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Manco, Uisp: "Sport sociale, un capitale prezioso che rischia di sparire”

Il presidente nazionale dell'Uisp, Vincenzo Manco, intervistato da Redattore Sociale, sul futuro delle associazioni di promozione sportiva

“Possiamo e vogliamo dare il nostro contributo creativo per far ripartire il motore Italia. Offriamo creatività e volontariato per la coesione, l'integrazione e l'inclusione. Ma servono sostegni a lungo termine e sostenibilità”, dice il presidente Uisp Vincenzo Manco, intervistato dalla giornalista Chiara Ludovisi, di Redattore Sociale. Manco analizza il presente e il possibile futuro per le associazioni di promozione sportiva, anche alla luce del nuovo decreto. 

Lo sport sociale può e vuole aiutare Italia a ripartire. Ma deve essere sostenuto, o rischia di scomparire: è la riflessione in chiaroscuro di Vincenzo Manco, presidente della Uisp,che riflette sul ruolo dello sport in questa fase e nella successiva, estate inclusa, anche alla luce dell'ultimo decreto. “Ci candidiamo, come associazioni sportive del terzo settore, a svolgere il ruolo a cui più volte in questo periodo siamo stati richiamati, per aiutare il Paese a ripartire e sostenere le famiglie nella difficile conciliazione tra ripartura delle attività produttive e chiusura delle scuole. Noi ci mettiamo le nostre competenze e l'apporto del volontariato, ma devono esserci garantiti sguardo lungo e sostenibilità”, spiega Manco.
Il dpcm del 26 aprile tiene ancora fermi eventi e manifestazioni sportive pone comprensibili limiti alle competizioni professionistiche e dilettantistiche. Complessivamente, nell'immediato e nel medio periodo, le attività sportive saranno sacrificate”.

Questo prolungato fermo rischia di avere “una forte ricaduta non solo economica sull'associazionismo sportivo, ma soprattutto una grave ricaduta sociale. Andando avanti in questo modo, se non ci arriva il sostegno necessario, c'è la possibilità che tante delle circa 100 mila associazioni e società sportive che rappresentano un terzo del terzo settore italiano scompaiano. Mentre le federazioni sportive possono contare anche sulle sponsorizzazioni e hanno una capienza finanziaria che permetterà loro di sopravvivere, gli enti di promozione sportiva e l’associazionismo di base hanno risorse molto limitate e necessitano di un supporto che non può essere solo emergenziale, ma deve essere a lungo termine. Rischiamo di perdere un capitale sociale di primaria importanza, oggi ancor più di ieri”, afferma Manco, sottolineando “il valore dell’impatto sociale dell'associazionismo sportivo. Perché lo sport è la terza agenzia educativa dopo famiglia e scuola; e la ramificazione di questo associazionismo sul territorio rappresenta in molti contesti l'unico e prezioso presidio di prossimità. Rischiamo quindi che venga sottratta un'occasione di socializzazione a ragazzi ma anche ad adulti e anziani, un luogo di integrazione e inclusione anche per le fragilità e il disagio sociale, per le persone con disabilità. Il nostro – afferma ancora Manco – è un comparto che va visto come uno degli elementi che può spingere il motore Italia, verso un nuovo modello di sviluppo per uscire da questa crisi. Per questo chiediamo con forza di poter continuare a svolgere il nostro compito sociale con un poderoso intervento e indennizzi a fondo perduto”. 

Una delle forme di sostegno che lo sport sociale può offrire in questo momento al Paese riguarda la difficile conciliazione tra ripresa delle attività lavorative e chiusura prolungata delle scuole. “Quando la Uisp è nata, alla fine degli anni '40, una delle prime attività che organizzò per ricucire la socialità e la solidarietà furono i campi internazionali. Poi, a partire dalla fine degli anni '60, formalizziamo la nostra proposta sportiva e formativa con la gestione di centri estivi, in rapporto con gli enti locali. Abbiamo quindi, nell'organizzazione dell'estate di bambini e ragazzi, una storia consolidata da 50 anni”. Certo lo scenario è cambiato e quello che si presenta quest'anno è particolarmente complicato. La ministra Bonetti parla di circa 35 milioni da destinare al tempo estivo dei giovani, chiedendo aiuto proprio al terzo settore. “E' una proposta a cui naturalmente guardiamo con interesse, ma che impone con forza il tema della sostenibilità, nel momento in cui gli operatori sono chiamati ad assicurare distanziamento e sicurezza. E' una sfida a cui intendiamo rispondere – conclude Manco – con la creatività che è tipica del terzo settore e che non faremo certo mancare in questo momento. La condizione è però, ripeto, che il progetto sia sostenibile. Noi vogliamo esserci, la campagna #Nonfermateci è il segno di questa nostra ricandidatura. Offriremo anche tutto l'apporto del nostro volontariato, sentiamo il bisogno e il dovere di dare una mano alla ripresa della socialità. Questo però – conclude - non può essere legato al sacrificio che già oggi la promozione dello sport sociale sta subendo”. (Fonte: Redattore Sociale)

 

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