Mame Mbaye, 20 anni, di origini senegalesi e da dieci anni in Italia e Nadir Tidghi, quattordicenne nato in Italia da genitori stranieri, sono stati al centro del workshop “L'Italia non è un Paese per giovani: immaginare un futuro diverso attraverso la promozione sociale", che si è tenuto venerdì 14 marzo a Tivoli Terme (Roma) nell'ambito del XX Congresso nazionale Uisp, moderato da Miriam Palma, redazione Giornale Radio Sociale.
Mame e Nadir hanno condiviso con i relatori e il pubblico di delegati e delegate presenti a Tivoli il racconto della loro esperienza di crescita e formazione, l'incontro con l'Uisp attraverso i progetti Punto Luce e Futuro prossimo di Save the children e le aspettative per il loro futuro.
IL VIDEO CON GLI INTERVENTI DI MAME E NADIR
Il sogno di Mame è lavorare nel settore sanitario, sta seguendo il primo anno di infermieristica e, grazie al Punto Luce di Sassari, promosso da Save the Children e Uisp, sostenuto dall'impresa sociale Con i bambini, ha trovato il sostegno e la forza che cercava da tempo: "Questo progetto mi ha permesso di studiare, di essere autonoma, non solo nell'ambito scolastico, ma anche di scoprire l'Italia, la sua cultura, la sua storia, il cibo, perchè tramite il progetto ho potuto viaggiare. Tutti dicono che i giovani sono il futuro - dice - ma ciò che manca è il supporto: i Punti luce di Genova e Sassari sono eccezioni. Non tutti hanno la possibilità di entrare in questi percorsi, chi ce la fa riesce a continuare a realizzare i propri sogni chi invece non ce la fa è costretto ad accontentarsi di quello che trova o ad andarsene".
"Sono arrivata in Italia all'età di 18 anni - racconta Mame - sono stata inserita in una scuola primaria in cui ho dovuto imparare l'italiano da sola, senza l'aiuto concreto di qualcuno che mi facesse sentire veramente a casa o almeno non mi facesse sentire strana. Ho passato tre anni di grandi difficoltà a causa di una barriera linguistica molto evidente, nonostante tutto ciò ho deciso comunque di andare al liceo scientifico, perché il mio segno era diventare medico o lavorare nel mondo delle professioni sanitarie. Allo scientifico il primo anno fu molto duro, dopo un due in matematica volevo abbandonare tutto, ero molto demoralizzata, ma per fortuna il vicepreside del mio istituto mi ha indirizzato al Punto Luce di Sassari e lì, devo essere sincera, la mia vita ha iniziato a cambiare. Nonostante la barriera linguistica sono riuscitad entrare in questo percorso, ho passato tutta l'estate a studiare con gli operatori di Save the children: ragazzi molto generosi che mi hanno dato anche più del dovuto, passando intere giornate a studiare con me. Grazie a loro sono stata promossa. Oggi sono una studentessa infermieristica di primo anno, sono autonoma e posso studiare da sola, sono riuscita anche a fare la mediatrice a scuola a Sassari grazie al progetto Futuro prossimo".
Nadir Tidghi, parla con la pacatezza da uomo fatto, ma ha soltanto 14 anni. E' capitano di una squadra di giovani pallanuotisti di Genova, Centro nuoto Sestri, incontrata grazie al Punto Luce del capoluogo ligure: "Io sono straniero, sono nato in Italia ma mio padre è marocchino e sono cresciuto in Ecuador perchè mia madre è di lì. Nel 2021 sono tornato in Italia dove pratico questo sport che mi sta dando molto, mentre in ecuador la vita è molto difficile, è un Paese pericoloso. Qui ho cominciato la scuola dalla quinta elementare perchè non conoscevo bene l'italiano. Pratico la pallanuoto, perchè mi è stato proposto e ho colto l'occasione. La mia famiglia mi è accanto, i miei genitori mi vengono a vedere quando gioco: lo sport ha cambiato la mia vita, sto diventando più forte e mi sento bravo in quello che faccio". Questo talento sportivo gli ha permesso di vincere borse di studio per continuare ad allenarsi e a studiare.
Mame ha le idee chiare sui motivi che non rendono l'Italia un paese per giovani: "I salari sono molto bassi, anche quando sarò laureata il lavoro non mi permetterà di avere uno stile di vita adeguato all'impegno lavorativo; mancano i contributi e i sostegni per gli studenti; ci sono pochi centri in cui incontrarsi tra giovani; manca integrazione culturale tra le persone e questo limita le nostre possibilità di crescita. Per il futuro io immagino un'Italia libera, in cui ognuno possa sentirsi sè stesso e possa sentirsi a casa. Mi auguro che quelli che saranno giovani tra 10 anni non doveranno vivere l'ansia e il trauma che ho vissuto io. La soluzione è nelle mani della politica che secondo me ha fallito, quindi dobbiamo ripartire dall'impegno civile, ognuno deve fare la sua parte, con solidarietà e umanità, solo così prima o poi la situazione potrà cambiare".
"Bisogna partire dalle storie di Nadir e Meme e immaginare un futuro migliore - dirà Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp nelle conclusioni del workshop - lo sport è una proiezione sociale efficacissima perchè sa ascoltare, accogliere, supportare. Sa rendere concreta la partecipazione come elemento centrale, il lavoro in rete come modalità operativa, la capacità di rispondere alla domanda di formazione da parte dei giovani".
La prima giornata di Congresso nazionale Uisp, in programma all'Hotel Duca D'Este dal 14 al 16 marzo, si è aperta con il workshop dal titolo “L'Italia non è un Paese per giovani: immaginare un futuro diverso attraverso la promozione sociale". Sono intervenuti: Melissa Bodo, responsabile Povertà educativa e materiale Save the Children; Loredana Barra, responsabile Politiche educative e inclusione Uisp; Rosario Lerro, presidente Arci Servizio Civile; Chiara Meoli, Ufficio Studi e Documentazione Forum Terzo Settore; Carlo Notarpietro, autore Will Media – team politica; Elisa Paluan, responsabile programma 'Bella Storia. La tua.' Fondazione Unipolis; Giovanni Serra, ricercatore Dipartimento di Scienze della Formazione Università degli Studi di Roma Tre; Nadir Tidghi e Mame Mbaye, testimonianze dei progetti Punto Luce e Futuro Prossimo. Le conclusioni saranno a cura di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp. Modera Miriam Palma, redazione Giornale Radio Sociale e Ufficio comunicazione Uisp Roma.
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