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Si chiude CoESport, il progetto Uisp che ha accorciato le distanze

La chiusura ufficiale è fissata al 30 giugno, dopo aver coinvolto 1.200 tra bambine e ragazzi tra i 5 e i 16 anni, con attività multisport gratuite

 

Quando è partito, nel settembre scorso, CoESport si è posto una sfida tanto chiara quanto ambiziosa: portare lo sport dove di solito non arriva. In quei territori in cui le palestre scolastiche sono poche o inagibili, dove i costi delle iscrizioni sono un ostacolo reale, dove le famiglie hanno altre priorità, spesso legate alla fatica del presente. Dove, come confermano i dati dell’Osservatorio Con i Bambiniun minore su cinque non pratica alcuna attività fisica, e solo il 40% dei bambini provenienti da famiglie in difficoltà economica riesce a fare sport fuori dalla scuola.

Oggi, con la chiusura ufficiale fissata al 30 giugno, il progetto – promosso da Uisp e finanziato da Sport e Salute S.p.A. – lascia un segno tangibile in 40 territori italiani. Ha coinvolto oltre 1.200 tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi tra i 5 e i 16 anni, proponendo attività multisport gratuite in contesti educativi, scolastici e di quartiere. Ma soprattutto, ha dimostrato che lo sport può diventare un linguaggio accessibile, trasformativo, capace di costruire relazioni e cambiare la geografia delle opportunità.

In molte città, e per molti partecipanti, è stato il primo vero contatto con un'attività sportiva continuativa. In una palestra scolastica, nel cuore di un quartiere popolare, come accaduto a Parma, bambini e bambine sono rimaste il pomeriggio dopo la campanella per imparare a correre, saltare, giocare insieme. Non per diventare atleti, ma per scoprire che lo sport può essere uno spazio in cui stare bene, conoscersi, imparare. In una sala comunale del nord Italia, a Bolzano, alcuni bambini hanno imparato le basi degli scacchi, tra risate e concentrazione, trasformando un gioco considerato “da grandi” in un esercizio di pazienza e relazione. Anche lì, per molti e molte, era la prima volta. Anche lì, la partecipazione è cresciuta giorno dopo giorno grazie al passaparola.

Dove mancavano campi sportivi o reti familiari consolidate, CoESport ha saputo costruire relazioni nuove. Tecnici sportivi e operatori educativi hanno lavorato fianco a fianco con scuole, associazioni e realtà del territorio per disegnare percorsi adatti a ciascun contesto. In periferie urbane dove la distanza non è solo geografica, ma culturale ed economica, è bastata un’attività di basket settimanale – come quella portata avanti a Genova da Futura Genova ASD – per creare nuovi legami, tra i ragazzi e con gli adulti. E quando poi il progetto è uscito dai confini della palestra ed è arrivato al Porto Antico, in una giornata di basket aperta a tutti, si è capito che il gioco può diventare anche presidio e incontro.

In un piccolo comune montano, due giornate di festa all’aperto hanno riunito famiglie, istituzioni, forze dell’ordine e associazioni locali: è successo a Pignola, in provincia di Potenza, dove i bambini coinvolti nel progetto hanno perfino ideato un flash-mob finale, restituendo con il corpo e con l’entusiasmo la gratitudine di un anno passato insieme. Anche in quel caso, la collaborazione con l’amministrazione e le realtà locali ha trasformato una festa in un atto collettivo.

Queste sono solo alcune delle tante esperienze che hanno contribuito a creare questa bella storia. Ogni territorio ha risposto con i propri mezzi e secondo le proprie esigenze, ma l’orizzonte è rimasto comunerendere lo sport un diritto esigibile, non un lusso. E l’educazione motoria – spesso sottovalutata – una parte viva del percorso di crescita. Lì dove sono mancati spazi, CoESport ha occupato quelli disponibili. Lì dove sono mancati mezzi, ha messo a disposizione competenze e reti.

Il progetto ora si chiude, ma il bisogno che lo ha generato non si spegne. Resta il desiderio, condiviso da molti Comitati e realtà coinvolte, di dare continuità a ciò che è nato in questi mesi. Resta il valore dell’esperienza, l’energia di chi ha partecipato, e una convinzione rafforzata: che lo sport, se accessibile, gratuito e ben guidato, non solo migliora il benessere di bambini e bambine, ma rafforza anche la comunità che lo circonda. (Lorenzo Boffa)