Comitato Regionale

Toscana

Relazione del presidente - Comitato UISP Valdicecina

Relazione del Presidente uscente Rosignano Marittimo, 19 gennaio 2013
Prima di cominciare questa relazione con la quale porto a tutti voi il riassunto di questi quattro anni vorrei ringraziarvi per la vostra presenza e per quella che sarà la vostra partecipazione al dibattito. Ma vorrei ringraziarvi anche per ciò che grazie a tutti voi, alle vostre Associazioni siamo stati in grado di realizzare in questo quadriennio. 
Arriviamo alla fine di un periodo bello e difficile; bello perché pur in mezzo a molte difficoltà le associazioni sportive hanno continuato a confermarci la loro fiducia ed il comitato ha ampliato il proprio spettro di attività sul territorio. Questo è particolarmente vero per quelle rivolte ai bambini in età scolare e portate avanti nelle scuole ed in quelle rivolte alla popolazione più in la con gli anni. Ma è stato anche un quadriennio difficile perché caratterizzato da forti difficoltà economiche del tutto generalizzate, che hanno messo alla prova il nostro paese e che nel nostro specifico avrebbero potuto portare ad una contrazione spontanea del numero dei praticanti le attività sportive.
Questo non è accaduto e se ciò è indubbio merito della forza della domanda di pratica sportiva e di attività motoria (domande ampiamente diffuse nella nostra zona), devo anche dire grazie al fatto che tutto il Comitato, attraverso i suoi dirigenti, ha saputo affrontare con coraggio le difficoltà che man mano sono emerse, ha saputo coalizzare le sue forze – sempre mai troppo abbondanti – ed è riuscito a reggere l’urto derivante dal generalizzato contenimento delle spese che ha coinvolto le famiglie ed il tessuto produttivo della nostra zona.
Questa necessità stringente ha portato a scelte forse anche pesanti per la Associazione dal punto di vista di immagine ma dall’altro lato abbiamo cercato di riorganizzare la attività, magari abbandonandola là dove era divenuta insostenibile, aggregando i soci ed indirizzandoli in capo a nostre associazioni UISP in grado di gestire adeguatamente il flusso di richieste e cercando così di contenere il numero degli abbandoni. Posso dire che ritengo raggiunto questo obiettivo.
Questo quadriennio ha poi visto il consolidamento strutturale del Comitato. Con il progressivo infoltimento della legislazione fiscale ed il crescente numero di adempimenti da effettuare il comitato si è dato una organizzazione puntuale e rigorosa dal punto di vista amministrativo. I bilanci vengono redatti per competenza e secondo le correnti norme ragionieristiche in aderenza ai principi contabili di ordine generale ed in coerenza con le richieste degli uffici amministrativi della UISP Toscana. L’ultimo bilancio consuntivo, recentemente approvato, ha posto il sigillo ad una gestione oculata, non deficitaria ma soprattutto senza alcuna partita in sospeso.
E ciò avviene nonostante che il Comitato stia ancora percorrendo la onerosa via di uscita da un contenzioso ormai risolto e che ha preso origine proprio dal fatto che le conoscenze necessarie per l’amministrazione di un comitato non si possono ottenere con semplicità né possono essere patrimonio di amministratori improvvisati. Abbiamo imparato la lezione ma la via di uscita ci obbligherà ancora per un po’ ad una sempre maggiore oculatezza nelle scelte.
Del buon ordine amministrativo così raggiunto si tratta di un traguardo del quale andare orgogliosi, il cui raggiungimento ci pone all’avanguardia in tutta la regione per competenza ed affidabilità ed il bagaglio di conoscenze ormai accumulato ci consente inoltre di poter fungere da “sportello informativo” per le nostre associazioni sportive, che trovano presso la sede di vicolo degli aranci le risposte a questioni basilari sulla gestione delle associazioni, atte a consentire loro di non fuoriuscire dall’alveo della legalità.
Questo stimolo al percorso di crescita delle associazioni dovrà rimanere attivo per tutto il periodo che ci prepariamo a gestire ed anzi, con il lavoro del nuovo Consiglio Direttivo dovrà a rafforzarsi ulteriormente. 
Quattro anni fa, all’inizio del nostro ultimo congresso, nella relazione del presidente uscente avevo fatto presente a tutti i delegati quelli che erano i miei auspici per il quadriennio che ora andiamo a chiudere e questi erano particolarmente rivolti alla capacità che avremmo dovuto sviluppare, all’interno del Comitato, di costituire un polo di attrazione, o meglio ancora di opportunità, per i giovani del nostro territorio. Eravamo allora all’inizio del periodo di crisi economica nel quale siamo tuttora immersi ma i fatti a quel momento non lasciavano presagire
più di tanto la gravità della situazione in atto né tanto meno le sue conseguenze.
