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"Le abilità dello sport": le voci dei protagonisti

Abbiamo raccolto alcune interviste dei protagonisti del progetto “Le abilità dello sport”. Si tratta di testimonianze che raccontano in maniera efficace come lo sport sociale e per tutti sia realmente strumento di inclusione e socializzazione, sia per le persone con disabilità, sia per le altre.

L’esperienza di Andrea: “Perchè partecipare al progetto? L’ho fatto per me stesso, perchè volevo conoscere un mondo che non è mio, che è estraneo e lontano, capire come si vede essendo ciechi. Si potrebbe anche pensare che l’ho fatto per accompagnare gli altri, ma alla fine l'ho fatto per me stesso. Partecipando ho visto questi ragazzi ciechi o quasi arrampicare anche molto meglio di persone che ho portato per la prima volta a scalare. E mi ha lasciato veramente di stucco. È impressionante come uno che vede poco o quasi niente, arrampichi senza paura, e questo mi ha fatto riflettere un po’, in primo luogo sul fatto che si dice sempre in montagna che ognuno ha il suo passo e  che bisogna andare e seguire il proprio passo, veloce o lento. Ogni tanto però è bello andare ad un passo più lento del proprio, e questo soprattutto per alpinisti, arrampicatori che vanno sempre di corsa, di fretta, perchè andare lenti ti lascia il tempo di pensare, ragionare, guardarti intorno, vedere cose che non si notano quasi mai. Ad esempio ci si accorge che anche se uno arrampica forte, e tutti vedono in lui quello che vorrebbero fare, magari non si focalizza su quello che potrebbe fare lui, e quindi si perde tante cose belle che potrebbe fare o pensare. É bello vedere in questo gruppo che ognuno gode delle esperienze che riesce a fare, gode di quelle piccole cose che porta fino in fondo. L'ultimo pensiero che mi viene in mente è che se tutti avessero un sogno, e andassero dietro a quel sogno fino in fondo sarebbe molto bello, però sarebbe bello anche essere felici per ogni singolo passo che ci avvicina a questo sogno”.

L’esperienza di Giorgia: “È stato un progetto che mi ha dato veramente tante emozioni: conoscenza, perchè ho potuto conoscere meglio il mondo della montagna e i vari modi per viverlo al meglio, e anche gioia, perchè ci sono stati momenti di divertimento, di risate e di socializzazione. Ho avuto la possibilità di conoscere nuove persone e stringere nuove amicizie e ci sono state anche momenti di paura nell'arrampicata, soprattutto il momento della discesa, perchè era strano sapere che sotto c'era il vuoto e doversi fidare del proprio corpo e della persona che mi tirava con la corda e alla fine sono riuscita a superarlo bene, dopo aver preso più consapevolezza del mio corpo e anche fiducia e aver avuto più confidenza con la roccia. L'uscita che mi è piaciuta è stata quella in grotta perchè ho avuta la possibilità di muovermi senza usare il bastone che di solito mi accompagna in tutti i miei spostamenti. È stato all'inizio un po’ strano perchè non ero abituata a muovermi sola senza bastone, però poi è stato molto bello perché ho capito che così posso prendere maggiore consapevolezza dei piedi e avere anche più senso dell'equilibrio. Le persone che ho conosciuto mi hanno fatto sentire subito a mio agio e il gruppo si è subito unito, eravamo affiatati. È stata molto bella la parte delle scivolate sulla neve: è stata un'emozione fortissima, è stato bello percepire il gommone che scivolava veloce e sentire che dentro di me c'era tutta questa eccitazione e non pensavo che si potesse creare una cosa così agevole solamente utilizzando una gomma”.

L’esperienza di Mauro: “Quando mi è stato proposto di far parte del progetto ero felicissimo dell'opportunità che mi si offriva. Prima di iniziare questo percorso nella mia mente pensavo al ruolo che avrei dovuto coprire, cioè quello dell'accompagnatore. Mi immaginavo la figura classica in cui l'accompagnatore accompagna la gente, invece mi sono dovuto ricredere in quanto io sono stato accompagnato in un'avventura da magnifiche persone che mi hanno insegnato molto. Siamo diventati un gruppo di amici che cammina insieme su e giù per la montagna, in cui tutti mettono la loro esperienza e la loro passione per arrivare in cima”.

