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Progetto "SPPF - Sport in Prigione, un Piano per il Futuro"

Incontro in presenza nell’ambito del progetto di cui l'Uisp è partner, che utilizza lo sport in carcere come ponte con l’esterno. Interviene C. De Concini

 

Da anni la Uisp è impegnata nella promozione del diritto allo sport per le persone detenute, promuovendo attività fisica all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori, con l’obiettivo di contribuire ad una loro rieducazione motoria e per immaginare anche percorsi di inclusione sociale, una volta finita la pena.

All’interno di questo percorso si inserisce il progetto europeo “SPPF - Sport in Prigione, un Piano per il Futuro”, partito a gennaio 2020 e con durata triennale, che coinvolge Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Olanda. SPPF intende fornire a tutte le parti interessate gli strumenti necessari per sviluppare buone pratiche, utilizzando lo sport in carcere come un ponte di collegamento con altri settori della società.

Dal 5 al 7 ottobre a Porec, Croazia, si è tenuto il secondo incontro in presenza dopo un anno e mezzo di riunioni in videoconferenza: “E’ stato molto importante trovarsi in presenza dopo tante riunioni a distanza - racconta la coordinatrice Uisp del progetto, Camilla De Concini - è stata l’occasione per un aggiornamento sulla situazione nei vari Paesi e per procedere con la formazione, in particolare sui metodi di valutazione e monitoraggio e sulla misurazione delle soft skills, competenze specifiche ma difficilmente misurabili, come autostima, percezione dell’efficacia, capacità di raggiungere un obiettivo”.

Dopo la partenza a gennaio 2020, il progetto ha subito ritardi e cambi di programma legati alla pandemia: infatti, lavorando con i detenuti e lo sport, le attività si sono del tutto interrotte, fino a poco fa. “La pandemia ha costretto ad una rivisitazione di tempi e azioni - spiega De Concini - Alcune attività hanno ridotto i tempi, come quelle in carcere, che dureranno meno del previsto, ma hanno finalmente preso il via. A Firenze, nel carcere di Sollicciano, a giugno è partita l’attività fisica adattata, organizzata in collaborazione con Asl e Comune; a Bologna sono iniziate a settembre le attività di thay boxe con i minori, nella palestra delll'associazione Uisp Sempre avanti. Inoltre, sempre a Firenze due squadre di detenuti hanno partecipato ai Mondiali Antirazzisti nei tornei di pallavolo e calcio. Molte altre attività in programma, però, purtroppo non saranno possibili".

Uno degli obiettivi del progetto è cambiare il punto di vista dell’opinione pubblica per dare più opportunità alle persone che escono dal carcere e creare un collegamento tra il carcere e la città, coinvolgendo anche la polizia penitenziaria. A questo scopo il progetto prevede attività sperimentali che diventano momenti di apprendimento per le associazioni: per questo le attività pratiche sono fondamentali e la loro costruzione è un processo di apprendimento condiviso. “Abbiamo lavorato su questa parte, integrando la pandemia nel processo formativo, cercando di superare gli ostacoli esterni e di trovare modalità per innovare e aggirare i problemi - continua Camilla De Concini - Sarà importante rendere trasmissibile e condivisibile la logica che sta dietro agli interventi: infatti, nell’ambito del progetto verrà realizzata una guida metodologica sugli interventi in carcere, e noi dovremo trasmettere in maniera efficace informazioni e indicazioni pratiche, perchè questo permetterà di moltiplicare il lavoro trasmettendolo ad altri operatori e associazioni”.

Capofila del progetto è l'organizzazione belga De Rode Antraciet, i partner oltre all’Uisp sono l'università belga VUB–Vrije Universiteit Brussel che si occuperà della parte di ricerca; l'associazione bulgara UPSDA–Sdrujenie Obedineni progesionalisti za ustoichivo razvitie che come l’Uisp ha una lunga esperienza nel campo dello sport e dell'inclusione sociale; l'associazione olandese DJI–Dienst JustitiëInrichtingen e l'associazione croata ACSW–Udruga za kreativni socijalni rad. (E.F.)

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