Nel regolamento della Lnd - Lega nazionale dilettanti della Figc c'è una norma che rischia di discriminare i giocatori non comunitari dilettanti. La norma in questione richiede la certificazione di un contratto di lavoro rilasciata da un non meglio precisato ente competente. Si tratta di una regola che non si applica ai giocatori italiani, da qui la denuncia lanciata nei giorni scorsi dalla Cgil. Sembra che la Lnd, stando alle parole del suo presidente Carlo Tavecchio, si sia accorta dell’ “errore” e si sia impegnata a provvedere. “E’ problema non nuovo – dice Simone Pacciani, presidente nazionale Lega calcio Uisp – Ai campionati di calcio Uisp può partecipare chiunque, italiano o straniero non importa, in possesso di un documento di riconoscimento valido. E’ una questione delicata che apre una discussione sulla legislazione in materia”.
"Credo che il diritto al gioco, così come sancito da diversi documenti internazionali, sia un diritto umano fondamentale – aggiunge Carlo Balestri, responsabile Dipartimento politiche internazionali Uisp – E’ chiaro che la Figc ha seguito pedissequamente le norme in materia di immigrazione. E’ altrettanto chiaro che però non si può negare a queste persone la possibilità di esprimersi attraverso la pratica sportiva. Soprattutto in un periodo di crisi economica in cui molti immigrati, in Italia da 10-15 anni, rischiano di diventare ‘irregolari’ perché perdono il lavoro. La burocrazia assillante si traduce in una limitazione di un diritto. Spero perciò che modifichino al più presto questa norma".
Questa polemica riapre la discussione su un'altra norma fortemente discriminatoria, che riguarda le "seconde generazioni". "Negli anni ’90 per contrastare il fenomeno della tratta dei minori, si stabilì un tetto al tesseramento dei ragazzi stranieri non comunitari – spiega Balestri - Che determina oggi una discriminazione per quei ragazzi nati in Italia che fino a 18 anni non hanno la cittadinanza italiana. E’ una norma che puntava giustamente a contrastare la tratta sportiva ma che da origine ad una forma di razzismo istituzionale. Con una maggiore elasticità, e fatte salve determinate garanzie, una soluzione si potrebbe trovare".
(F.Se.)