L’esperienza di Xueshi: “Sono molto contenta di questa opportunità perchè ho fatto esperienze che non ho mai provato, ad esempio prima dell'uscita con i miei compagni non sapevo neanche come funzionasse l'arrampicata e ho sempre desiderato andare a fare la ciaspolata ma non ho mai avuto l'occasione, un po’ per paura e un po’ per mancanza di possibilità. Sono molto contenta ma mi è dispiaciuto solo il fatto che alcune volte mi sono tirata indietro: ad esempio nell'arrampicata mi sono limitata a fare solo la parte di riscaldamento e poi, per paura di farmi male, non sono riuscita ad arrampicare. Ritengo di essere stata molto fortunata con i miei compagni perchè in più occasioni di difficoltà loro ci sono sempre stati per me e mi hanno sempre aiutato nel momento del bisogno”.

L’esperienza di Lucia: “Credo che fare strada sia il miglior modo per condividere. La strada rende uguali, tutti allo stesso modo vulnerabile e coraggiosi. Conoscersi proprio lungo la strada penso sia stata la parte più bella di questa esperienza, ha permesso a tutti di mostrarsi senza maschere e senza pregiudizi. Ogni volta sono tornata a casa più felice e più leggera di quando fossi partita e avendo ogni volta imparato qualcosa di più su me stessa e sui miei compagni di strada”,

Il racconto di Silvia: “Per me è stata un'esperienza molto bella e costruttiva in cui abbiamo potuto vivere esperienze che hanno unito lo sport alle relazioni umane. Grazie a questo progetto ho potuto conoscere e fare un nuovo sport da cui ho avuto benefici sia fisici che mentali, ma la cosa che mi ha dato più soddisfazione e serenità è stato entrare a far parte di un gruppo unito e al quale hanno partecipato ragazze vicine alla mia età. Ho trovato sensibilità e comprensione. È stata veramente un'esperienza inaspettatamente bella ed emozionante”.

L’esperienza di Matteo: “Ho 17 anni e sono un ragazzo ipovedente, ho avuto la fortuna di partecipare a questo stupendo progetto della Uisp che ci ha fatto fare delle esperienze incredibili che non ci aspettavamo. Ho capito tante cose da questa esperienza: come il fidarsi degli altri o che una persona disabile, con un qualsiasi tipo di difficoltà sia fisica che motoria può praticare uno sport. In questa avventura lo sport che mi ha appassionato di più è stata l'arrampicata. Mi sono divertito tantissimo ad esplorare a mani nude la sensazione dell'arrampicata sulla roccia. Infine voglio ringraziare tutti i miei compagni di cordata, spero ci siano altre occasioni per tutto questo”.

Il racconto di Miriam: “Sono una ragazza non vedente e voglio raccontarvi la mia esperienza: mi avete dato la possibilità di entrare nella società e di raggiungere un nuovo traguardo per la mia diversità, almeno così la considerano gli altri. Quello che dentro mi è rimasto è la soddisfazione di aver superato dei limiti, le mie paure, come quella dell'arrampicata, che è svanita con l'esperienza in roccia. Ho visto che sia nella diversità che nella normalità ci sono gli stessi rapporti, si può essere amici e sentirsi uguali. All'interno di un gruppo si è annullata ogni  diversità”.

L’esperienza di Francesco: “Il mio amico Claudio mi ha portato al progetto dove ho conosciuto tante persone simpatiche. La mia attività preferita è stata la ciaspolata sulla neve perchè mi è piaciuto stare nella natura e mi sono divertito a giocare sulla neve a tirare le palle di neve. Mi piace concludere le attività sportive con un bella mangiata e spero di rifarlo il prossimo anno”.

Il racconto di Walter: “Da piccolo mi piaceva fare il musicista perchè nel paese c'era un banda che non sbanda mai e ogni occasione è buona per fare festa. Ma la musica della mia vita non è mai stata troppo tranquilla, è di quelle toste, movimentate, di quelle che ti fanno superare momenti difficili, come affrontare una distrofia muscolare che non mi sembrava neanche di avere perchè quando mi hanno detto di camminare da piccolo, ho semplicemente camminato con tanta voglia di farlo. Poi quando avevo 18 anni, mi hanno detto che avrei dovuto scalare una montagna che si chiamava  leucemia, che non si trova solo sui monti Nebrodi, ma ovunque sia si affronta con tanta voglia di vivere.  Tante esperienze che oggi racconto con serenità, e che mi hanno fatto incontrare tanti amici nel mio cammino. Uno di questi è Franco, che è anche presidente della Uisp e lui mi ha chiesto di far parte della cordata Uisp ed io con tanta voglia ho accettato. Mi sono davvero divertito assieme a tanti nuovi amici, ma scoprendo una nuova voglia dentro di me che mi ha portato a fare escursioni nella natura e sulla neve. Io faccio parte della cordata e se gli altri non si stancano prima di me non sono io a mollare, pronto anche a tirare gli altri con la mia forza”.

