“Manlio Gelsomini. Campione partigiano”, è il titolo dell’ultimo libro di Valerio Piccioni, edito da GruppoAbele, Collana Le Staffette. Valerio Piccioni è convinto che lo sport sia un modo per raccontare e scoprire il mondo. Prova a farlo sulla Gazzetta dello Sport, per cui ha seguito sei Olimpiadi, otto Tour de France e cinque Giri d’Italia. Nel 1997 ha vinto il premio Saint Vincent per le sue inchieste antidoping. Nel 2000 ha “inventato” la Corsa di Miguel, la gara dedicata al maratoneta-poeta argentino desaparecido Miguel Benancio Sanchez, che raduna ogni anno migliaia di podisti a Roma, co-organizzata dalla Uisp di Roma. Nella sua bibliografia i protagonisti sono tutti uomini di sport: ha scritto Quando giocava Pasolini (Limina, 1996), una biografia sportiva del grande poeta; Mille e un’atletica (Viola, 2005) sulla storia dello stadio Paolo Rosi di Roma; La rivoluzione di Bikila (con G. Lo Giudice, Bradipolibri, 2010) dedicato al maratoneta etiope che portò l’Africa sulla carta geografica delle Olimpiadi.
Manlio Gelsomini (7 novembre 1907 - 24 marzo 1944), ha fatto della sua vita una corsa dall’atletica alla Resistenza. I cento metri, i titoli regionali, la nazionale, il rugby; e poi la laurea in medicina e la professione, i successi, la vita che gira a mille. Ma a un certo punto Manlio Gelsomini sterza, va da un’altra parte: l’8 settembre lui è sulle barricate contro i nazisti e i fascisti. Da allora nulla sarà come prima. Fino all’epilogo, il 24 marzo alle Fosse ardeatine. Una narrazione densa, in cui si rincorrono passato e presente, ricordi e vita reale, ricostruzioni storiche e ipotesi. Il percorso personale e politico di un giovane, un professionista colto, altruista e atletico che, come altri della sua generazione, la vita, le circostanze e gli ideali trasformarono, suo malgrado, in un eroe.