Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Considerazioni sul documento "Orientamenti dell'UE in materia di attività fisica"

Massimo Davi, responsabile nazionale della formazione Uisp, commenta il recente testo con le indicazioni in materia di sport e salute.

di Massimo Davi, responsabile nazionale formazione Uisp


BOLOGNA - "Orientamenti dell'UE in materia di attività fisica. Azioni politiche raccomandate nel quadro del sostegno di un'attività fisica favorevole alla salute approvati dal gruppo di lavoro dell'UE su 'Sport e salute' nella sua riunione del 25 settembre 2008 e confermati dai ministri dello Sport degli Stati membri dell'UE nella riunione di Biarritz il 27-28 novembre 2008". Questo è l'esatto titolo del documento con cui l'Unione Europea traccia le proprie raccomandazioni in merito alle azioni ed alle politiche a sostegno di un'attività "motoria" in grado di prevenire ed allontanare l'eventuale venir meno della salute e di conseguenza favorevole all'acquisizione ed al mantenimento di forme di benessere. Si tratta di ben 37 orientamenti che spaziano all'interno di una declinazione delle attività "motorie" volta in tre direzioni: educativa, sportiva, medico-sanitaria e preventiva. Il documento dell'Unione Europea riprende tematiche già contenute nei 57 orientamenti presenti nel Libro Bianco del 2007, posizione fra le più avanzate in materia di politiche rivolte alla promozione delle attività motorie e sportive.

Non penso di esagerare se affermo che questi "Orientamenti dell'UE in materia di attività fisica" sembrano scritti in seno alla Uisp. Ovviamente non è cosi, ma i contenuti presenti, le sollecitazioni alle azioni politiche, le intuizioni, l'intersettorialità, i riferimenti alla qualità della vita nel proprio quotidiano ed al benessere in generale mi sembrano molto familiari. Per prima infatti nel nostro paese, la Uisp ha fatto riferimento nelle proprie elaborazioni a questi contenuti, contribuendo ad aprire nuove strade di interpretazione della parola movimento e del termine sport. È vero, forse da un'attenta lettura emerge un taglio che orienta gli interventi raccomandati più sul piano sanitario che non su quello educativo o sportivo. Questo elemento va interpretato in due modi diversi ed addirittura del tutto divergenti.

Da un lato occorre cogliere come questa interpretazione si rivolga a quella grande parte di persone che non hanno fatto del movimento una loro pratica abituale e quotidiana (con tutte le ricadute ed i riferimenti istituzionali che questo comporta). Seguendo questa chiave di lettura gli orientamenti aprono ad esaustivi interventi di cui devono farsi carico le istituzioni: penso ai suggerimenti legati ai piani ed alle politiche di prevenzione sanitaria, alle loro realizzazioni sul territorio, ai solleciti in merito alla loro stessa attuazione. Ottime da questo punto di vista le attenzioni rivolte alla prevenzione ed al sociale. Dall'altro occorre leggere il rischio di una eccessiva monopolizzazione del "sanitario" in ambito motorio e sportivo. L'attività motoria può e deve rimanere non solo un mezzo per raggiungere altri fini, ma anche il fine stesso da raggiungere perché muoversi è comunque bello. Quindi occorre rimarcare come l'attività motoria abbia e debba mantenere una coniugazione culturale, educativa e sportiva.

Spicca dal documento UE una nuova attenzione rivolta alla intersettorialità della cultura del movimento. Proprio perché muoversi è bello gli intrecci legati non solo agli aspetti della salute ma anche alla qualità degli ambienti urbani (il riferimento alle città camminabili) e all'ambiente in generale (attività in ambiente naturale), alla presenza di servizi, alla mobilità turistica (si pensi solo all'uso della bicicletta), all'importanza delle attività motorie come materia scolastica, all'ambito educativo come modalità di trasmissione di valori e di cultura, ci segnalano come il movimento ci accompagna ovunque e per tutta la vita. Orientamenti estremamente positivi perché permettono una lettura a 360 gradi, proprio perché il nostro corpo si muove con noi.

Altro elemento di positività che emerge è il riferimento alle buone pratiche: infatti per ogni azione raccomandata vi è una segnalazione di buone pratiche che esemplificano ed aiutano ad interpretare l'orientamento raccomandato. Ora, anche se l'applicazione delle direttive europee emerse dallo stesso Libro Bianco che riconoscono il "ruolo sociale dello sport" nonché l'importanza della "attività fisica per il mantenimento della salute" è diversa da paese a paese, è significativo il fatto che fra le nazioni citate negli esempi l'Italia non sia presente. L'osservatorio europeo dunque non riconosce al nostro paese interventi significativi in materia, aspetto questo che dovrebbe far riflettere e non poco tutti gli attori la cui azione di governo si rapporta con ambiti motori e sportivi, per non parlare di quelli educativi.

Altro elemento di criticità che vorrei far emergere riguarda più in generale l'uso di linguaggi e di definizioni. Questo documento, utilizzando e riferendosi continuamente alla "attività fisica", non solo non si richiama alla definizione stessa di sport contenuta nel Libro Bianco che indica "qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli", ma a mio avviso ne riporta indietro gli aspetti culturali. Ora al di là del fatto che occorrerebbe vedere la stesura in lingua originale (non vorrei infatti fosse solo un problema di traduzione, "physical activities" non ha lo stesso contenuto della sua traduzione italiana in attività fisiche).

Colgo comunque l'occasione per rimarcare come l'utilizzo corrente del termine "attività fisica" non sia coerente con una visione "complessa" ed al tempo stesso "monista" della persona. Infatti questo termine oltre a ricollocare nella materia il dualismo cartesiano, smentito dalla filosofia e soprattutto dalle neuroscienze, ci riporta ad una visione del movimento legato proprio alla "rex estensa", ormai scientificamente superata e pedagogicamente improponibile. Inoltre nell'insieme dei nostri apparati non è presente un apparato fisico, bensì un apparato locomotore. Per questo ritengo che seppur in presenza della possibilità di sviluppare preparazione fisica attraverso un esercizio fisico, si debba parlare di attività motoria e non di attività fisica, intendendo per attività motoria l'organizzazione intenzionale della motricità. Proprio per questo motivo, avverto una certa difficoltà nel rimanere "affezionato" al termine attività fisica anacronistico ed antitetico.

Chiamare le cose con il loro nome è sintomo di affermazione di una identità culturale che forse le scienze motorie, malgrado l'esistenza di una propria ed autonoma epistemologia, stentano a farsi riconoscere ma che è necessario definire, affermare e valorizzare. Diversamente il rischio che si corre è quello di un pericoloso arretramento culturale.

Scarica il documento dell'Unione Europea (.pdf)

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