Nazionale

Dall'Uisp Bologna le storie di sport e inclusione di Yakub e Aliou

Calcio che unisce e che rappresenta un sogno. Le storie di Yakub e Aliou ci fanno aprire gli occhi su quanto sia importante lo sport come inclusione

 

Un sottile filo rosso lega due storie. Quella di Yakub, ragazzo del Mali arrivato in Italia nel 2012, e quella di Aliou Balde, senegalese sbarcato nel nostro Paese nel 2017. Per entrambi il calcio rappresenta un sogno e ha segnato la loro vita. Fin da piccoli giocare a pallone era il loro obiettivo e la Bologna Hsl Sport Hub, affiliata Uisp, ha unito il loro destino.

Yakub è stato accolto, dopo un questionario scambiato tra i banchi della scuola di italiano Kalima del centro sociale Tpo, dalla squadra di calcio Hic Sunt Leones che in breve tempo è diventata anche la sua famiglia. Yakub ha acquisito nel corso degli anni la qualifica di mediatore culturale e, oltre ad essere un giocatore, allena a Bologna la Hsl Sport Hub, costola di calcio a sette proprio degli Hic Sunt Leones, formata nel 2018 tramite il progetto Hub dello sport, promosso dalla cooperativa sociale Cidas e dall’Uisp. Quindici giocatori che compongono il team che durante l’anno partecipa al torneo Uisp di calcio a 7: vengono dalla Somalia, dal Senegal, dal Gahan, dal Gambia e dal Mali. Come compagni hanno gli abitanti del quartiere Pescarola che, chi per curiosità chi spinto da puro agonismo, si sono avvicinati al mondo del pallone. L’obiettivo non è quello di vincere campionati o di essere i più forti, ma è quello di divertirsi insieme. Yakub, oltre al calcio, continua a costruire il suo futuro in Italia. “Ho seguito dei corsi per diventare imprenditore. Voglio continuare su questa strada, ma non so ancora in che ambito. In Italia non ho subito discriminazioni, solo qualche pregiudizio. Vedono una persona nera, pensano che non sappia parlare italiano. Ti classificano come uno che non capisce niente. Da lì, sei tu che devi impegnarti. Io cerco sempre di farmi capire, di farmi valere, di farmi conoscere. E quando si cerca di conoscere la persona straniera, si scopre tutta un’altra cosa”.

Tra le file dei giocatori che compongono la Hsl Sport Hub c'è anche Aliou Balde che ricopre all’interno della squadra il ruolo di centrocampista. Aliou voleva una vita diversa rispetto a quella dei suoi genitori che coltivano arachidi, riso e patate, e così è partito per l’Italia, arrivando a Lampedusa nel 2017. Durante il suo primo anno è andato a scuola per prendere la licenzia media, poi ha iniziato le superiori, ma ha dovuto smettere di studiare e si è messo a lavorare per riuscire a rinnovare il permesso di soggiorno. Ora, dopo un corso alberghiero, ha un contratto di apprendistato come cuoco e prepara la sfoglia per le tagliatelle e i tortellini senza glutine. Il calcio è stato la sua passione fin da piccolo: “Ho iniziato a tifare per l’Inter quando ero ancora in Senegal, il mio mito era Samuel Eto'o. Sognavo di venire in Italia e diventare anche io un calciatore”.

Ad unire queste due storie è stato il mister Roberto Terra, responsabile delle politiche di Intercultura Uisp regionale. Ha accolto infatti Yakub agli Hic Sunt Leones ed è anche il responsabile del progetto Sport Hub che ha visto la partecipazione di Aliou. Il progetto Sport Hub è cominciato nell’autunno del 2018 e oggi coinvolge 43 ragazzi, di cui 22 fanno parte della squadra di calcio. “L’idea è proprio quella di creare uno spazio di conoscenza e scambio tra culture diverse, attraverso lo sport - spiega Terra - lo sport è quindi un mezzo per incontrare nuove persone e stringere legami, ma anche per conoscere meglio la città e imparare a gestire eventuali conflitti”. La componente migrante è la più importante, a cui spesso non viene dato spazio nel calcio amatoriale. “Abbiamo creato un calcio accessibile e multiculturale. Abbiamo lanciato dei nuovi messaggi. Per esempio – continua Terra - siamo scesi più volte in campo indossando salvagenti arancioni, in ricordo dei naufraghi nel Mediterraneo. Abbiamo cambiato il lessico degli spogliatoi, ovvero non usiamo termini xenofobi, sessisti od omofobi”.

I giocatori provengono dalle realtà del sistema di protezione Siproimi (ex Sprar), rete territoriale dell’accoglienza diffusa coordinata da Asp Città di Bologna. “Quasi tutti hanno finito il ciclo di alfabetizzazione, cioè hanno preso la licenza media. Alcuni stanno seguendo tirocini o corsi di formazione, altri stanno iniziando a trovare un’occupazione o si avvicinano all’uscita dal progetto, che significa il raggiungimento della loro autonomia - spiega Francesco Scarso, operatore dell’accoglienza nell’ambito del Siproimi - la soddisfazione più grande è vedere ragazzi che, pur vivendo per necessità nella stessa residenza e non essendo amici, non giocano per loro stessi ma per la squadra. Si ritrovano insieme con lo stesso obiettivo: giocare bene e svagarsi”.

Le due squadre sono tornate in campo l’8 e il 17 giugno per riprendere gli allenamenti con brevi corse e palleggi individuali nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza.  “Non è stato facile ripartire: ogni volta dobbiamo fare il tracciamento delle presenze, disinfettare i palloni e tutti i materiali, e non possiamo utilizzare gli spogliatoi – spiega Roberto Terra – Ancora non ci può essere contatto fisico, quindi niente partitelle: ne approfittiamo per fare esercizi di tecnica e di potenziamento, come la corsa intorno al campo”.

Ma l’importante per Yakub e Aliou era tornare in campo per provare a conquistare giorno dopo giorno il loro sogno e vivere a pieno la loro vita. (di Sergio Pannocchia)