La evoluzione della realtà come sappiamo è stata piuttosto amara; in tutto il nostro paese i posti di lavoro persi o precarizzati non si contano più, l’accesso al mondo del lavoro per i giovani è sempre più precluso da una richiesta scarsa e dal prolungamento dell’età pensionabile dei lavoratori; il carico economico sulle famiglie per le sole necessità si è accresciuto notevolmente e le disponibilità familiari di tempo e denaro si sono contratte in modo preoccupante, riaffacciando per molti lo spettro di difficoltà economiche – ma non solo tali – che sarebbe stato impensabile per molti di noi solo pochi anni addietro. 
Su tutto questo stato di cose le analisi sono state condotte a tutti i livelli, dagli economisti dei templi della finanza statunitense ed europea ai giornalisti nostrani dei settimanali di gossip, dai predicatori televisivi dei talk show del digitale terrestre agli statisti improvvisati con la preoccupazione primaria dell’esosità del fisco; da ognuno di questi personaggi così diversi è emersa una verità comune e sotto gli occhi di tutti noi: la situazione attuale di difficoltà è figlia del grande processo di globalizzazione dell’economia che porta a spostare risorse e forza lavoro non più tra regioni ma tra stati, e neppure troppo vicini tra loro.
L’est europeo e l’asia sono diventati i luoghi di produzione di beni più “a buon mercato”, i manager delle multinazionali con sede in Italia, ma anche alcune nostre italianissime aziende, hanno visto al volo i vantaggi di rinunciare alla costosa forza-lavoro italiana e di delocalizzare altrove le loro produzioni. In questo modo hanno creato lavoro lontano da qui e lasciato dietro di sé, qui tra noi, disoccupazione e, nei casi migliori, opportunità di lavori precari e mal retribuiti, sfiducia dei giovani nel futuro del nostro sistema produttivo e – ciò che è più grave ormai – una diffusa rassegnazione. 
Ed è soprattutto la cosiddetta new economy basata sulle opportunità di lavoro che offre il mondo di Internet, che altrove si dimostra in grado di produrre ricchezza e che dovrebbe trovare qui tra noi un terreno fertile, che fatica non poco a farsi spazio perché per mettere in piedi queste opportunità sono sì necessarie idee brillanti (che non mancano alla nostra italica creatività) ma anche un grado di preparazione personale assai elevato e specifico che il nostro sistema attuale di istruzione non è in grado di fornire diffusamente. 
Molto ci sarebbe da dire proprio sul tema della qualità del nostro sistema formativo ma non è questo argomento da affrontare in questa sede. Sia sufficiente prendere atto dello stato delle cose che vede oggi una dispersione enorme ed assurda delle potenzialità delle forze giovanili, dispersione alla quale è doveroso trovare un contenimento.
E tutto questo ha una relazione con il motivo per cui noi oggi siamo qui? Penso proprio di si. Ho provato solo a riepilogare ciò che stiamo sperimentando ma le ricadute di tutto ciò che sta avvenendo adesso, in questo periodo così difficile, coinvolgono la nostra associazione e neppure tanto marginalmente. La UISP, proprio perché associazione che per statuto “forma alla condivisione delle scelte in un contesto comunitario che educhi ai principi di partecipazione, corresponsabilità, non violenza e sostenibilità” sente profondamente le difficoltà attuali, la loro difficile sostenibilità e vuole operare per contrastarle cercando di creare per i suoi soci e per il mondo sportivo con il quale interagisce le opportunità che le sono consentite dai suoi scopi statutari con i mezzi che ha a disposizione.
E guardando dentro il nostro mondo sportivo, come si riverbera la situazione attuale sui nostri soci individuali e collettivi?
Prendiamo il mondo delle associazioni sportive e analizziamo la nostra realtà della Valdicecina. Al nostro comitato afferiscono circa una cinquantina di associazioni, anche se il numero di quelle che con noi fanno attività è di molto superiore. Di queste molte sono associazioni che svolgono esclusivamente una attività istituzionale sorretta dal contributo dei soci, fatta di allenamenti, gare, trasferte, una attività per la quale al Comitato viene richiesto praticamente solo un ausilio assicurativo nella forma del tesseramento che consenta una minima salvaguardia del tesserato o della Associazione nel caso di responsabilità civile verso terzi.
Altre associazioni invece hanno più soci ed una struttura più organizzata, non svolgono solo attività sportiva ma anche quella di reperimento delle risorse – magari tramite sponsorizzazioni o gestione diretta di impianti sportivi – attività che sottintendono la necessità di avere un minimo apparato amministrativo, piccolo ma efficiente; altre invece sono in grado di svolgere a pieno una attività commerciale che ne assicura il sostentamento, ma che si porta dietro tutta la necessità di una organizzazione amministrativa ed organizzativa che una simile scelta richiede.
