Durante il XX Congresso Uisp Nazionale, per Uisp Bologna è intervenuta Federica Terranova, Coordinatrice del Calcio "femminile". Di seguito il suo intervento:
«Buonasera a tutt*, sono qui per parlarvi dell’esperienza di coordinamento del settore calcio femminile dell’Uisp Bologna, partendo da una considerazione che è oggettiva, ovvero che Il settore calcio a tutti i livelli è sempre stato, e in generale lo è ancora oggi, per cultura, di competenza prettamente maschile; la mia presenza qui, per l’organigramma classicamente strutturato, è di per sé una novità. Ho scelto l’Uisp 6 anni fa, conoscendone la sua storia e partecipando al bando di arci servizio civile, un’esperienza di cittadinanza attiva che ha dato a me e a molte altre la consapevolezza di essere cittadine e cittadini dentro ad una comunità. Molto spesso sento dire che l’UISP è poca attrattiva per le nuove generazioni, che non si trovano giovani, non credo sia così; delle volte probabilmente la comunicazione è sbagliata e la relazione che pensiamo di innescare risulta frettolosa e superficiale.
In questi anni con la nostra attività di calcio a Bologna abbiamo partecipato e organizzato campionati, giornate, iniziative – progetti formativi di sensibilizzazione con l’obiettivo di creare un movimento che vuole invertire i ruoli sociali che sono classicamente imposti, dandoci un significato più profondo, non solo puramente sportivo ma anche educativo, sociale e politico. L’Uisp deve partire dalle sue radici e dalla sua identità associativa per poter essere attrattiva e coerente. Mettendosi in discussione e in ascolto, con una logica più sociale che di profitto, guardando a quelli che sono i bisogni che arrivano dall’esterno, con la cura dal basso e l’applicazione quotidiana.
La realtà in cui viviamo sta evolvendo, la struttura interna alla società si sta modificando: attraverso lo sport dobbiamo essere uno spazio per chi vive delle difficoltà e si ritrova in una palestra, in un campo di calcio. Ma non è sufficiente ritrovarsi, è necessario anche potersi riconoscere in uno spazio sicuro che definirei con una parola: comunità. Dalla comunità partendo dal linguaggio che non escluda nessuna sulla base di parametri come sesso, orientamento sessuale, identità di genere, etnia, aspetto fisico, stato sociale o disabilità; perché le differenze esistono, vanno gestite, valorizzate, sono una risorsa, e bisogna rompere lo schema precostituito del “si è sempre fatto così”.
Nella stagione sportiva corrente 24/25 il numero supera le mille praticanti, di tutte le età dalle Under 10 alle Over 40, tenendo conto delle diverse corporeità, soggettività e dei bisogni di ciascuna. Il modello di Bologna può essere replicato in tutti i comitati territoriali, a livello regionale e nazionale. Dobbiamo iniziare però a interrogarci sul tipo di calcio e di sport, che decidiamo di avere come modello. Se, il modello di calcio Uisp si limita SOLO all’organizzazione di un campionato, rischiamo di essere come tanti altri e di replicare modelli già esistenti, radicati come un qualcosa di passato che non sta guardando al domani e che è privo di contenuto. Il modello di riferimento deve essere quello di un’attività che ritorni a guardare allo sport come diritto, quello che unisce le persone, non performativo, che rompe qualsiasi tipo di barriera sociale e che sia attraversabile da più soggettività. Per fare questo è necessario avere una visione più ampia, conoscere il territorio, avere le competenze, creare rete e relazioni in modo tale da proporre davvero il calcio per tuttU. Per tuttu perché come ho detto prima il cambiamento parte anche dal linguaggio, l’asterisco non è solo una questione di forma o di moda, ma è un atto politico e comunicativo molto importante di chi siamo e a chi vogliamo parlare. I nostri campionati di calcio, anche se collocati nella categoria femminile, sono attraversati da persone trans e non binarie. In questi anni abbiamo sperimentato questa attività di calcio, che è in realtà mista di genere, e lo abbiamo fatto grazie a uno strumento potentissimo: il tesseramento sportivo ALIAS di Uisp. – che permette alle persone in transizione o non binarie di fare sport utilizzando il proprio genere e nome di elezione. È uno strumento che deve essere migliorato perché non supera ancora il binarismo di genere e le categorie, dobbiamo iniziare a parlare di attività mista. L’invito è quello di valutare un cambio dei regolamenti tecnici, troppo simili a quelli di federazione, superando le categorie, aprendosi a nuove sfide, con coraggio, chiarezza e coerenza.
Ovviamente, Ogni territorio, anche solo per il posizionamento geografico, ha le proprie caratteristiche, è attraversato da soggetti diversi che lo abitano e lo modellano. Le sfide sono tante, non è sicuramente semplice e non bastano pochi minuti per spigarvi cosa possiamo fare, ma è necessario ed urgente trovare dei punti di contatto tra di noi, tra tutti i livelli, aprendosi a nuovi scenari e nuove possibilità. Grazie!»