"A cosa serve l’utopia?" Eduardo Galeano un giorno rispose: "Lei è all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa servel’utopia? Serve proprio a questo: a camminare". Ecco: la mobilità sostenibile è come l'utopia di Galeano, non dobbiamo mai smettere di coltivarla e ricercarla se vogliamo salvare il nostro pianeta. L'utilizzo della bicicletta è uno dei simboli di questa sfida: farlo in tanti, farlo in sicurezza, per non rischiare continuamente la vita.
Mobilità per tutti è il tema della Settimana europea della mobilità sostenibile 2025: l'iniziativa della Commissione europea promuove il cambiamento comportamentale a favore della mobilità attiva, del trasporto pubblico e di altre soluzioni di trasporto pulite e intelligenti. Fino al 22 settembre sono in programma eventi ed iniziative per sensibilizzare cittadine e cittadini e promuovere nuove scelte di mobilità. Anche l'Uisp scende in campo in varie località con proposte per tutti per ripensare insieme le proprie abitudini. Per approfondire leggi l'articolo.
"La Settimana europea della mobilità sostenibile è un momento fondamentale per riflettere – e soprattutto agire – sul cambiamento necessario nei nostri stili di vita e nelle nostre città - afferma Giovanni Punzi, coordinatore Ciclismo Uisp - La bicicletta è la protagonista della nuova mobilità, perchè è molto più di un mezzo di trasporto: è simbolo di libertà, sostenibilità, salute e socialità. Promuovere la mobilità ciclistica significa promuovere un modello di società più giusto, inclusivo e rispettoso dell’ambiente. Come Uisp, da sempre siamo impegnati a diffondere la cultura della ciclabilità attraverso iniziative sportive, educative e sociali che mettano al centro la persona e il territorio. La mobilità sostenibile non è un’utopia, ma una scelta concreta, quotidiana, alla portata di tutti. E il ciclismo, nelle sue tante forme – urbano, ricreativo, sportivo – è un alleato prezioso di questa trasformazione. Invitiamo cittadine e cittadini, amministratori e istituzioni a cogliere l’opportunità di questa settimana per ripensare insieme gli spazi urbani e le abitudini di spostamento. Più spazio alle bici significa meno traffico, meno inquinamento e più qualità della vita. Pedalare oggi è un gesto semplice, ma carico di significato. Facciamolo insieme, per costruire un futuro più verde e più giusto”.
L’invito dell’Uisp a promuovere la mobilità a due ruote è però anche un appello per la sicurezza di ciclisti e pedoni: nei primi otto mesi del 2025, in Italia sono morti 155 ciclisti e 248 pedoni vittime della velocità e della disattenzione alla guida. “Questi numeri non sono una sorpresa, purtroppo. Da anni denunciamo la mancanza di politiche serie sulla sicurezza stradale. Non si tratta di fatalità o sfortuna: la causa è una rete stradale progettata quasi esclusivamente per l’auto privata, spesso senza alcuna considerazione per chi si muove a piedi o in bici. È il segnale che serve una svolta culturale e politica. Cosa manca nelle nostre città? Tutto ciò che può disincentivare la velocità e la distrazione: piste ciclabili protette, incroci ben disegnati, illuminazione adeguata, controlli seri e una rete urbana pensata per muoversi in sicurezza. Non bastano segnaletiche o simboli dipinti sull’asfalto. Serve un’infrastruttura vera, con continuità e manutenzione. L’Uisp è impegnata in tutto il territorio con progetti di educazione stradale, promozione del ciclismo urbano e sportivo e iniziative come “Bicincittà”. Ma non ci fermiamo allo sport: dialoghiamo con le amministrazioni locali, portiamo avanti campagne per la sicurezza e chiediamo che i fondi pubblici destinati alla mobilità leggera vengano davvero spesi. Non possiamo promuovere la bici come mezzo del futuro se chi pedala rischia la vita ogni giorno”.
Gli appelli si susseguono, ma i numeri restano sempre drammatici. “C’è poca attenzione da parte delle istituzioni e troppa distanza tra le dichiarazioni e gli interventi concreti. Le risorse ci sono, i fondi del PNRR ad esempio, ma vengono spesi a rilento o in modo inefficace. E manca il coraggio politico di dire che le auto devono cedere spazio: non si può parlare di sicurezza senza toccare la questione del traffico privato. Molti incidenti accadono a chi fa ciclismo sportivo su strada, condivise con automobili che le percorrono ad alta velocità, senza alternative sicure, ma anche chi si sposta per lavoro o svago si trova nella stessa condizione. Servono percorsi ciclabili protetti anche fuori città e campagne di sensibilizzazione rivolte agli automobilisti”.
Cosa si può fare a livello culturale per cambiare la percezione della bici?
“Serve partire dalle scuole, ma anche dal linguaggio dei media: smettiamola di parlare di “pirati della strada” o di “tragiche fatalità”. In strada, la responsabilità è reale. La bici non è un giocattolo o un passatempo: è un mezzo di trasporto, uno strumento di libertà e un diritto. Finché continueremo a pensare che chi pedala “se la va a cercare”, non cambierà nulla. Il ciclismo sportivo è una delle forme più diffuse di attività fisica, ma va fatto in sicurezza. L’Uisp organizza eventi che rispettano le norme e coinvolgono le comunità locali. L’obiettivo è unire sport, salute e rispetto della strada, ma anche in questo caso, senza infrastrutture e controlli, lo sport diventa pericoloso”.
Cosa chiedete alle istituzioni?
“Prima di tutto coerenza: se si parla di sostenibilità, la bicicletta deve essere al centro delle politiche urbane. Vogliamo un piano nazionale per la sicurezza dei ciclisti, controlli reali, una rete ciclabile continua e investimenti veri. Siamo pronti a collaborare, ma non possiamo più accettare che ogni uscita in bici possa diventare l’ultima. Il ciclismo è salute, è futuro, è libertà. Ma non può essere un’attività a rischio. Finché chi pedala verrà trattato come un ostacolo sulla strada, non ci sarà vera transizione ecologica. È ora di pedalare in sicurezza, insieme”.