Bene, su tutte queste realtà, così diverse, si abbatte indistintamente questo periodo di crisi; se per le associazioni piccole le difficoltà hanno il nome di costi per il noleggio degli impianti o per l’organizzazione dei corsi, per le trasferte o per l’acquisto dell’abbigliamento necessario alla pratica sportiva, per quelle “con le spalle più robuste” le difficoltà hanno nomi diversi e si chiamano oneri gestionali, oneri organizzativi, rispetto di adempimenti normativi e fiscali sempre più numerosi e stringenti, responsabilità personali e patrimoniali sempre più rilevanti.
In queste condizioni il Comitato Territoriale oltre a svolgere la sua funzione di coordinamento delle attività verso le sue associazioni può diventare un vero e proprio centro di servizi, e non solo del tipo “sportello informativo” quale quello a cui ho prima accennato! 
La nostra è una realtà che ancora risente di una geografia che ha favorito la nascita di piccole comunità al massimo di circa 30.000 persone e quindi ancora “a misura d’uomo” con una organizzazione che può ancora contare sul valore forte della semplicità e della comunicazione diretta. Ma con il crescere delle necessità legate comunque ad un progressivo innalzamento degli standard di vita ed alle tutele di quelli attuali anche la soddisfazione della pratica sportiva avrà necessità di trovare risposte nuove e più adeguate alle sue prossime necessità. E se le nostre associazioni trovassero in zona queste risposte? E magari a prezzi più contenuti?
E magari in un singolo luogo quale il Comitato UISP locale?
Credo che se parlassi di opportunità per ottemperare all’obbligo delle visite medicosportive affronterei un argomento sul quale tutti noi siamo assai sensibili; ed un centroservizi potrebbe rispondere a questa necessità ed anche ad altre, se vi fosse la richiesta delle associazioni. Non potrebbe essere questa una sfida da affrontare nei prossimi anni? In altre zone della Toscana il Comitato UISP è già anche questo; ce l’abbiamo noi qui in Valdicecina la voglia e la forza per metter su una organizzazione simile? Ai nostri prossimi dirigenti dovremo chiedere anche questo.
Dobbiamo poi prendere atto che non è più possibile poter fare pieno affidamento sulla disponibilità degli Enti Locali a stringere rapporti collaborativi per porre in essere politiche di gestioni impiantistiche dal sicuro ritorno economico! Quel tempo è finito ed anche alle nostre associazioni è richiesta la capacità di sapersi misurare con procedure di gare, con la determinazione delle offerte, con il rispetto dei contratti di lavoro e delle normative sulla sicurezza. Misurarsi, in una parola con la crescita del ruolo della singola associazione sportiva oggi nella società e con la consapevolezza che l’assunzione di tale ruolo comporta. E il Comitato 
UISP deve essere lì a fare da prezioso supporto alle sue associazioni.
E per il prossimo quadriennio ci sarà quindi la necessità di rivalutare e migliorare la organizzazione del comitato per favorirne il lavoro. Questi quattro anni appena trascorsi sono stati caratterizzati da un lavoro intenso in talune aree di attività, lavoro inteso soprattutto dal punto di vista tecnico – si pensi alla organizzazione dell’intera attività del calcio, che chiude i battenti praticamente solo nella seconda quindicina di agosto o ai corsi di attività fisica adattata per gli anziani, che quest’anno sono stati sempre attivi, anche nel periodo estivo, nella pineta demaniale – mentre per altre si è avuta una chiusura totale dirottando la a attività vantaggio delle nostre associazioni – sono state chiuse le attività realizzate “in proprio” della danza e del nuoto e dell’acquaticità per i neonati, autentica specialità DOC della UISP, che ci è unanimemente riconosciuta e che va sotto il nome di “attività primi passi”.
Altre attività invece hanno visto il loro consolidamento, la realizzazione dei campi estivi per bambini, l’attività estiva del gruppo volontari del Salvamento che dopo un venticinquennio di attività portata avanti da Mario Mori ha visto proprio Mario proporre un proprio pupillo come Marco Simoncini quale continuatore della sua opera. E Marco ha saputo cogliere l’opportunità che gli è stata fornita ed ha provveduto a dare una diversa organizzazione al settore corredandolo anche di dotazioni strutturali che risulteranno preziose per i prossimi anni.
