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Icehearts Europe due anni dopo: visita al progetto spagnolo

In occasione dell'incontro dei partner a Siviglia, un primo bilancio del progetto che sostiene i bambini vulnerabili in cinque paesi pilota

Due anni fa è partita l'ambiziosa avventura del progetto Icehearts Europe. Ispirato al modello finlandese Icehearts, l'obiettivo era quello di fornire un tutoraggio a lungo termine e basato sulla comunità per sostenere i bambini vulnerabili in cinque paesi pilota. All'epoca, l'obiettivo era chiaro, ma il percorso da seguire era incerto.

Ad aprile 2025 i partner si sono riuniti nuovamente a Siviglia, in Spagna, ospitati da Fútbol Más. L'incontro di tre giorni ha offerto l'opportunità di vedere come il progetto viene implementato sul campo, condividere gli aggiornamenti dagli altri paesi e iniziare a preparare la conferenza di chiusura del progetto, collegata al Congresso Move promosso ogni anno da Isca-International Sport and Culture Association che si terrà a Copenaghen a fine ottobre 2025.

Ciò che è emerso non è stato solo un aggiornamento sui progressi compiuti, ma anche un emozionante promemoria di ciò che è stato realizzato.

Nel 2023, molti partner ammettevano di non sapere bene come iniziare. “All'inizio avevo paura di non fare abbastanza - ha raccontato Eleonora Dalla Fina, mentore del progetto Uisp a Vicenza - La struttura non era chiara e non sapevamo cosa ci si aspettasse da noi. Ma ora, guardando indietro, penso che abbiamo fatto un lavoro straordinario”.

Le loro attività sono cresciute passo dopo passo, modellate dalle esigenze e dalle idee dei bambini. “Abbiamo aggiunto attività con le famiglie, coinvolto esperti per lezioni di boxe e yoga, tutto in base a ciò che i bambini volevano - ha detto - Eleonora - Hanno persino chiesto la stampa 3D. Abbiamo detto di sì. Ora progettano, misurano e colorano le loro creazioni”.

Priit Joe di SPIN ha ricordato quanto siano stati difficili i primi passi in Estonia: “È stato un atto di fede. Non avevamo mentori e tutto ha richiesto più tempo del previsto. Ma abbiamo trovato le persone giuste e questo ha fatto la differenza”. Oggi l'Estonia gestisce 19 gruppi attivi sia in estone che in russo, con mentori straordinari descritti come “dediti con tutto il cuore” al loro lavoro.

Patrik Perosa, dell'Unione Sportiva Slovena, ha parlato con sincerità delle preoccupazioni iniziali: “Pensavamo che sarebbe stato difficile trovare mentori e bambini, ma in realtà è stato facile. La sfida era rappresentata dalle infrastrutture: accedere agli impianti sportivi è stato molto più difficile del previsto”.

Tuttavia, hanno trovato modi creativi per andare avanti. “Ora stiamo organizzando attività all'aperto e pianificando campi estivi. I mentori stanno già chiedendo cosa succederà l'anno prossimo. Questo dimostra l'impatto del progetto: è reale”.

Nel frattempo, in Danimarca, Charlotte Bruus Dalsgaard della DGI ha sottolineato l'importanza di costruire reti locali. “Abbiamo dedicato molto tempo a mettere in contatto i vari dipartimenti del comune. Tutti, dalle scuole ai servizi sociali, avevano obiettivi diversi, quindi abbiamo dovuto trovare uno scopo comune”.

 

E poi è arrivata un'altra sorpresa: le società sportive stesse. “Pensavamo che fossero pronte a partire. Ma molte avevano bisogno di sostegno, volontari e persino di aiuto per capire il loro ruolo e l'idea che non si tratta solo di rendere i bambini giocatori migliori, ma di farli sentire benvenuti e ascoltati”. 

La visita a Fútbol Más a Siviglia ha permesso ai partecipanti di vedere con i propri occhi come i mentori del progetto pilota spagnolo utilizzino semplici giochi e attività sportive per favorire la crescita emotiva e costruire relazioni con i bambini durante le sessioni scolastiche. Un insegnante ha osservato: “Gli studenti ora ascoltano meglio. Parlano a turno. Alcuni dei più turbolenti ora hanno qualcuno di cui fidarsi con cui parlare”. Uno studente ha raccontato: “Ho imparato a esprimermi meglio. Riesco a parlare dei miei sentimenti e mi sento più sicuro di me. Le cose che impariamo mi aiutano nella vita di tutti i giorni”.

Dalla riunione iniziale, c'è stato un grande cambiamento, l'attenzione non è più sul fatto che il modello funzioni o meno: funziona. La vera domanda ora è: come possiamo continuare? “Stiamo già pensando a come proseguire - ha affermato Patrick Persoa - Presenteremo i risultati al ministero, cercheremo finanziamenti e forse punteremo anche al sostegno presidenziale. È troppo bello per fermarsi adesso". Priit Joe è d'accordo: "È un peccato che il progetto duri solo tre anni. Ci sono voluti quasi due anni per avviarlo. Ora siamo solo all'inizio".

Due anni fa, Icehearts Europe era solo un'idea sulla carta. Oggi è un movimento in continua crescita. Bambini che prima si sentivano isolati ora fanno parte di qualcosa. I mentori sono diventati pilastri delle loro comunità. E i partner che prima erano insicuri ora stanno aprendo la strada. Come ha detto magnificamente Eleonora Dalla Fina: “Per me, Icehearts è un luogo sicuro”. 

E se mai dovessimo dubitarne, basterebbe guardare quanto lontano siamo arrivati.

 

Finanziato dall'Unione Europea. Le opinioni espresse sono, tuttavia, esclusivamente quelle dell'autore o degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell'Unione Europea. Né l'Unione Europea né l'autorità concedente possono essere ritenute responsabili per esse.

Fonte UISP Nazionale

UISP BOLOGNA
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