altri cosa possono e sono in grado di fare”.

“Nelle vite di questi atleti disabili e nelle intenzioni di noi dirigenti e istruttori che lavoriamo con loro, lo sport non è di certo finalizzato al risultato tecnico ma è lo strumento per aiutare a crescere, per favorire l’autonomia e per arricchire il bagaglio personale di quelle esperienze ed abilità oggettivamente limitate da una patologia. In questo anche i genitori hanno un ruolo fondamentale e ci fa piacere contarne ogni anno sempre di più all’interno del nostro staff”.
(F.L.)

APPRENDERE ATTRAVERSO IL CORPO E IL CONTATTO FISICO. LA REALTA' DEL JUDO ADATTATO. Intervista a P. Tesini

Una significativa esperienza di attività per sportivi disabili è senz'altro il judo adattato, ormai praticato dal 1983 all'interno dell'Area discipline orientali dell'Uisp. Ce ne parla Pino Tesini, responsabile nazionale settore handicap dell'Ado Uisp, nonché maestro di judo, cintura nera, settimo dan. "Per noi il judo non è semplicemente uno sport - ci spiega - Non ci interessa di avere il campione tra i praticanti disabili. Cerchiamo di utilizzare quella che è la componente non sportiva di questa disciplina. A noi interessa che i ragazzi riescano ad apprendere con il corpo quello che non riescono ad apprendere con la mente, attraverso il contatto fisico e il senso di rispetto che comporta. E' un judo, per così dire, adattato alle regole dell'uomo. La finalità non è la competizione. Normalmente ci si allena, si impara, per competere. Qui invece utilizziamo la competizione soltanto se serve ad imparare e a migliorarsi. Nella realtà dello sport disabili altri adottano un approccio diverso, come il Comitato italiano paralimpico".

Il 16 maggio presso la Sala consiliare del Palazzo comunale di Bresso (Mi), si svolgerà dalle ore 9.30 alle 13 il convegno "Dalle attività sportive ai percorsi per l'autonomia", appuntamento incentrato proprio sulla realtà del judo per disabili. "Con questa iniziativa vogliamo mettere a disposizione di tutti alcune esperienze sviluppate nel corso di questi anni - ci spiega - L'idea è nata durante un percorso formativo per gli insegnanti di judo per disabili che ha coinvolto cinque regioni, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Liguria, e ha visto la partecipazione di 100 insegnanti".
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(F.Se.)