L’esperienza di Anselmo: “Ho 25 anni e faccio l'aiuto cameriere. Personalmente non ho mai fatto un'esperienza sulla neve, non perchè sono timido ma perchè non si è mai presentata l'occasione durante i week end invernali. Un giorno mi hanno presentato Giulia che si occupa del progetto Uisp e ho deciso di fare questa nuova esperienza. All'inizio quando ho messo lo snowboard avevo un po’ di paura di cadere ma dopo averlo provato più di una volta il mio timore è sparito. Non abbiamo solo utilizzato sci, snowboard e ciaspole ma ci siamo raccontati la vita di tutti i giorni e alla fine abbiamo anche dormito tutti insieme. Se potessi rifarei questa esperienza perchè mi ha dato l'occasione di stare con le persone come me”.

Il racconto di Stefano: “Ho 20 anni e sin da piccolo mi sono appassionato agli sport invernali. Più grandicello ho iniziato a praticare lo sci alpino a livello agonistico. Successivamente molte persone mi chiedevano come fosse possibile che un non vedente praticasse questo sport e molti ragazzi con il mio stesso problema mi hanno chiesto se potevano praticarlo anche loro. Così insieme ai miei amici abbiamo fondato un'associazione sportiva per agevolare la pratica dello sci alpino. Grazie alla Uisp abbiamo potuto partecipare ad un progetto che ci ha fatto crescere sia psicologicamente che con molte esperienze positive. Abbiamo avuto occasione di confonderci tra disabili e persone normodotate e ci siamo resi contro che poi le differenze non sono poi così grandi visto che molte persone non hanno mai messo gli sci e quindi noi ragazzi abbiamo potuto aiutare i ragazzi normodotati a fare questi sport. Mi auguro che questa esperienza sia la prima di una lunga serie che porti all'annullamento  delle differenze che passano tra lo sport per disabili e lo sport per normodotati, facendo prendere coscienza alle persone che non ci sono barriere che impediscano di praticare sport e di vivere la vita secondo le proprie convinzioni”.

Il racconto di Matteo: “Io penso che per me e per i miei compagni sia stata una vera fortuna partecipare a questo progetto. Secondo me, infatti, è stato molto utile sia a livello individuale sia a livello di classe. A livello individuale, ognuno di noi ha potuto mettersi alla prova in vari modi, misurarsi con situazioni mai sperimentate, capire come utilizzare bene le proprie risorse fisiche e mentali, imparare a non scoraggiarsi mai di fronte ai fallimenti, ma anche a godere dei propri successi. A livello di classe, ci ha permesso di stare insieme in un modo diverso da quello di ogni giorno a scuola, e cioè : prima di tutto in un contesto più bello, dato che stavamo nella grande aula della natura, dove scomparivano i muri, i banchi, i libri, e , della nostra classe, restavamo solo noi, la piccola comunità di ragazzi e ragazze che siamo; poi, più rilassante e divertente, dato che tutto avveniva sotto forma di gita; ma allo stesso tempo impegnativo, perché dovevamo raggiungere, anche con fatica, degli obiettivi comuni. Le varie uscite, e in particolare la permanenza di due giorni a Bronco Spina, ci hanno perciò offerto l’opportunità di stare più a stretto contatto; tra di noi abbiamo riso, scherzato, ascoltato musica, fatto foto, giocato; abbiamo parlato molto, ci siamo presi in giro bonariamente o ci siamo fatti complimenti di cuore, a seconda dei risultati nelle attività; abbiamo vissuto anche momenti di aiuto reciproco; tutto questo è servito a conoscerci meglio e a rispettarci di più, e, credo, a sentirci uniti come gruppo classe. Infine, per me, va sottolineato un altro aspetto che è stato importante. Degli insegnanti che si sono resi disponibili ad accompagnarci nelle tappe di questo progetto, la professoressa Sanna e il professor Pinna (e il professor Catta e il professor Allocca, che sono venuti a Bronco Spina) abbiamo conosciuto un altro volto oltre a quello “istituzionale”, un volto più allegro, più confidenziale, e ci siamo resi conto della loro attenzione ai nostri bisogni materiali e psicologici. Perciò, il bilancio finale di questo progetto è per me estremamente positivo, perché è stato formativo e appagante, un ottimo mix di divertimento, scoperte ed emozioni”.