Tra il 2006 e il 2010 il fatturato del calcio europeo è cresciuto del 42%, mentre l’economia dell’Eurozona ha fatto registrare un misero +1%. Basterebbe questo dato per dire che sport ed economia è l’argomento del giorno. Se ne parlerà oggi su Rai Sport 1, dalle 18, nel corso di “Un pomeriggio da campioni”, trasmissione coordinata dal vicedirettore di Rai Sport Raimondo Maurizi. E’ stata scelta l’Uisp per portare alcuni indicatori che cercheranno, con l’aiuto di esperti in studio, di studiare il fenomeno partendo dal basso. Ovvero: dalle famiglie. Il perdurare della crisi economica incide sulla scelta delle famiglie di dedicare parte del budget alla frequenza di corsi e attività sportive? In caso di selezione dei consumi, quali soggetti e perché vengono privilegiati? I bambini, gli anziani? Visto che l’attività motoria è sempre più considerata un fattore di prevenzione e di salute, per tutti e a tutte le età?
Sarà presenti in studio Gianluca Di Girolami, presidente Uisp Roma che porterà alcuni dati quantitativi e spunti di riflessione: qual è l’andamento del tesseramento nella capitale? Quali sono le fasce d’età che crescono di più? Quali le attività sportive più richieste?
Insieme a lui Mattia Morena, direttrice dell’Impianto sportivo comunale Fulvio Bernardini di Roma, nel quartiere Pietralata. Si tratta di uno dei più grandi della capitale, gestito da anni dall’Uisp capitolina in uno dei quartieri più popolari della capitale. Con lei anche alcuni genitori e utenti dell’impianto. Si cercherà di capire quali sono le motivazioni allo sport in tempi di crisi come questo. Ed inoltre: quali sono le attività più richieste, quelle a più spiccata vocazione salutistica o ludica, oppure quelle più legate allo sport agonistico?
In Italia lo sport ha un peso pari all’1,6% del Pil nazionale nel 2011 e genera un giro d’affari di circa 25 miliardi di euro. Questo è quanto emerge dalla lettura del Focus realizzato dal Servizio Studi della Bnl.
Nel Belpaese, si legge nel rapporto, le spese per lo sport delle famiglie residenti ammontano a 22 miliardi di euro, pari al 2,3% del totale dei consumi. Gli italiani spendono per le attività sportive “un importo equivalente alla spesa per le comunicazioni (telefonia, giornali, media) e pari al 17% circa delle spese alimentari”. Lo sport ha quindi “assunto una dimensione economica rilevante”, eppure nel 2008 la sua incidenza sul Pil era decisamente superiore: il 2,8%.
Nonostante questo calo, l’indotto (investimenti in opere pubbliche, turismo, trasporti, media tradizionali e innovativi, occupati diretti ed indiretti, imprese di ogni classe dimensionale che operano nel settore, innovazione tecnologica ed export) arriva a circa tre punti percentuali di Pil. Mentre il valore della produzione direttamente e indirettamente attivato dallo sport è pari a oltre 50 miliardi di euro e si calcola che le entrate delle Amministrazioni pubbliche attribuibili al comparto ammontino a circa cinque miliardi di euro.
Ad essere aumentato il numero delle persone che praticano un’attività sportiva: rispetto a quanto rilevato nel 2001, è stato registrato un incremento di ben 2,7 punti percentuali (pari a circa 1,6 milioni di individui), “a fronte di una contrazione di 1,2 milioni nel numero dei sedentari”.
La percentuale degli italiani che nel 2011 ha dichiarato di non praticare sport né attività fisica nel tempo libero è pari al 38,3%, si tratta di oltre 22 milioni di persone, un valore elevato rispetto a quelli dei principali paesi europei.
La spesa pubblica italiana destinata allo sport è decisamente inferiore, in “valori assoluti”, rispetto a quella di molti altri paesi. Ad esempio, “Gran Bretagna, Germania e Francia destinano allo sport un ammontare di contributi pubblici compreso tra il 3 e il 5% del Pil nazionale a fronte del 2% italiano”.
Lo sport è nell'Ue un importante settore economico a pieno titolo, che produce il 2% del Pil complessivo dell'Ue, mentre l'occupazione complessiva generata dalle attività sportive è di 7,3 milioni di unità, pari al 3,5% dell'occupazione complessiva nell'Ue.
Ma nonostante queste cifre, l'impatto economico delle industrie dello sport è spesso sottovalutato.
E' importante media e testate giornalistiche, a cominciare da quelle sportive, comincino ad approfondire il tema sport ed economia, si tratta di un modo originale per leggere la crisi ma anche per sondare possibilità inedite di sviluppo. La voce dell’Enciclodia Treccani, curata da Gian Paolo Caselli propone due definizioni dalle quali partire: "Si possono avere quindi due definizioni di economia dello sport: la prima, più ristretta, delimita il campo d'indagine agli effetti economici del grande sport professionistico e dei grandi avvenimenti; la seconda comprende anche gli effetti indiretti dellà sportiva, come l'acquisto indotto di abbigliamento e attrezzatura sportiva, il turismo sportivo, l'acquisto di giornali e pubblicazioni sportive”. (IM)