E se dal punto di vista tecnico ogni dirigente ha assolto in pieno il suo compito non tutti sono riusciti a spogliarsi del ruolo ricoperto in altra parte della associazione. Il dirigente del Comitato non indossa maglie di alcun colore; egli è solo un dirigente sportivo tenuto a fare e difendere gli interessi del Comitato, e deve avere la consapevolezza che fare ciò implica fare e difendere gli interessi di tutte le associazioni che ad esso sono affiliate. Ed è quando realizza tutto questo che emerge la sua capacità dirigenziale, quella che lo porta a creare in tutta la zona della Valdicecina le condizioni per la messa in atto delle attività sportive Personalmente mi ritengo comunque soddisfatto di tutto ciò che il Consiglio uscente ha realizzato, delle attività che sono state poste in essere in questo quadriennio. E ciò mi conforta perché l’attività sportiva è lo strumento forte che la UISP fa proprio per la realizzazione delle sue finalità. La UISP non è solo attività; essa persegue la promozione della cultura dei diritti e della solidarietà, della cultura dell’ambiente; la promozione della funzione educativa dello sport e dei suoi valori contro ogni forma di sfruttamento e di alienazione. 
E’ questa l’area dello sport a fini sociali, lo sportpertutti , quella forma di sport che ci caratterizza dal 1948, quello che si scrive come una sola parola e che si realizza lontano dagli impianti sportivi, nelle scuole, nelle piazze, tra la gente, con strutture di poche pretese, con le regole a misura del partecipante e soprattutto all’insegna del motto UISP “nessuno escluso”. E’ la forma sport che ci ha reso famosi e che ci permette di presentarci ad interlocutori istituzionali ed ai semplici cittadini come un’Associazione con oltre un milione e duecentomila associati!
Lo sport UISP e uno sport fatto per includere là dove ce ne sia la necessità; ed in questi ultimi decenni, in cui abbiamo sperimentato anche nelle nostre città la potenza dei flussi migratori provenienti dall’africa e dall’est europeo, lo sportpertutti della UISP si è guadagnato a pieno il diritto di essere considerato uno strumento-principe per la realizzazione delle politiche di inclusione sociale dei nuovi, futuri cittadini d’Italia.
Questo ritengo che sia il nostro prossimo compito; e dovremo realizzarlo come Comitato e tramite le nostre associazioni, dando loro l’opportunità di mettere in pratica le nostre finalità statutarie, quelle per le quali oggi mi sento orgoglioso ed onorato di essere qui tra voi a raccontarvi come ho inteso rappresentare per Voi questa associazione in questi quattro anni appena conclusi.
E sento di averlo fatto con spirito volontario e con la consapevolezza di aver dato a tutti i soci la considerazione, la disponibilità ed il rispetto al quale hanno diritto e che UISP impone di offrire; e lo impone perché UISP ha acquisito ormai una immagine che ha assoluto bisogno di tutela. UISP oggi è un interlocutore delle istituzioni a tutti i livelli, siede ai tavoli di rappresentanza del CONI e di istituzioni sportive europee, è interlocutore del Ministero della Sanità attraverso i suoi progetti e le sue proposte, partecipa attivamente nel Servizio Civile Nazionale, è membro del forum nazionale del terzo settore, interlocutore del CNEL insieme ad altri enti ed istituzioni. UISP è un pezzo dell’Italia (e non solo sportiva)! Perciò per rappresentarla anche a livello territoriale è obbligatorio conoscerla a fondo, aver seguito nel tempo la sua evoluzione sì da sapere chi è oggi UISP e che cosa è in grado di fare. L’immagine colorita del gruppo di appassionati che organizzano tornei di briscola, di calcio per veterani, di raduni ciclistici con traguardi a premi in natura e “baccellata” conclusiva è ancora vera ma costituisce ormai un flashback un po’ retrò ed una foto dal sapore romantico ma ormai sbiadita.
Non è facile forgiare nuovi dirigenti e non può essere solo il tempo passato nell’associazione a fornire patenti di conoscenza. Oggi è fondamentale l’interazione del territorio con i livelli regionali e nazionale perché è solo in quei luoghi che avviene la elaborazione teorica delle linee associative, quelle che il territorio deve poi portare a compimento pratico sotto forma di attività. Il dirigente UISP si muove nell’Associazione, apprende dal confronto con le altre realtà e sceglie di mettersi in gioco cercando di dare risposte ai dubbi che il confronto con gli altri indubitabilmente pone. 
Nella UISP, come del resto nella vita di tutti i giorni, non c’è niente di troppo semplice, di precostituito, di facile lettura e di acritica accettazione. C’è un progetto di alto profilo, che vede lo sport come mezzo per affermare diritti di cittadinanza e come risorsa per l’integrazione. Ed i prossimi dirigenti territoriali potranno e dovranno far tesoro di questo piccolo patrimonio di conoscenza che i Dirigenti regionali e nazionali del comitato della Valdicecina metteranno a disposizione di tutti coloro che saranno disponibili a collaborare. Al patrimonio umano di UISP la Valdicecina da, a modo suo, un contributo piccolo ma significativo. Sta a tutti noi farlo crescere e valorizzarlo. 
Grazie a Voi e buon lavoro a tutti

 

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