Settore di Attività Nazionale

Giochi - Scacchi

Scacchi Speciali per Bambini Piccoli

Dalla prima pagina della Postfazione
 
L’importanza dell'introduzione precoce degli scacchi nelle scuole dell’infanzia e
primaria attraverso la psicomotricità su scacchiera gigante e l’interdisciplinarità
scacchistica
di Giuseppe Sgrò
 
L'introduzione precoce degli scacchi nelle scuole dell’infanzia e primaria attraverso la psicomotricità scacchistica e linterdisciplinaritàscacchistica, sono importanti per ragioni già dimostrate che, di seguito, sintetizzo (Fucci et al., 2010; Miletto et al. 2005; Miletto et al., 2009; Sgrò, 2012; Sgrò, Trinchero 2012;Trinchero, 2012a, 2012b). Dai 3 ai 7 anni attraverso la psicomotricità scacchistica (fino alla seconda classe della Scuola Primaria), nel momento di massima plasticità cerebrale del minore (Moro, Filippi, 2009; Denes,2016), si può fare prevenzione ai disturbi dell’apprendimento (Zanobini, Usai, 2012) ai BES-Bisogni
educativi speciali e all’aggressività tra pari (bullismo) (Miletto et al, 2010). In progressione, dagli 8 anniattraverso l’interdisciplinarità scacchistica (dal terzo anno della Scuola Primaria), oltre a proseguire nella sciagià tracciata, si realizza un nuovo percorso di mediazione-potenziamento cognitivo (Feuerstein et al.,1995; Feuerstein et al., 2008) e si inizia la pratica del gioco degli scacchi a tavolino, con la quale il minore sperimenta - ad ogni mossa - l’esperienza di dover risolvere un problema (problem solving), di dover prendere una decisione (decision making), di doversi assumere la responsabilità della scelta e dell’azione, e di dover gestire managerialmente le risorse scarse che gli vengono assegnate (tempo, pezzi, spazio- scacchiera, risorse mentali) per provare a raggiungere l’obiettivo di vincere (o di non perdere pareggiando).
Inoltre, mentre gioca a scacchi, il minore si abitua afar fronte allo stress e all’aggressività manifesta e latente, ritualizzandola socialmente e sublimandola (Sgrò, 2009), mentre tenta di comprendere il pensiero, le emozioni e i piani dell’altro (Teoria della Mente) (Allen, Fonagy, 2008; Fonagy et al., 2002), e si educa al rispetto delle regole e dell’altro senza puntare all’agonismo. In sintesi: stabilite le regole inviolabili degli scacchi, giocando emergono, e si sviluppano, la pianificazione, la strategia, la tattica, la tecnica e la
sollecitazione delle principali funzioni mentali (percezione, attenzione, pensiero, memoria), che sono gli elementi caratterizzanti questo percorso educativo in contesto scacchistico. Ciò favorisce crescite sane con lo sviluppo di una buona Teoria della Mente e il progresso sociale del minore e del gruppo (Fucci et al., 2010; Miletto et al. 2005; Miletto et al., 2009). Inoltre, attingendo dal metodo Feuerstein della mediazione-potenziamento cognitivo (Feuerstein et al., 1995; Feuerstein et al., 2008), ci si allea con le diverse intelligenze del minore (Gardner, 1993; Nobile 1994; Goleman, 1995), con ricadute positive per lo sviluppo
della sua intelligenza classica (matematico-linguistica tanto richiesta dalla scuola).
Quindi, stiamo parlando di progetti che, prima che sul gioco degli scacchi (che sono solo un mezzo, potentissimo, ma solo un mezzo!), sono basati sul contesto scacchistico (non solo il gioco a tavolino, ma tutto ciò che è metascacchistico e interdisciplinare) e fondati soprattutto sulla relazione con il minore e sulla competenza relazionale dell’educatore-istruttore a utilizzare il contesto scacchistico (Blandino, 1996).
E badate bene,nessun altro percorso educativo-sportivo potrà mai fare tutto questo allo stesso modo (Tribuiani, 2006, 2015; Sgrò, 2012)