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Val di Susa: valorizzare il territorio con lo sportpertutti

Tav e Val di Susa sono diventate quasi una cosa sola. La cronaca di questi giorni ha portato alla ribalta le ragioni di un movimento molto variegato al proprio interno ma fermissimo nel dire no all'alta velocità in Valle. Un movimento nato oltre quindici anni fa in questa piccola porzione di Piemonte, a nord ovest di Torino, quasi al confine con la Francia, oggi diventato movimento nazionale. Qual è la situazione? Come si pone l'associazionismo sportivo? Lo abbiamo chiesto a Teodoro De Angelis, presidente del Comitato Uisp Valle Susa: "La questione è controversa e complessa. Per comprendere davvero le ragioni del movimento No Tav occorre misurarsi con questioni ambientali, storiche, culturali e sociali. L'aspetto paradossale è che soltanto l'acuirsi della protesta e della tensione ha consentito al movimento di farsi sentire dalle istituzioni e dall'opinione pubblica nazionale. Le richieste del movimento sono tutt'altro che ideologiche".

Puoi ricostruirci brevemente la vicenda?
"La vicenda, come è noto, si trascina da molti anni. Il movimento no Tav è nato nella metà degli anni '90 per evitare che si desse seguito alla costruzione di quest'opera. All'epoca il progetto prevedeva il collegamento tra Lisbona e Kiev. Molte cose sono cambiate nel frattempo, sia ad est, sia ad ovest. Il piano è stato rivisto più volte dagli stati interessati e modificato per varie ragioni nel corso degli anni. Oggi ciò che rimane in piedi del progetto originario è il tratto da Torino a Lione. Non mi sembra più una dorsale così strategica per il futuro dell'Europa".

Perché è così importante la variabile ambientale?
"Perché c'è un aspetto determinante da considerare, ovvero la conformazione particolare della Valle di Susa, lunga e stretta, già attraversata da una ferrovia e da un'autostrada, da Torino al Freyus. Per costruire la ferrovia veloce occorrerebbe aprire un cantiere per i prossimi venti ani, un peso insopportabile per la Valle e i suoi abitanti. Oggi il territorio è praticamente militarizzato. La questione ambientale diventa molto importante, il costo è altissimo".

Ci sono alternative?
"La Tav non è un'opera determinante per l'economia della zona e neppure per l'Italia. Lo hanno dimostrato non solo i valsusini con le manifestazioni ma soprattutto le perizie tecniche e gli studi condotti da geologi, economisti e ricercatori di molte Università italiane. Il volume commerciale che transita in Valle di Susa oggi copre soltanto il 30% dell'intero potenziale dell’attuale linea ferroviaria. Secondo noi la strada dovrebbe essere quella di potenziare il trasporto ferroviario regionale e di adeguare le attuali linee. Questo potrebbe permettere davvero una ripresa dell'economia e nuovo sviluppo".

Qual è la posizione dell'associazionismo di fronte alla protesta No Tav?
"La stragrande maggioranza degli abitanti della Valle è contraria alla Tav ed è favorevole ad un ammodernamento delle infrastrutture già esistenti. Il movimento No tav è molto popolare e radicato. C'è una condanna degli atti di violenza, sebbene ci sia una prevalente posizione nettamente contraria ala costruzione della Tav. Non capiamo perché il governo Monti, che ha già azzerato grandi opere insensate come il Ponte sullo stretto e le Olimpiadi di Roma, continui a non capire come stanno le cose qui da noi. Come Comitato territoriale Uisp, insieme ad altre associazioni e all'Arci, abbiamo più volte manifestato solidarietà al movimento no Tav".

Qual è il contributo che può dare lo sportpertutti alle ragioni del movimento no Tav?
"Il contributo più importante è in termini culturali. Dobbiamo portare avanti le tematiche che ci sono care da sempre, legate all'ambiente, al turismo sostenibile, al territorio. Possiamo farlo proprio mettendo al centro della nostra azione la pratica motoria e lo sport. Valorizzare, ad esempio, le camminate in montagna, l'escursionismo come spostamento, il recupero delle tradizioni e delle culture transfrontaliere. Ripercorrendo, ad esempio, così come abbiamo fatto lo scorso anno, il cammino del Glorioso Rimpatrio dei Valdesi avvenuto nel 1689, partendo dalla Svizzera attraverso la Francia. Lo stesso vale per i percorsi della via Francigena. Il nostro compito è questo: far conoscere e valorizzare la Valle, trovare strade nuove di sviluppo anche economico, creare collegamenti e scambi culturali tra le minoranze, valorizzandone le caratteristiche, in Val di Susa così come in Val Chisone, Val Germanasca e Val Pellice. Attraverso la nostra specificità sportiva possiamo inventare un futuro per la Val di Susa, per valorizzare la bellezza del territorio e salvaguardarne l’ambiente”.