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Il parkour Uisp, pratica sportiva che aiuta a superare gli ostacoli

Fabio Saraceni, referente parkour Uisp Roma, ci porta all’interno della pratica sportiva considerata anche espressione artistica

 

Il parkour è l'Art Du Déplacement, ovvero l’arte dello spostamento. Questo infatti è il nome originale e più utilizzato nell'ambiente dei praticanti. Una disciplina mentale e fisica, per Fabio Saraceni, referente parkour Uisp Roma e presidente dell’associazione ADD Roma, che allena il corpo e la mente con l’obiettivo di superare qualsiasi genere di ostacolo. L’ADD (Art Du Déplacement) è considerata anche un’espressione artistica e, dopo aver passato un periodo sotto osservazione da parte di chi vedeva questa nuova pratica come inusuale, si è affermata diventando un punto di riferimento per molti appassionati

La Uisp è stata tra i primi sostenitori del parkour, mostrandosi subito interessata agli aspetti valoriali portati avanti. “L’Uisp è stata uno degli Enti di promozione sportiva che per prima si è interessata al parkour per l’aspetto valoriale - spiega Saraceni - La maggior parte delle persone e altri enti invece hanno focalizzato la loro attenzione sulla novità sportiva, non preoccupandosi del mondo che c’è dietro, che è l’aspetto più importante della disciplina. Una delle cose che caratterizza la pratica del parkour Uisp è la non competitività. Nella Uisp infatti non ci possono essere gare di parkour e questa cosa è fondamentale per passare da un aspetto sportivo-performativo ad un aspetto sportivo-ludico-ricreativo, inteso come ricerca personale e non come vittoria su qualcun altro”.

L’ADD Roma nasce come associazione nel 2013 e cresce sotto il cappello dell’Uisp. “È stata una cosa naturale. Questo perché ci ritroviamo fondamentalmente nei valori dell’ente di promozione”. L’associazione sarà protagonista al prossimo Festival delle periferie di Roma che si terrà fino al 23 maggio a Tor Bella Monaca. L’evento nasce per dare luce ai territori senza voce e nei tre giorni dedicati al tema della periferia ci sarà spazio per il parkour. GUARDA IL VIDEO della prima lezione in diretta da Tor Bella Monaca

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Perché il parkour è all’interno del festival che unisce politica, cultura e arte?
“I valori dell’inclusività, del rispetto del sé, del luogo e delle altre persone sono parte della metodologia educativa di strada. Abbiamo provato a passare questi valori a tutti i ragazzi del quartiere e piano piano a Tor Bella Monaca questa situazione è cresciuta ed è stata riconosciuta, tanto da far diventare lo stesso quartiere uno dei centri più importanti a livello nazionale per il parkour, proprio perché è nato qui e i primi video e raduni sono stati fatti in questa periferia”.

Sei d’accordo con le parole del tuo collega Antonio Calefato, formatore Uisp, secondo cui la piega agonistica che sta prendendo il parkour è un grande passo indietro rispetto alla filosofia della disciplina?
“Secondo me ha pienamente ragione. È inevitabile che avvenga questo perché la deriva agonistica-performativa è quasi sicura. Per questa ragione è ancora più importante continuare a battere sull’aspetto della non competitività, la ricerca personale, il superamento dei propri limiti e non il superamento dell’avversario. Sicuramente in futuro ci saranno gare ma ci sarà anche una buona parte di persone che non rientrerà in questa realtà perché non è inclusiva”.

Proprio su questo Antonio Calefato ha voluto, attraverso un video, mettere in evidenza il concetto di performance personale.

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Questa visione è condivisa nell’ambiente?
“Ci sono diverse correnti di pensiero. Si sta marcando sempre di più una divisione tra competizione e non competizione. La situazione si evolverà nella coesistenza di due percorsi paralleli. Da una parte la performance la farà da padrona, e sarà importante per raggiungere maggiore visibilità, perché lo sponsor è probabilmente più interessato a una gara rispetto a una pratica lenta e costante e non sempre spettacolare. Dall’altra ci sarà una grossa fetta di popolazione che scoprirà le caratteristiche e le potenzialità di una pratica inclusiva, non competitiva e volta al miglioramento personale”.

La situazione a Roma sugli spazi urbani qual è? Ci sono abbastanza possibilità di praticare parkour?
“La fortuna è che nell’ADD si studia corpo e ambiente e, facendo interagire questi due elementi, si lavora sul movimento all’interno dell’ambiente. Quest’ultimo va inteso come ogni cosa che ti contiene. Quindi qualsiasi pezzo di città va bene, è fruibile per chi pratica parkour. Bisogna invece specificare la percezione che hanno le persone rispetto a questo sport. In un primo momento c’è stato un po' di sospetto perché era una novità considerata “strana”, poi, attraverso molti video su internet e pellicole nei cinema, c’è stato un riconoscimento e molta curiosità riguardo alla disciplina. Negli ultimi anni però la tendenza si sta invertendo (forse anche a causa del covid-19), c’è stata una regressione seguita da un po’ di ostilità per l’utilizzo dello spazio pubblico”. (Sergio Pannocchia)