Abbiamo intervistato Giuseppe Sgrò, psicoterapeuta, responsabile Scacchi di UISP Lombardia e formatore UISP. Nella video intervista Sgrò ha spiegato come il Covid-19 sia stato un trauma per le ragazze e i ragazzi in età scolare e di come il gioco degli scacchi abbia aiutato in questi mesi e potrà ancora giovare chi lo pratica. Di seguito riportiamo alcuni pezzi dell’intervista.
Giuseppe, stiamo uscendo da due anni particolari e difficili per i ragazzi e le ragazze in età scolare.
Partiamo dal presupposto che il Covid-19 è un trauma, ed è stato un trauma globale dato che ne siamo stati traumatizzati tutti, anche i ragazzi che hanno dovuto sottostare a situazioni di costrizione e distanziamento.
Lo sport può aiutare a uscire da questo stato?
La caratteristica del trauma è proprio quella di scriversi nel corpo. Il trauma è muto, non parla: la persona si isola, quindi ben venga lo sport che permette al corpo di vivere, di esprimersi e far defluire anche le situazioni traumatiche.
Il tuo ruolo di Responsabile per UISP Lombardia ci può aiutare a capire meglio in che modo gli scacchi possono aiutare i ragazzi e le ragazze convolti?
Gli scacchi possono aiutare in questa situazione traumatica perché permettono alla mente e al corpo di attraversare la situazione traumatica con fattori di protezione. Mi spiego meglio, noi abbiamo continuato ad operare nelle scuole in questi due anni, nonostante il Covid-19, per i bambini dai 3/7 anni con la scacchiera gigante per la psicomotricità. Con una scacchiera gigante siamo andati incontro proprio alle situazioni che danneggiavano il gruppo dei minori, permettendo loro di continuare a muoversi e a favorire la loro crescita sana.
Dal terzo anno della scuola primaria, con l’interdisciplinarietà scacchistica, i ragazzi giocando a tavolino e impattando tutte le materie, hanno mantenuto una attività cerebrale, fisica e un certo movimento. Negli scacchi non c’è motricità quando si gioca perché non si sposta il corpo di decine di metri, ma ci sono movimenti interni neurofisiologici tanto che un giocatore quando finisce una partita di ore e ore ha una gran fame e sente stanchezza. È un paradosso del gioco degli scacchi, ma il movimento c’è. Gli scacchi inoltre permettono di ritualizzare e attraversare l’aggressività e lo stress. Quindi in una situazione come quella del Covid-19, gli scacchi sono stati molto d’aiuto sia per i ragazzi che per le famiglie, perché in una situazione di time consuming i ragazzi sono stati occupati e i genitori hanno avuto spazio per loro mentre i bambini e gli studenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, giocavano e imparavano divertendosi, affrontando il trauma in maniera costruttiva.
In questi due anni di attività, hai verificato sul campo un miglioramento effettivo da parte dei tuoi allievi?
Sì, in una situazione di questo tipo mantenersi in movimento fisicamente e mentalmente ha dato una marcia in più. Ha permesso di avere fattori di protezione rispetto al trauma, quindi i miglioramenti erano già visibili prima, senza Covid-19, figuriamoci adesso.
Per conoscere meglio il progetto (che presenta per la prima volta un’offerta integrata, modulare e flessibile di tutte le attività educative, rieducative e formative in contesto scacchistico), di seguito il link al sito:
https://www.giocandoconire.it/progetto-scacchi-a-scuola-con-i-re/