Nazionale

La prima partita della nazionale di calcio palestinese: "una grande festa"

In città non si parlava d’altro da una settimana, e mercoledì 11 marzo alle ore 18.00 più di 10.000 persone hanno assistito allo stadio (più molte altre dai palazzi circostanti e in televisione) al calcio di inizio della partita Palestina – Thailandia, valevole per le qualificazioni alle Olimpiadi di Londra 2012. Perché questa partita si è giocata – prima volta di un match ufficiale internazionale – nello stadio di Al–Ram, a Nord Est di Gerusalemme.
Abbiamo intervistato Mohammed Gazawna, collaboratore di Peace Games Uisp nei progetti a Gerusalemme Est e Shu’fat, per meglio comprendere il significato di questa partita.
“Nonostante la vittoria per 1 a 0, la Palestina è stata eliminata ai rigori (finiti 6 a 5 per la Thailandia, ndr), in conseguenza del risultato dell’andata, ma questo non ha minimamente intaccato la grande festa che questa partita ha provocato. Lo stadio era gremito di persone nonostante la tanta pioggia e il freddo, c’erano tante donne, con il velo e senza, giovani, persone adulte… C’era un grandissimo entusiasmo, come se fosse stato un matrimonio, per celebrare la prima partita ufficiale sulla nostra terra”.

“Lo stadio Al Ram è stato costruito dalla Fifa (e ricostruito di nuovo dopo essere stato distrutto dai bombardamenti ndr), e da lì si vede benissimo il muro, è a meno di 100 metri. E’ nella strada che da Gerusalemme porta a Ramallah, ed è a 6 chilometri dalle case della città vecchia, durante la partita ha ospitato palestinesi e arabi israeliani, simboleggia la nostra unità nazionale. Quel muro dovrà cadere prima o poi!”, dice Gazawna.

Che significato ha questa partita per i palestinesi?
“Prima di tutto rappresenta la nostra unità nazionale, peccato solo che i giocatori provenienti da Gaza non siano stati fatti entrare e non abbiano potuto giocare. Questa partita è una dimostrazione che questo popolo merita di esistere così come merita di disputare le partite della propria nazionale in casa. E’ un popolo vivo, che ha voglia di divertimento, di gioco, di sport, di arte e di spettacolo. Non di guerra. Non solo noi palestinesi ovviamente, meritiamo tutti di vivere in pace, e di avere il nostro stato con Gerusalemme come capitale. Il calcio in Palestina è lo sport più amato e praticato, ha un grande seguito, sia a livello maschile che femminile”.
(L.M.)