Nazionale

Uisp Bergamo: la finale del quadrangolare "Oltre il muro"

Domenica 30 giugno si è giocata la finale del torneo nel carcere di via Gleno. Dopo mesi di allenamento, festa e terzo tempo per detenuti ed esterni  

 

Il secondo quadrangolare di calcio a 7 “Oltre Il muro”, organizzato dal Comitato Uisp di Bergamo nel carcere di via Gleno, è giunto al termine. Le partite sono iniziate il 2 giugno e proseguite con le semifinali del 9 giugno, l’ultimo atto con le finali, si è tenuto nel pomeriggio di domenica 30 giugno, hanno partecipato squadre formate da detenuti ed esterni. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO

Il torneo, che ha segnato la ripartenza del progetto Uisp nato nel 2014, ha chiuso la stagione degli allenamenti: per tre mesi, infatti, i detenuti della sezione penale si sono allenati settimanalmente con i mister Guido Proserpi e Giorgio Rota. L’iniziativa è stata organizzata, in collaborazione con l'amministrazione penitenziaria, nell'ambito di "Oltre il muro, porte aperte allo sport", progetto Uisp avviato a Bergamo da Milvo Ferrandi, Fabio Canavesi, Antonella Leuzzi e Marco Gritti, con l’intento di portare in modo continuativo le attività sportive all’interno di uno spazio tradizionalmente chiuso.

L'Uisp vuole rendere visibile il carcere, lo vuole aprire, pur cosciente dei limiti imposti da quelle mura, e lo fa sviluppando il ruolo socio/educativo dello sport, restituendo alle persone detenute l’agire e la consapevolezza del proprio corpo; lo vuole fare coinvolgendo le associazioni ad essa affiliate e dicendo a tutte loro che è possibile, grazie alla pratica sportiva, costruire nuovi rapporti di comunità, mettendo da parte paure e pregiudizi.

Le attività Uisp chiedono alle persone detenute, al pari di quanto chiesto a tutti i tesserati, senso di responsabilità e partecipazione consapevole; all’istituzione carcere, alla comunità intera, in primis a noi stessi, chiediamo di affermare senza indugi ed in ogni gesto il diritto alla dignità, il rispetto verso l’altro, le differenze ed ogni essere umano, qualunque siano la nazionalità, il colore della pelle, il credo, la condizione di genere, le opinioni.

A chi sostiene la validità e la ineluttabilità delle pratiche di esclusione, a chi ritiene che gli esclusi tali devono rimanere, a chi sminuisce la dignità dell’uomo nel nome di una presunta fermezza desideriamo ricordare che l’art. 27 della nostra Costituzione afferma che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, che l’art. 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dichiara che “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”, che nell’art. 27 dell’Ordinamento penitenziario si legge “Negli istituti devono essere favorite e organizzate attività culturali, sportive e ricreative e ogni altra attività volta alla realizzazione della personalità dei detenuti e degli internati, anche nel quadro del trattamento rieducativo”, che l’art. 27 della Raccomandazione R (2006)2 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sulle Regole penitenziarie europee stabilisce “Ad ogni detenuto deve essere offerta la possibilità di svolgere attività fisica per almeno un’ora al giorno all’aria aperta, se le condizioni atmosferiche lo consentono. 2. Quando la stagione è inclemente, si devono prevedere soluzioni alternative per permettere ai detenuti di svolgere esercizio fisico. 3. Delle attività adeguatamente organizzate – concepite per mantenere i detenuti in buona forma fisica e per permettere loro di fare dell’attività fisica e di distrarsi - devono far parte integrante del regime penitenziario”. 

Questi sono alcuni tra gli strumenti più belli ed importanti che tutelano coloro che vedono limitata e condizionata in vario modo la propria libertà ed è da queste fonti che vogliamo farci guidare nel nostro viaggio all’interno del carcere. E’ un viaggio, non è il primo, compiuto con quelle donne (l'Uisp Bergamo è attivo anche nella sezione femminile con le operatrici di musica e movimento Ivana Lamanuzzi e Cristina Chillè e gli allenatori di pallavolo Luigi Riboli ed Eleonora Villa) e quegli uomini, convinti che è alla loro voce ed al movimento dei loro corpi che dobbiamo restituire valore, senso e spazio.

Ascoltare le loro intelligenze ed i loro bisogni, sollecitare le loro attitudini sportive ha voluto dire, e vorrà dire, adoperarsi affinché lo sport sia a tutti gli effetti strumento di re-inserimento sociale; vuol dire, e vorrà dire, facilitare grazie allo sport nuove forme di cittadinanza e partecipazione consapevole. Perché la cittadinanza è presenza in un sistema di diritti e regole che in modo naturale sviluppano senso di comunanza, esperienze partecipate e assiduo confronto tra idee, storie ed esperienze. Il lavoro dell'Uisp vuole riaffermare il bisogno di un senso forte di umanità e di una convivenza vissuta, vera. (Fonte: Gruppo di lavoro sul carcere dell'Uisp Bergamo)

Associazioni e cittadini interessati possono mettersi in contatto con il gruppo di lavoro scrivendo alla mail carcere.bergamo@uisp.it

 

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