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Formazione Cinofila Uisp, attestato per 13 donne del carcere di Rebibbia

Martedì 12 luglio si è svolta la consegna dei diplomi. Il percorso formativo è un'opportunità di reinserimento sociale attraverso lo sport

 

L’articolo 20 della Legge sull'Ordinamento Penitenziario Italiano raccomanda di favorire in ogni modo il lavoro e la partecipazione a corsi di formazione professionale all’interno o all’esterno del carcere, per mantenere fede a un principio di riabilitazione come senso della pena. In questo contesto si inserisce il progetto di formazione Uisp, svolto in concerto con il Settore di Attività Equestri e Cinofile, che ha permesso a 13 donne detenute nella Casa Circondariale di Rebibbia di ottenere l'attestato nazionale di operatrice cinofila Uisp.

Il progetto, reso possibile grazie al sostegno di Rotary Club Roma Centenario, Rotary Foundation e Fondazione Severino, mira al reinserimento nella società attraverso l’acquisizione di competenze operative specifiche ma anche relazionali, grazie al rapporto con istruttori e animali. L’operatore cinofilo è una figura abilitata ad impostare percorsi cino-sportivi con competenze di base, affiancando un istruttore di grado superiore nel lavoro di educazione, allenamento e nelle gare. Si tratta dunque di competenze valide per lavorare in canili, allevamenti, pensioni per cani, ma anche per svolgere privatamente attività di dog sitting e dog walking. “Ci sono studi che dicono che trovare un lavoro, per un ex detenuto, abbatta la recidiva. Quindi quando hai la certezza di un’occupazione hai la certezza che non tornerai mai più in carcere perché hai un lavoro e perché la società ti accoglie", ha dichiarato durante la cerimonia di fine corso Paola Severino, ex ministra della Giustizia e presidente dell'omonima fondazione partner del progetto.

Alla cerimonia finale, tenutasi martedì 12 luglio presso il teatro della Casa Circondariale, è intervenuta anche Sabrina Brusa, responsabile nazionale Formazione Cinofila Uisp, che nel progetto è stata affiancata dal formatore nazionale Uisp, Davide Caradente Sicco. “Ho visto donne con un vissuto complicato e storie pesanti alle spalle arrivare alla mattina a fare lezione con un gigantesco sorriso sulle labbra. Donne curiose e determinate, gentili e sempre pronte a mettersi in gioco. I cani sono dei fantastici mediatori sociali, non gioudicano e non pongono barriere e questo è il grande insegnamento che dovremmo trarre da tutti quanti loro”, ha dichiarato. C'è molta soddisfazione per l'esito di questo progetto, che infatti proseguirà: in autunno comincerà un secondo modulo di formazione più avanzata per diventare Educatore Cinotecnico. "Ci hanno aiutato e regalato un pezzo del mondo esterno: è una grande opportunità per proseguire fuori”, questo il commento di Maida, una delle beneficiarie, riportato in un articolo pubblicato sul Messaggero del 13 luglio.

La cerimonia è stata l'occasione per le corsiste di festeggiare il traguardo raggiunto, assieme ai 10 compagni a 4 zampe, anch'essi presenti. Ma è stata anche un'opportunità per ricordare il valore sociale di questo tipo di progetti e della rete di enti che li porta avanti. Erano infatti presenti anche Carmelo Cantone, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Gabriella Stramaccioni, garante per i diritti dei detenuti di Roma Capitale, Franceschetti, governatore del Distretto 2080 Rotary International, il Presidente Rotary Club Roma Centenario Federico Enrici, il presidente di Assoindustria Roberto Santori e Davide Rota, amministratore delegato di Linkem, che a Rebibbia ha istituito un centro di rework di router e modem in cui lavorano diverse detenute. “Ora abbiamo gli strumenti per guidare le detenute e puntare a un loro reinserimento sociale e lavorativo proficuo”, ha commentato, Alessia Rampazzi, direttrice del carcere, anch'essa presente.

Da anni l'Uisp è impegnata nella promozione del diritto allo sport per le persone detenute, promuovendo attività fisica all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori, con l’obiettivo di contribuire ad una loro rieducazione motoria e immaginare percorsi di inclusione sociale, una volta finita la pena. Il progetto europeo Uisp “SPPF - Sport in Prigione, un Piano per il Futuro”, partito a gennaio 2020 e con durata triennale, che coinvolge Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Olanda va proprio in questa direzione. SPPF intende fornire, infatti, a tutte le parti interessate gli strumenti necessari per sviluppare buone pratiche, utilizzando lo sport in carcere come un ponte di collegamento con altri settori della società. Alcune attività, nonostante i problemi legati alla pandemia, sono state già avviate a Firenze e Bologna(a cura di Lorenzo Boffa)

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