Anche il Uisp Comitato Territoriale Bra-Cuneo propone un progetto per la promozione dello sport al femminile
L'idea trae spunto dalla storia dell'esperienza torinese.
Nella primavera del 2007, Uisp Torino promuove un progetto dal titolo “Lo Sport quotidiano delle donne”.
L’obiettivo era offrire spazi per la pratica sportiva dedicati e attenti alle diverse esigenze e ai tempi di donne di tutte le età e di diverse culture.
In quel periodo un gruppo di ragazze del Marocco chiese all’Assessora alle pari opportunità del Città di Torino, Ilda Curti, uno spazio riservato per praticare nuoto. L’Assessora, che conosceva il nostro progetto, ci convocò.
Insieme spiegammo alle ragazze che potevano unirsi alle tante altre donne coinvolte nelle nostre attività e in quelle della piscina femminile.
In questi 17 anni in quella piscina sono passate tante donne con precetti religiosi diversi, egiziane e marocchine che portavano il velo per scelta religiosa, ma anche donne iraniane senza velo, che nel loro paese è imposto dallo Stato, studentesse universitarie, professioniste con incarichi importanti, donne impegnate contro il patriarcato e nella difesa e affermazione dei diritti delle donne.
Con loro, un gruppo di donne siriane arrivate dal corridoio umanitario tramite la chiesa valdese, un’associazione che si occupa della tratta delle donne nigeriane, le quali hanno frequentato i corsi di nuoto con la loro psicologa, diverse donne operate al seno, un’associazione che ha accompagnato donne somale occupate come badanti, affette da gravi problemi alla schiena per le quali il nuoto era consigliato dai medici.
In diversi e altri casi abbiamo riscontrato che proprio lo sport è un primo passo per uscire di casa: stare con altre donne e imparare a nuotare, in questo caso.
Molte di loro negli anni sono cambiate, alcune adesso frequentano i corsi misti con i loro costumi e il velo, altre non lo portano più e combattono contro la sua imposizione là dove è ancora esistente.
Molte ragazze hanno iniziato a frequentare la piscina da bambine con le loro mamme e, diventate grandi, hanno deciso di indossare il velo, altre no e vivono in famiglie in cui esiste la libertà di scegliere. La piscina femminile è un luogo per le donne dove si discute, ci si confronta, si parla di diritti e di lotta al patriarcato.
Durante la pandemia una donna ha usato la chat della piscina per chiedere aiuto: era chiusa in casa con un uomo violento.
Le mamme arrivano con i bambini e con loro vengono anche le nonne, tante di tanti paesi e anche alcune suore italiane.
Si pratica l'INTERAZIONE ogni domenica dalle 9.00 alle 12.30.
A Torino abbiamo incontrato altri comitati Uisp impegnati a promuovere le piscine al femminile per confrontarci, formare istruttrici capaci di relazionarsi con culture ed esigenze diverse, senza tralasciare l’aspetto tecnico e la qualità dell’insegnamento. "
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Patrizia Alfano
Presidente regionale Uisp Piemonte APS
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"La piscina delle donne è stata dichiarata Buona pratica all'interno della Carta Europea dei Diritti delle Donne nello Sport e in vari altri progetti europei fatti in collaborazione con associazioni che lavorano nel campo del rispetto dei diritti delle donne, associazioni sportive ed enti locali ed europei. Recentemente, nel 2024, all'interno del progetto Sentry Sport (https://www.sentrysport.org/.../SENTRY_bestpractises_03.pdf) è stato validato come progetto di successo e presentato ad un congresso internazionale a Saint Denis (una delle sedi dei Giochi Olimpici e Paralimpici). Questa metodologia non vuole esser ghettizzante, né tanto meno escludente, ma vuole essere un luogo in cui ogni donna si senta a proprio agio, donne con storie personali di violenza fisica e psicologica, donne con problemi di disturbi alimentari, donne con disabilità e anche donne con fedi religiose differenziate o con culture di origine diverse. Come UISP ci siamo sempre battuti per dare alle donne (a tutte le donne) pari opportunità nel mondo dello sport, ma dobbiamo farlo anche nel rispetto che si deve a culture, sensibilità personale e fedi religiose differenti, come sancito anche nella nostra costituzione" (Daniela Conti, responsabile politiche per l'interculturalità e la cooperazione"