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Gruppo Crc: i dati sui diritti dell’infanzia regione per regione

Povertà e accesso a servizi socio-educativo-sanitari vera e propria lotteria geografica. Presentato il Rapporto CRC

 

E' stato presentato giovedì 2 dicembre il rapporto realizzato dal Gruppo Crc “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021”. I dati, suddivisi in sette raggruppamenti tematici, raccontano un Paese che non offre le medesime opportunità a tutte le persone di minore età. Una vera e propria “lotteria geografica” condiziona il destino e l’attuazione dei diritti dei quasi dieci milioni (9.287.462) di persone di minore età che vivono in Italia: sempre più evidenti le forti diseguaglianze sociali, economiche e culturali che caratterizzano i vari territori. Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) è un network attualmente composto da 100 soggetti del terzo settore, tra cui l'Uisp, che da oltre vent’anni si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed è coordinato da Save the Children Italia. Il Gruppo CRC pubblica la seconda edizione del Rapporto “I dati regione per regione 2021”, a distanza esatta di tre anni dalla prima. La pubblicazione affianca l’analisi nazionale sviluppata nel Rapporto annuale di monitoraggio al fine di offrire una fotografia regionale attraverso una serie di indicatori e utili spunti per ulteriori approfondimenti. In particolare, l’obiettivo è quello di sensibilizzare le istituzioni pubbliche circa la necessità di una raccolta puntuale, sistematica e disaggregata di informazioni necessarie a programmare interventi efficaci e sostenibili per bambini, adolescenti e le loro famiglie. 

“In Italia permangono ancora numerose e profonde disuguaglianze regionali nell’accesso e nella qualità dei servizi di salute, dei servizi educativi, e nell’incidenza della povertà, che di fatto significa che le persone di minore età hanno differenti opportunità e diritti a seconda di dove nascano e crescono. Si tratta di forte discriminazione su base regionale, che ha un grande impatto sulla vita dei bambini, e che rende indispensabile avviare una programmazione strategica in grado di investire con efficacia sull’infanzia e adolescenza”. Commenta Arianna Saulini, di Save the Children, coordinatrice del Gruppo CRC. “Con questo lavoro le associazioni del Gruppo CRC intendono contribuire e stimolare un processo che porti ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della condizioni dell’infanzia nei singoli territori, e conseguentemente superare le disparità che si fanno sempre più acute”.

La pubblicazione è organizzata in schede regionali che offrono dati sintetici e comparabili relativi alle aree tematiche. Partendo dai contenuti dei rapporti annuali di monitoraggio, sono stati individuati sette raggruppamenti tematici

1. Dati demografici. Questa area tematica fornisce una fotografia delle tendenze sociodemografiche in corso, confermando il problema correlato alla denatalità che attraversa ormai in modo diffuso il nostro Paese. Tutte le regioni hanno un tasso di natalità in diminuzione, ed in particolare hanno un tasso sotto la media nazionale (6,8 per mille abitanti): la Sardegna con 5,1, seguita da Molise e Liguria con 5,7; la Provincia di Bolzano con un tasso di 9,6 ha invece il tasso più elevato in Italia. 

2. Risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza. In questa edizione è stata aggiunta un’area sulle risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza che ripropone l’analisi realizzata dal Gruppo CRC e pubblicata a maggio 2021 nel Dossier Risorse Infanzia. Nella consapevolezza che si tratta di dati limitati, che forniscono solo una fotografia parziale, è stato ritenuto importante dare visibilità all’allocazione di adeguate risorse all’infanzia e all’adolescenza in quanto ha un’importanza enorme nel garantire a tutti i bambini e a tutti gli adolescenti l’effettiva attuazione dei diritti. Le disuguaglianze sono tutt’ora enormi se si guarda l’ammontare complessivo dei fondi e l’impatto che hanno sulla condizione dei minorenni rispetto all’offerta di Servizi.

