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Uisp Lazio: accolto il ricorso per Monterotondo

Torniamo sulla vicenda della piscina di Monterotondo perché il Tar del Lazio, con sentenza del 16 febbraio 2012, accoglie il ricorso presentato dall'Uisp e dispone l’annullamento del “disciplinare di gara” che prevedeva, tra i requisiti, l’affiliazione alla Fin. “Siamo molto soddisfatti di questo pronunciamento del Tar del Lazio che, nei fatti, chiede al Comune di Monterotondo di bandire una nuova gara, con regole diverse”, dice Natalino Nocera, commissario Uisp Lazio. Nel suo ricorso l’Uisp partiva proprio da un difetto formale: “Quel bando non ci convince nel metodo e nel merito – diceva Nocera nel dicembre 2011, intervistato da Uispress – viene meno un principio base di ogni bando pubblico: la pari dignità tra i possibili assegnatari. In molte clausole l’Uisp Monterodondo risulta infatti essere penalizzata e discriminata. Si parla della necessità dell’affiliazione alla Fin quando si sa bene che un Ente di promozione sportiva non è nelle condizioni di poterlo fare”.

Questo aspetto ha fatto da perno al ricorso al Tar avanzato dall’Uisp, che metteva in luce anche un altro aspetto di sostanza: “Gli operatori impegnati attualmente nella piscina, circa una settantina – era sempre Nocera a parlare - sono qualificati da una formazione di qualità che tiene in grande evidenza gli elementi sociali dell’attività natatoria, gli aspetti di salute e benessere che contraddistinguono la missione sociale Uisp. Non a caso si privilegiano le attività sociali, per i bambini e per gli anziani. Invece il bando che fa? Tutto il contrario”.

L’Uisp di Monterotondo, sostenuta nel ricorso anche dall’Uisp nazionale, auspica che questa sentenza possa aiutare a riequilibrare l’assegnazione degli spazi nelle piscine e negli impianti pubblici. “Oggi, molto spesso, vengono privilegiate le società il cui fine è unicamente agonistico - commenta Nocera - Chi fa sportpertutti viene discriminato: ci auguriamo che questa tendenza venga ribaltata. Per noi, come è noto, conta soprattutto la salute, la socialità, l’inclusione. L’agonismo è uno strumento, non il fine. Con questa sentenza del Tar viene attribuita pari dignità allo sport sociale e per tutti rispetto a presunti meriti olimpici. Una considerazione finale: tutta la vicenda nasce da un vizio di forma che diventa vizio di sostanza. Ovvero: il bando è stato calato dall'alto senza il coinvolgimento delle associazioni sportive del territorio”.