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Uisp Emilia Romagna: la storia di Marwa

Marwa Mahmoud ha trent'anni, è nata ad Alessandria d'Egitto e ha vissuto in Italia sin da piccola, laureandosi in lingue
Marwa Mahmoud ha trent'anni, è nata ad Alessandria d'Egitto e ha vissuto in Italia sin da piccola, laureandosi in lingue e culture arabe all'università di Bologna. Dal 2009 lavora a Reggio Emilia con l'associazione Mondinsieme come responsabile dell'offerta educativa interculturale e dei rapporti con le scuole. La sua prima esperienza di discriminazione, sulla propria pelle, l'ha vissuta pochi giorni fa, alla fine di agosto, quando con la sua amica Rania Abdellatif è andata al Fit Village di Reggio Emilia. Voleva iscriversi in palestra usufruendo di un'offerta (10 euro per il mese di settembre), ma si è vista rifiutare l'accesso causa esaurimento dei posti disponibili. La stessa inscrizione era stata però garantita il giorno stesso e quello successivo a due sue amiche, con cognomi italiani, che erano andate a farne domanda. "Mi dispiace se si sono sentite offese - ha affermato scusandosi dell'accaduto Ivana Guidetti, titolare dela Fit Village - ma è stato solo un problema tecnico; sono arrivate in un momento di scollegamento di comunicazione". Dopo questo caso l'assessore alla coesione sociale di Reggio Emilia Franco Corradini ha deciso di convocare un incontro straordinario della rete regionale contro le discriminazioni, invitando i rappresentanti di istituzioni e organizzazioni sportive oltre a Marwa e Rania. "Saremo presenti all'incontro, al quale interverrà anche la nostra avvocata, anche per capire che posizione potrà prendere il tavolo rispetto a quanto avvenuto. Intanto - afferma Marwa, che abbiamo contattato telefonicamente - stiamo ancora valutando tutti i vari percorsi che potremmo intraprendere".

Le scuse da parte dei titolari e le loro giustificazioni quindi non vi convincono?
"Direi proprio di no".

Lei e la sua amica Rania siete state oggetto di un caso di discriminazione, in ambito sportivo peraltro, proprio a Reggio Emilia, città nota per le molte iniziative di inclusione attraverso l'attività motoria.
"Infatti proprio con la Uisp, come Mondinsieme, abbiamo realizzato nel parco Baden Powell, adiacente alla nostra sede, diverse edizioni del progetto 'Sport e intercultura', in cui un istruttore teneva corsi di ginnastica dolce aperti a tutti associati ad attività votate all'integrazione come la scoperta di musiche dal mondo o laboratori di hennè. Da dieci anni poi portiamo avanti il torneo 'Due calci al razzismo', sempre con la Uisp di Reggio e con la Polisportiva Zelig. Per non parlare poi dei Mondali Antirazzisti".

Di fronte a quanto accaduto, si sentirebbe di parlare di una regressione sul suo territorio, di una recrudescenza di casi di razzismo?
"Io mi sentirei di isolarlo, come fenomeno, che è avvenuto peraltro all'interno di una società privata. Non è questa l'impostazione invece di tutte le associazioni che sul territorio lavorano con il pubblico. Certo ne vedo gli aspetti negativi per noi che, entrambe italiane, a Reggio da trent'anni, per la prima volta abbiamo vissuto sulla pelle cos'è la discriminazione. Ma Reggio è un'isola felice, una città che si è spesa molto per l'inclusione".

Crede che i casi di razzismo a livello nazionale possano influenzare negativamente questa "isola"?
"Per quello che noi viviamo nelle scuole, nella realtà di tutti i giorni, direi di no. Non qui almeno. Da operatori interessati guardiamo però con preoccupazione ai casi che stanno aumentando, che sono indice della presenza di forme di xenofobia, che altrove possono portare anche a eventi più piccoli. È presente un sentimento xenofobo, fatto di parole non dette, di manifestazioni un po' serpeggianti. Per questo le amministrazioni locali devono promuovere politiche per tutti che siano contro le discriminazioni". (di Vittorio Martone, Redazione Uisp Emilia Romagna