Comitato Territoriale

III. 1948, la nascita dell'Uisp

All'indomani della Liberazione la fase di insediamento della democrazia repubblicana è scandita dal radicamento dei partiti di massa, di un associazionismo sportivo dinamico, così come dal "continuismo trasformista". E' di questo periodo, ad esempio, il passaggio di molti esponenti del Coni-Comitato Olimpico Nazionale Italiano, dal regime fascista all'Italia democratica, garantito dall'egemonia democristiana.
La Uisp - Unione Italiana Sport Popolare nasce da diverse spinte: quella dei partiti della sinistra, attenti alle potenzialità di "controllo sociale" insite nel governo della pratica sportiva; quella di decine diComitati per lo sport popolare nati dal FdG, che sollecitano la costruzione di un'organizzazione capace di coordinamento del movimento; quella nata dalla sensibilità e dalla motivazione di singoli dirigenti politici della sinistra, che percepiscono l'imminenza di un cambiamento di clima politico e dello scontro ideologico. L'Uisp è un prodotto del frontismo, dello scontro politico totalizzante che caratterizzerà la "guerra fredda" internazionale e interna. 

A questo punto è necessario un inciso che ricostruisca, seppur molto sommariamente, il rapporto che in quegli anni esisteva tra partiti e cosiddette organizzazioni di massa e, più in particolare il rapporto tra Uisp e sinistra politica nel nostro Paese. Negli anni successivi alla Liberazione si assiste a una centralizzazione forte dei ricostituiti partiti politici di massa. L'associazionismo, sia di sinistra che cattolico, è collaterale ai partiti di riferimento. L'identità dell'associazionsimo sportivo è quella di corpi sociali intermedi controllati da partiti o gruppi di interesse, cioè di soggetti del collateralismo politico di massa.
La neonata Uisp ha scelto lo sport come terreno privilegiato e avanzato fra le questioni della società civile. Chiede quindi ai partiti della sinistra che nella loro elaborazione lo sport non venga "dopo". Qui si apre però una contraddizione: la Uisp rappresenta di fatto la presenza della sinistra italiana nello sport nazionale, ma i partititi della sinistra italiana tendono a collocare culturalmente lo sport su un terreno aggiuntivo, prepolitico, arretrato, un mix tra servizio e dopolavorismo, sostanzialmente al di fuori degli interessi dell'azione politica di partito, e comunque in fondo alla scala dei valori.
Questo ritardo non è incomprensibile. Ha molte cause, lontane e recenti. Fra le cause lontane: la seperatezza corpo-mente della cultura dell'idealismo; il paternalismo dello stato liberale; la memoria delle diffidenze dell'antisportismo veterosocialista; il pregiudizio che assimilava sport e fascismo dopo un ventennio di retorica sportiva e strumentalismo; l'isolamento della cultura italiana, prodotto soprattutto dal fascismo, rispetto alle esperienze sportive e associative europee.
E c'è una causa più contingente: la riduzione e banalizzazione economicistica della filosofia e della teoria marxista operata da molta cultura di sinistra. Primato della categoria economica, quindi politica, quindi delle organizzazioni, significa categoria alla quale subordinare il resto della vita dell'uomo, fino alla sfera del tempo libero, fino allo sport. La sinistra di quegli anni probabilmente non riserva e non propone una adeguata elaborazione né solidi strumenti teorici sui temi del fenomeno sportivo e della sua possibile evoluzione. Spesso subisce come dato ineluttabile gli aspetti negativi dello sport, avalla il fenomeno così come lo configura il movimento sportivo ufficiale. 

Questo è il quadro politico del '48 di gestazione dell'Uisp: la DC-Democrazia Cristiana ha già scaricato comunisti e socialisti dal governo; sconfitta elettorale della sinistra; attentato a Togliatti. Nello sport ufficiale sono tornati spettacolo, tifo, divismo. Dominano calcio (il "grande Torino"), ciclismo (Coppi e Bartali), motorismo (Ferrari e Alfa Romeo), boxe. 
Le Olimpiadi di Londra si sono disputate senza Germania e Giappone. 

L' Uisp viene costituita con un obiettivo: battaglia generale per il diritto allo sport e per lo sport popolare.
Dove "popolare" significa: 
- un legame con la tradizione storica (le prime società operaie e popolari dell'Otto-Novecento); 
- un riferimento a classi e ceti storicamente più deboli e più esclusi dalla pratica sportiva; 
- la sostanza di una proposta sportiva: popolarizzazione delle discipline e dello sport, battaglia contro le barriere di classe, genere, età. 
Dove essere "popolari" era difficilissimo per i tempi in cui si viveva, ma per un altro verso facile perché era immediato il riferimento ad una metà del mondo: del lavoro dipendente, del lavoro sfruttato, del proletariato.
C'erano due mondi contrapposti e quel "popolare" era rappresentativo dell'appartenenza Uisp ad uno dei due. Anche il modello organizzativo prende l'imprinting dall'organizzazione del movimento operaio (cfr Nicola Porro). E' verticale, gerarchico, a impianto piramidale, diretto da quadri di matrice prevalentemente comunista, basato su un tessuto di società sportive amatoriali, polisportive, comitati territoriali, e sostenuto dall'autofinanziamento. A Roma il centro politico, in Emilia Romagna e Toscana il motore organizzativo.
Modelli culturali sono il rifiuto dei valori della società esistente, la critica di commercializzazione, campionismo e ipercompetitività, pur in presenza di una modesta sperimentazione di pratiche alternative al sistema sportivo presente, il collateralismo partitico, il filosovietismo.
Queste sono alcune delle principali attività e scadenze organizzative della Uisp del '48: 
- 4 aprile: Convegno fondativo nel cinema Esperia di Roma; 
-15-18 luglio: prima Corsa al mare di ciclismo femminile in Emilia Romagna; 
-15-18 settembre: primi Campionati nazionali dello sport popolare a Bologna (citati in alcune fonti come "Piccole Olimpiadi"); 
-18-19 settembre: primo Campionato nazionale di ciclismo femminile a Bologna; 
-19-22 settembre 1948: primo Congresso nazionale a Bologna. Presidente venne eletto Tommaso Smith, segretario generale Gennaro Stazio.
Questa esplosione di attività, in assenza di una vera e propria struttura organizzativa consolidata, generò una crisi finanziaria e dirigenziale che determinò - nei mesi seguenti - un rinnovamento del gruppo dirigente e il passaggio da Stazio ad Arrigo Morandi della segreteria organizzativa nazionale.

Quadro politico nel biennio 1948-49: il governo dc cerca la marginalizzazione della Uisp e il boicottaggio delle sue relazioni con i paesi dell'Est. Giulio Onesti è incaricato di fare il Commissario liquidatore del Coni e ne resterà presidente per 31 anni. Formerà un tandem con Giulio Andreotti ("lo sport agli sportivi") fra i primi ad avere intuito il potenziale comunicativo dello sport. 
Cronache sportive: Coppi vince il Tour e nella sciagura della collina di Superga scompare il Grande Torino di calcio.
Consistenza organizzativa della Uisp: 14.500 tesserati, 671 società sportive.