Comitato Regionale

Emilia-Romagna

La formazione come briciole lungo il cammino

Come procede la formazione in Uisp? Lo abbiamo chiesto a Massimo Davi, responsabile della formazione dei tecnici e degli educatori Uisp in Emilia-Romagna.

 

di Ginevra Langella

 

Partiamo parlando di Briciole di Pollicino, il calendario della formazione Uisp Emilia-Romagna che siete riusciti a programmare fino a febbraio 2021. Come sta andando questa inaspettata digitalizzazione?
«Con le Briciole di Pollicino siamo entrati ormai nel terzo decennio di programmazione. È un grande risultato collaborare con i comitati su questo aspetto, perché come ben sai Briciole di Pollicino è l'insieme di tutta la formazione realizzata su tutto il nostro territorio dai comitati territoriali, dalle discipline nazionali e dal comitato regionale dell'Emilia-Romagna. Già l'anno scorso avevamo introdotto la novità della cartolina con il QR Code, che si è dimostrato estremamente utile per la sua possibilità di inserire variabili all'ultimo momento e togliere corsi che magari erano stati programmati ma che non si riuscivano a realizzare. Cosa che l'edizione cartacea non permetteva. Quest'anno addirittura abbiamo fatto un ulteriore salto di qualità grazie all'ottima collaborazione con il settore della comunicazione regionale, perché mentre nella cartolina dell'anno scorso era inserita la stagione di riferimento, su quella di quest'anno non abbiamo inserito l'anno di riferimento, facendo così di fatto diventare la cartolina uno strumento pluriennale. Il vantaggio è che il calendario della formazione regionale è molto più attendibile rispetto al passato. Come hai anche anticipato tu, adesso il calendario online è programmato fino a febbraio: io però sto già raccogliendo i corsi che verranno inseriti successivamente fino a coprire marzo! Poi soffermiamoci su quest'idea delle briciole: Pollicino ne aveva bisogno solo per tornare, noi invece ne abbiamo bisogno anche per segnare il nostro cammino. Questa idea si è rivelata molto azzeccata. Diciamo che è il nostro fiore all'occhiello: malgrado siano passati 24/25 anni sta ancora funzionando, con le opportune modifiche, certo, ma sta ancora funzionando».

Parliamo invece della tematica generale della formazione durante il lockdown. Siete riusciti a gestirla e mandarla avanti? Se sì, come?
«
Durante il lockdown non abbiamo mai smesso di fare formazione. Anzi, dirò la verità: su alcuni aspetti specifici, vedi per esempio la legge 6 regionale, la legge 14 regionale e tutto il progetto dei centri estivi, i cui protocolli durante quel periodo cambiavano settimanalmente, abbiamo sviluppato moltissima formazione. Una decina di seminari dedicati alla legge 6 e alla legge 14 erano già previsti, ma in aula, quindi li abbiamo modificati nella parte metodologica e didattica per essere condotti in videoconferenza. Invece, i sei seminari dedicati ai centri estivi sono stati pensati e progettati direttamente per essere webinar. La formazione online è stata in parte anche una scoperta, perché tutt'oggi ci sono alcune materie che è possibile continuare a sviluppare in questo modo. Dal momento poi che la formazione è possibile gestirla, condurla e attuarla anche da remoto, ho avuto la possibilità di dare continuità ai prodotti formativi. Sotto questo punto di vista i comitati sono stati bravissimi perché anche la loro formazione, soprattutto quella dedicata ai tecnici dei centri estivi, è stata trasformata ed adattata al percorso online che stavamo facendo. In più il mio ruolo a livello nazionale mi ha dato la possibilità, insieme a Patrizia Alfano e Tommaso Dorati, di elaborare una serie di regole che hanno integrato il regolamento nazionale per ciò che riguarda la formazione, nello specifico per quanto riguarda quella online e questo ha consentito alla formazione di non fermarsi mai».

Parliamo di Semi-in-aria, anche in vista del prossimo appuntamento che si terrà ad ottobre. Alla luce dei questionari che sono stati realizzati, vorrei sapere come questi possono aiutare nella definizione delle future scelte politiche.
«Semi-in-Aria è partita a Cesenatico appena prima del lockdown. Da lì sono emersi alcuni documenti, tra cui i questionari che fanno parte della nostra linea di progettazione. I questionari sono tre: uno rivolto alle società sportive, uno  rivolto ai soci e uno rivolto ai collaboratori tecnici sportivi. Per ognuno di essi, vi era una parte specifica rivolta ad ogni target, ma si sono figurate anche domande la cui trasversalità appariva immediatamente chiara a tutti. I tutor si sono divisi l'analisi dei questionari: alcune risposte, soprattutto quelle della parte trasversale, sono utilizzabili per comprendere una possibile direzione. Per esempio, è interessante il fatto che la fidelizzazione alla Uisp avviene o per vicinanza all'impianto sportivo o tramite conoscenza, rimanendo poi stabile nel tempo. Una cosa che invece non è stata positiva è che ai questionari i compilati non hanno tutti risposto con la medesima puntualità. Diciamo che c'è stato un atteggiamento diversificato, c'è chi lo ha promosso di più e chi lo ha promosso di meno. Questo rende più difficile la regionalizzazione delle risposte. Potrebbe essere più semplice prendere ad esempio il comitato di Bologna, che è uno dei comitati che ha risposto con maggiore puntualità e diffusione, e cercare di raccogliere una specie di risposta pilota per potersi poi orientare nelle varie idee. Credo che queste considerazioni siano molto importanti: sono considerazioni che restituiscono al mittente l'analisi delle risposte, ma entrare nel merito di ogni singola risposta diventa difficile e articolato e credo sia più un compito dedicato ai dirigenti. Questi documenti verranno consegnati in occasione dell'ultimo appuntamento che dovrà essere a metà ottobre, con il quale andiamo a chiudere il percorso di questo progetto. C'è da dire che la chiusura non era stata pensata in questo modo, ma con un workshop dedicato ad ogni singolo questionario. La logica concomitanza dei tempi congressuali non lo rende possibile e soprattutto opportuno, per questo si è pensato di restituire l'analisi dei questionari con un unico workshop e chiudere così il percorso documentazione. Al limite, dopo il congresso regionale e nazionale, potremmo riprendere alcune delle tematiche di orientamento».

Dai risultati emersi dai questionari a me hanno particolarmente colpito le numerose richieste in merito a un rinnovamento della didattica. Cosa ne pensi?
«
Sì, questo secondo me è il nostro futuro e coinvolge anche il futuro della formazione e del rapporto fra il socio, l'attività, la struttura dell'attività e le politiche. È sicuramente una risposta da dirigente mentre il mio profilo è di responsabile della formazione, ma sono convinto che la nostra diversificazione rispetto alle proposte sportive, che ormai fa il mondo intero, debba incentrarsi non tanto sul cosa, ma soprattutto sul come. Tra il mettere nelle condizioni e condizionare l'azione, noi dovremmo lavorare di più sul mettere nelle condizioni e quindi va studiata una didattica e una metodologia didattica specifica su quello. Ci sono già degli esempi, le ginnastiche o il nuoto,  si è fatto un grande lavoro sotto questo punto di vista qui. Si tratta solo di prendere alcuni esempi e trasferirli in formazione, soprattutto dal momento in cui sarà possibile tornare in palestra».

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