Nazionale

Sport e riscatto sociale, l'esempio di Junior Messias

Su Repubblica, il percorso di rivincita e riscatto di Junior Messias, ottenuto grazie allo sport e iniziato proprio dall'Uisp

 

La parabola di Junior Messias. A riscostruirla è stato il giornalista Maurizio Crosetti che, in un articolo di questa mattina su La Repubblica, ha ripercorso, attraverso le voci di chi lo ha conosciuto, la storia del giocatore del Milan, iniziata dai campionati di calcio Uisp. E’ lì che bisogna guardare per comprendere a pieno l’evoluzione della vita calcistica di Messias. Ritornare a Torino, nella periferia Barriera di Milano, dove il ragazzo abitava soffrendo i disagi di un migrante che si guadagna da vivere con lavori estenuanti e sottopagati. Bisogna partire dalle fondamenta, dai sacrifici, dal sudore versato, per comprendere in che modo un ragazzino apparentemente senza speranza è riuscito a ritagliarsi un posto nel mondo. Se si guarda al passato, appare chiaro che quella di Junior Messias non è solo una vicenda personale, ma un percorso di riscatto sociale ottenuto tramite lo sport. Lo sport che crea amicizia, speranza, cambiamento. Lo sport che fa da traino, tira forte e, come una corda tesa, allontana chi può dalla vita disagiata. Così, i vari campi da calcio su cui Junior Messias ha impresso i tacchetti hanno assunto nuova linfa e il valore dello sport sociale, quello per tutti e per tutte, si è concretizzato in tutto il suo potere. 

Nell'articolo trova la spazio la testimonianza di Amaro Iatanderson, all'epoca migliore amico di Messias, che ricorda di quando insieme giocavano con il Brasile al Balon Mundial, il mondiale dei migranti dell'Uisp. Nel 2013, a causa del permesso di soggiorno che tardava ad arrivare, Junior Messias scappa in Brasile per poi, dopo poco, rientrare in Italia, convinto dagli amici. Gli da lavoro Oscar Arturo Vargas, peruviano con una ditta di trasporti a Torino. “Portava i frigoriferi sulla schiena, facevamo traslochi, Junior puliva anche i mattoni delle demolizioni con suo fratello muratore, 20 centesimi a pezzo. Non voleva diventare un campione ma lo era già. Aveva perso il coraggio. Io gli dicevo che l'anima bisogna ricaricarla come un telefonino, come la batteria del furgone", racconta adesso Vargas. Ma la svolta arriva nel 2015 con Ezio Rossi, ex allenatore del Toro. Il suo talento non passa inosservato e Messias passa in Eccellenza al Casale, ottenendo da subito grandi risultati: segna 21 gol in 32 partite, iniziando la scalata al grande calcio e portando la sua squadra alla vittoria e al passaggio in serie D. Milita nel Chieri, Pro Vercelli, Gozzano passando tra serie D e C. Il 30 giugno 2019, Messias passa al Crotone, in serie B, contribuendo alla sua promozione in Serie A e diventando l'idolo dei tifosi crotonesi. Ad ottobre 2021, Messias esordisce in maglia rossonera.

"Lo vidi giocare al torneo Uisp contro il Survivor, la squadra dei rifugiati. Un fenomeno. Resistenza e velocità insieme. Lo hanno aiutato tantissimo i peruviani di Torino in quella squadra, la Sport Warique, dove Junior aveva bisogno di amicizia per riprendersi i sogni. A volte sembrava arreso, la burocrazia lo sfiniva. Mi diceva: per il calcio ho mangiato riso e sassi", dice oggi Rossi. Di lui si ricorda anche Vincenzo Manzo, allenatore del Chieri dove Messias ha militato. "A volte Junior arrivava al campo dopo dodici ore di lavoro e niente pranzo, magari si era fatto un trasloco al settimo piano senza ascensore e poi via a giocare. Io lo sapevo che poteva arrivare in A, anche se lo status di extracomunitario lo penalizzava di brutto. Ricordo un ragazzo chiuso e buono, virtuoso col pallone ma un po' fragile dentro. Ci lavorammo anche con lo psicologo ed ecco il risultato. Una meraviglia, direi". Poi la tappa al Gozzano, con l’allenatore Riccardo Gemelli. "Per noi era un esempio, i suoi sacrifici ci hanno insegnato a crescere". (A cura di Chiara Feleppa)