Crisi del calcio o crsi dell'intero mondo professionistico sportivo? Se lo sport è sempre più business è difficile parlare di etica, come ci dicono gli osservatori economici. Allora: in uno sport che è sempre più mercato, c'è ancora spazio per l'etica? Dopo aver affrontato questo tema la scorsa settimana con Simone Pacciani, presidente Lega calcio Uisp, ne parliamo oggi con Franco Biavati, responsabile Uisp dell'innovazione delle attività: "Ci sono delle anomalie antiche nello sport italiano: c'è lo sport troppo ricco, ci sono le distorsioni tipiche di una commistione spesso senza freni con le logiche affaristiche, che in alcuni casi sconfinano addirittura nell'illecito. C'è poi una parte di sport troppo povero, che non sostiene gli atleti, i quali per allenarsi sono obbligati ad enormi sacrifici o, ad esempio, ad entrare in qualche corpo delle Forze Armate, caso abbastanza singolare nel panorama europeo. Il corpo, da sempre, non rientra nel sistema educativo e i problemi si sono acuiti con la riforma Gelmini".
"Malgrado l'indifferenza del governo e la miopia del Coni, nella società civile è nato e si sviluppa sempre di più uno scenario nuovo: lo sport "fai da tè", che valorizza la persona, che mette al centro la cura di sé in termini salutistici ed estetici; che ricerca il benessere, il
piacere, il divertimento; che esalta le relazioni e la socialità; che fruisce e gode del rapporto con l'ambiente naturale e pretende una vivibilità diversa degli ambienti urbani".
"In questa nuova dimensione del movimento, dello sport cambiano i tempi, i luoghi, le modalità, spesso anche le discipline stesse si trasformano, si intrecciano, si mescolano e si ibridano - prosegue Biavati - tutto questo rappresenta un fatto positivo: meno sedentarietà, più
consapevolezza, più protagonismo, ma è anche un fenomeno abbandonato a se stesso. È perlopiù un'attività non sostenuta, in buona parte in mano al 'privato', spesso spregiudicato, senza scrupoli, che privilegia il profitto. Manca, in sostanza, il riconoscimento di un diritto alla pratica sportiva per il cittadino".
"L'Uisp, dalla sua nascita, è avanguardia del movimento che chiede il diritto allo sport, all'attività motoria. Il nostro sport è ricco di significati, non scinde l'attività fisica dal contesto sociale in cui si manifesta e dalle relazioni che produce. Ci poniamo seriamente e responsabilmente il tema della qualità della nostra attività e dei nostri educatori ed è per questo che ci siamo dotati di un Codice Etico delle attività che deve guidare ogni nostra azione ed intenzione. Siamo una grande associazione e per questo non siamo immuni da limiti o difetti, per questo abbiamo sentito la necessità di darci uno strumento forte che dia coerenza alla nostra proposta
associativa".
(I.M.)