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Sport tra valori e riforma: Manco alla Festa Nazionale dell'Unità

Il presidente Uisp è intervenuto al convegno della Festa in corso di svolgimento a Ravenna: "Serve una nuova cultura sportiva e politiche pubbliche"

 

Siamo pronti a diventare un Paese sportivo? Che cosa ci manca? Perché c’è un’ossessione del risultato e una disattenzione alla valenza educativa dello sport? Sono alcune domande dalle quali è partita Mimma Caligaris, giornalista e presidente Commissione Pari Opportunità FNSI, che ha moderato il convegno “Sport tra valori e riforma” che si è tenuto alla Festa nazionale dell’Unità in corso a Ravenna, nella serata di lunedì 26 agosto.

Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, ne ha approfittato per mettere in fila alcuni “avvisi ai naviganti”, ovvero segnalazioni alla politica e al governo che verrà. Sono giorni e ore di incertezza sull’esito della crisi di governo e Manco dal palco di Ravenna ha chiesto alle forze politiche (e al Pd, padrone di casa) coraggio e attenzione nell’approccio al fenomeno sportivo, divenuto un fenomeno complesso e globale, capace di influire sul benessere delle persone e sull’educazione dei giovani, di creare coesione sociale, di progettare nuove città e comunità accoglienti. Per questo sono necessarie politiche pubbliche per lo sport e i presupposti per creare una “nuova cultura sportiva” nel Paese. Ma prima di tutto: attenzione e coraggio nell'affrontare il tema.

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Il prossimo governo – ha detto Manco - dovrà occuparsi di sport? Sì. Si abbia il coraggio di prendere in mano il fenomeno sportivo e cominciare a mettere in ordine le varie caselle. Ovvero: recuperare il ritardo del nostro Paese, anche legislativo, a cominciare dalla mancanza di una definizione di sport”.

“Sarebbe il caso di ragionare su un Codice dello sport italiano che metta in relazione i vari interventi legislativi in materia, come è avvenuto per il terzo settore. Ovvero: che cosa fa il Coni, cosa le Federazioni sportive, le discipline associate, che cosa vuol dire promozione sportiva e chi se ne occupa. C’è poi un terreno che riguarda i diritti delle persone, a partire dall’uguaglianza di genere e tra i generi. C’è una disuguaglianza tra le disuguaglianze che colpisce le sportive, in tema di professionismo e di tutele”.

“Come ho già detto intervenendo al Consiglio nazionale del Coni - ha proseguito Manco - quando finalmente si è incominciato a parlare di politica sportiva: l’Uisp è convinta da molti anni della necessità di una riforma dello sport e della crisi di un modello piramidale. E’ stata approvata recentemente una riforma che ha puntato a smontare il sistema sportivo preesistente, ma non ci convince come esso è stato smontato”.

“A questo punto chi si pone in maniera alternativa alla riforma e vuole giocare una grande partita per affermare una nuova cultura sportiva in questo Paese, può utilizzare  la decretazione attuativa? Secondo me sì, se non si torna a fare vecchi errori. Ad esempio lo sport nella scuola deve orientare ad una nuova etica dello sport, seguire tutti i ragazzi, senza replicare il modello del reclutamento e della selezione, tipico dell’impostazione federale. Eppure nella riforma appena approvata si parla molto di Federazioni e molto poco di Enti di promozione sportiva”.

“Lo sport è un grande fenomeno del nostro tempo: per questo è arrivato il momento di mettersi tutti intorno al tavolo per capire qual è il sistema sportivo del quale c’è bisogno nel terzo millennio. Propongo un punto di partenza: è il momento che il nostro Paese cominci ad educare i cittadini, a cominciare dai più piccoli, ad una nuova cultura dello sport per valorizzare il gioco nella loro formazione e di contrastare i fenomeni di abbandono, capace di progettare città più vivibili con spazi accessibili per attività motorie e movimento, uno sport senza discriminazioni di genere, inclusivo e non selettivo. Uno sport in grado di incoraggiare una diversa narrazione del fenomeno sportivo, senza puntare tutto sui risultati e sui campioni. Se tutto questo non viene valorizzato all’interno di politiche pubbliche non faremo concreti passi in avanti”.

“In questa direzione anche i media sportivi possono orientare al cambiamento: raccontare non solo Maradona che palleggia con un'arancia ma raccontare la vita delle persone. Storie capaci di illuminare le periferie che al centro abbiano persone, portatrici di umanità attraverso le loro esperienze di attività fisica e sportiva. Storie che raccontino spazi di convivenza collettiva e di gioco di una comunità, che non siano finalizzati unicamente all’avviamento e alla selezione agonistica. Per raccontare chi organizza lo sport sociale, a cominciare dalle società sportive del territorio, e costruisce coesione sociale e interpreta la sussidiarietà orizzontale. Si tratta di corpi intermedi fondamentali nella vita democratica del Paese proprio partendo dallo sport. Chiediamo che tutto questo trovi spazio nei programmi di governo, senza tentennamenti, con l’augurio che i valori diventino principi regolatori”.

Al convegno hanno partecipato anche Stefano Gobbi (Csi), Giovanni Zannola (Pd),  Lucia Bacchi (atleta). (di Ivano Maiorella. Si ringrazia per la collaborazione Manuela Claysset)