3. Povertà materiale ed educativa. Oltre ai dati sulla povertà economica, in questo rapporto sono stati aggiunti nuovi indicatori che consentono una visione più completa del fenomeno della povertà minorile, che è multidimensionale e non può non tenere in considerazione anche la povertà educativa: l’abitudine alla lettura nel tempo libero riguarda poco più della metà dei ragazzi/e (51,9%), con significative differenze regionali (-16 punti in Calabria e + 13,9 in Emilia Romagna). La percentuale di ragazzi/e che nel tempo libero praticano sport è 59,8%, ma anche in questo caso con marcate differenze regionali (-18,4 punti in Campania e + 14,4 a Bolzano). Infine rispetto alla povertà educativa digitale la percentuale di famiglie che dispongono di internet da casa varia dal 67,7% della Calabria all’85,2% della Provincia di Bolzano, mentre i ragazzi/e più disconnessi, cioè che non utilizzano Internet, vivono in Campania (22,3%) e Puglia (19%).

4. Ambiente familiare e misure alternative. Le informazioni relative al numero delle persone di minore età che vivono fuori della propria famiglia di origine e che sono inserite in percorsi di affidamento familiare e in comunità di accoglienza, continuano ad essere non adeguati sia temporalmente (i dati disponibili si riferiscono al 2017), sia rispetto alle caratteristiche del percorso di accoglienza. 

5. Educazione, gioco e attività culturali. Il numero di posti nei servizi educativi per la prima infanzia per 100 bambini di 0-2 anni è in aumento a livello nazionale (26,9 mentre era di 22,8 nella precedente edizione), e praticamente in tutte le regioni. Tuttavia permangono forti differenze regionali che vanno dal 43 dell’Umbria, al 10,4 della Campania e 10,9 della Calabria. Uno specifico approfondimento del Rapporto riguarda il diritto all’istruzione per gli alunni con disabilità e per gli alunni stranieri, nella consapevolezza che l’opportunità di frequentare ambienti educativi inclusivi faccia la differenza nei processi di integrazione.

6. Salute e servizi di base. Permane la presenza di numerose e profonde disueguaglianze regionali anche nell’accesso e nella qualità dei servizi di salute: la mortalità infantile (2,88 a livello nazionale in lieve aumento rispetto alla precedente edizione pari a 2,8, ma con tassi elevati e superiori al 3,8 in Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata all’opposto le Marche con 1,67); obesità e sovrappeso (la percentuale di bambini obesi e gravemente obesi è in aumento a livello nazionale passando da 9,3 a 9,4, in particolare in alcune regioni del Sud, come Puglia, Calabria e Campania dove supera il 15%); numero di parti cesarei (per i quali si conferma una media nazionale elevata del 31,7%, anche se in calo rispetto alla precedente edizione, e con notevoli differenze regionali che raggiungono il 50,3% in Campania, 39,9% in Sicilia e 39,2 in Puglia, 38% in Calabria).

7. Protezione. In questa ultima sezione sono riportati i dati relativi ai minorenni stranieri non accompagnati (il dato sui MSNA presenti e censiti è in calo a livello nazionale, anche se in crescita in poche regioni tra cui il Friuli Venezia Giulia e la Puglia dove sono presenti rispettivamente il 10,65% e l’11,59% del totale); i dati dei minorenni inseriti nel circuito della giustizia minorile, per i quali ci sono dati disponibili in merito ai minori in stato di detenzione o sottoposti a misure alternative (con un trend in diminuzione rispetto ai dati raccolti nella prima edizione); e per la prima volta quest’anno sono stati inseriti i dati forniti dal ministero dell’Interno rispetto ai minori vittime di abuso e di maltrattamento per una serie di reati, che in mancanza di qualsiasi altra informazione relativa al fenomeno della violenza a danno di minori, abbiamo ritenuto importante includere, nella consapevolezza che forniscono solo uno sguardo parziale sul fenomeno.