Cosè il Parkour? Il parkour è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘90. Consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante. Spesso questa disciplina è confusa con il free running, il quale si discosta dal Parkour in quanto l’efficienza viene messa in secondo piano.Oggi il termine Parkour è inflazionato, viene usato per chiunque si improvvisi a “zompare”. Il primo nome coniato (dagli Yamakasi) per descrivere la disciplina è stato Art du Déplacement (arte dello spostamento, Add). Nel 1998 nasce la parola Parkour, David Belle e Hubert Koundé usano l’espressione parcours du combattant (percorso del combattente). Alla parola parcours, sostituirono la “c” con la “k”, per suggerirne più aggressività, e hanno fatto cadere la “s” muta. Il parkour trae ispirazione dal metodo naturale ed indubbiamente ha subito metodologicamente contaminazioni dallo spirito e dai sistemi di allenamento militari e delle arti marziali. Nel 2003 Foucan usa per la prima volta il termine “Freerun”, oggi utilizzato per sottolineare il fine estetico della disciplina. Quello che accomuna queste diverse espressioni è il padroneggiare il movimento del corpo nello spazio.
La diffusione del Parkour
La diffusione del Parkour avvenne in primo luogo tramite passaparola, ricevendo in seguito l’attenzione di internet: da diversi anni, infatti, il principale mezzo di diffusione del Parkour è stata la rete, grazie ai numerosi video caricati su YouTube e siti affini, che contribuiscono all’ulteriore diffusione e conoscenza di questa pratica. Proprio alcuni di questi video, però, tendono a diffondere una immagine fuorviante del Parkour, poiché contengono spezzoni di allenamento e movimenti superflui che tendono a scontrarsi con l’idea di percorso continuo, di efficienza, di essenzialità, teorizzata dai fondatori.
Il contesto in cui nasce il Parkour
È utile comprendere qual è l’humus nel quale nasce e si sviluppa il Pk. La fine del XX secolo e l’inizio del XXI hanno inaugurato una nuova stagione “post-sportiva”, che ha visto il nascere ed il diffondersi di nuove forme di attività ludico-sportiva che assumono come proprio terreno di incontro e di gioco lo spazio urbano. Questo caleidoscopio di attività, pur assumendo proprie caratteristiche peculiari distintive, sono accomunate dall’intreccio di dimensione fisica, ricreativa e ludica, che le distanzia dal modello sportivo novecentesco incentrato su forza e prestazione a favore di un modello che valorizza piacere, abilità espressive, creatività, sperimentazione e partecipazione. La pluralità di pratiche comprese sotto questa etichetta (che vanno dagli sport della glisse some lo skateboarding, il rolleblading, lo snowboard, alla bmx e varianti, al parkour, alle street dance, alle evoluzioni urbane di sport agonistici più classici, come lo street basket e e altri sport da strada), pur mantenendo una certa autonomia tra loro e implicando differenti forme di strumenti e di movimenti, hanno come tratto comune l’origine nella cultura urbana e nel rapporto con lo spazio urbano, che è oggetto di riappropriazione e risignificazione. Al tempo stesso, queste pratiche riconfigurano il rapporto con il corpo che, da mero strumento per una pratica sportiva finalizzata al risultato, diventa luogo di sperimentazione e di espressione di sé: esse promuovono quindi nuovi modi di “vedere”, “sentire” e “vivere” se stessi e la città, stimolando nuove forme di relazioni, di partecipazione sociale e di cittadinanza attiva.
Il Pk in Italia e nella Uisp
In Italia il Pk fa la sua comparsa attorno al 2004, prima si sviluppa lentamente, poi sempre più velocemente. Nella UISP il Pk nasce nel 2012 quando l’Associazione mette l’attenzione su diverse discipline di nuova generazione, destrutturare, freestyle… Nei 4 anni da quando la Uisp si è occupata di Pk ha avuto una crescita esponenziale, merito certo della diffusione della disciplina, ma soprattutto della serietà con cui ce ne siamo occupati, sia sul terreno della formazione, che dell’attività.
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