Nazionale

Giochi prigionieri: l'approfondimento del Giornale Radio Sociale

Che clima si respira ad una settimana dall'inizio delle Olimpiadi di Tokyo? Lo raccontano Valerio Piccioni, Sergio Giuntini, Mattia Chiusano

 

A una settimana dalla Cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo il Giornale Radio Sociale ha realizzato il suo approfondimento settimanale proprio sui Giochi Olimpici: un anno di tempo non è bastato a risolvere le cose e i Giochi che andranno in scena in Giappone saranno comunque diversi, unici speriamo.

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Se il contesto sarà del tutto inedito, con gli stadi vuoti e senza pubblico straniero per l’evento più internazionale che ci sia, il contenuto è tutto da scrivere, sia nei contenuti sportivi che in quelli sociali. Questa Olimpiade da remoto saprà raccontarci qualcosa di nuovo sul tema dei diritti? Risponde Valerio Piccioni, giornalista de La Gazzetta dello sport, in partenza per Tokyo.

"Sarà un'Olimpiade completamente diversa dal solito, per la questione del Covid e per tutte le apprensioni legate all'emergenza sanitaria. Sarà un'Olimpiade a porte chiuse, senza pubblico: qualcosa che mai avremmo immaginato prima di vivere. Tuttavia, saranno Olimpiadi che conterranno anche questioni sociali che la pandemia non ha fermato né risolto, come la lotta al razzismo e la difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Da questo punto di vista, l'Olimpiade è un foglio di carta totalmente bianco su cui si dovrà scrivere qualcosa. Al termine di questi giorni giapponesi saremo tutti un po' diversi e ci troveremo a commentare qualcosa che oggi non prevediamo. Ci sarà la possibilità di avvertire e commentare qualcosa di diverso. Le Olimpiadi non possono pretendere di essere fuori dal mondo; sono lo specchio dell'esistenza che ognuno di noi vive ogni giorno nella propria terra", dice Valerio Piccioni. 

Il Cio non vuole interferenze nel suo spettacolo, come un regista severo vuole decidere tutto e non lasciare spazio a nessuna improvvisazione. Abbiamo chiesto allo storico dello sport, Sergio Giuntini, se possiamo sperare in qualche apertura del Comitato Olimpico internazionale, nell’ottica di una maggiore democraticità. "Purtroppo sono abbastanza pessimista su questo proposito - risponde Giuntini - La natura del Cio impedisce che vi sia qualche apertura al riguardo. E' un'istituzione sovranazionale, una specie di Onu dello sport che per la sua riproduzione non ha forme di elezione democratica, i dirigenti vengono cooptati. Il Cio è uno degli istituti mondiali che meno si è modificato nel tempo e che meno ha democratizzato le forme di auto riproduzione. Questo è un dato di fatto innegabile. Tuttavia, ultimamente ha preso decisioni coraggiose, come l'inclusione degli atleti omosessuali nelle competizioni. Ma i passi da fare sono ancora molti". 

Allora godiamoci questo show e le minime concessioni fatte agli atleti per parlare d’altro che non sia un record o una medaglia. Sentiamo le parole di Mattia Chiusano, inviato a Tokyo de La Repubblica. "Sono state cambiate le regole che impedivano di fare delle manifestazioni anche vagamente politiche alle Olimpiadi. Vista l'aria che tirava in America, con tanti atleti coinvolti nelle campagne anti razzismo, è stato ammesso il gesto del pugno alzato. L'Olimpiade non sarà mai un evento solo sportivo, ha una carica di valori che va al di là della competizione", conclude Chiusano. (C.F.)