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Emilia-Romagna

I Giochi tradizionali Uisp, dalla storia al futuro, su La gazzetta di Reggio

Da Reggio Emilia il racconto dell'evoluzione di un settore legato al territorio che promuove socialità e movimento. L'articolo di Elisabetta Tedeschi


“La gente non smette di giocare perché diventa vecchia, diventa vecchia perché smette di giocare”. Una frase che campeggia spesso negli allestimenti dei Giochi tradizionali Uisp di Reggio Emilia e che bene rispecchia il caleidoscopio di età ed esperienze della ventina di volontari, tutti muniti di attestato derivante da apposito corso di formazione, alternatisi nell’animazione dei 120 eventi organizzati quest’anno (un centinaio nel reggiano).
Se questo patrimonio culturale e umano si è radicato, lo si deve all’investimento della Uisp Reggio Emilia, che ha creduto nel progetto, ed alle piccole e grandi storie personali di chi ha deciso di dedicare il proprio tempo libero a portare in piazze, strade, parchi, centri sociali, circoli, centri sociali, scuole, palestre, palazzetti, centri commerciali, piscine, spiagge, addirittura castelli, e persino nelle carceri locali, i giochi tradizionali.

Quattro di questi animatori si sono messi attorno ad un tavolo per raccontarsi. Due “veterani”, Erasmo Lesignoli, il pioniere, per 32 anni presidente nazionale della Lega Giochi e Sport tradizionali, e Pierangelo Giovanetti, già atelierista nelle scuole dell’infanzia ed ora referente per i laboratori, figlio di Oddone, uno dei mai dimenticati fondatori della Uisp. Due “nuove leve”, Giuseppina Basile, insegnante e formatrice nel progetto scuole, e Daniele Bertani, volontario giovanissimo, ma già esperto.
Ricorda Lesignoli: “I giochi tradizionali sono nati nel 1990 grazie all’intuizione dell’allora presidente nazionale Uisp Gianmario Missaglia. Il nucleo centrale partì proprio da Reggio, e da lì si sono consolidate le esperienze di Emilia-Romagna, Veneto, Umbria, Marche, Puglia e Lombardia. Siamo arrivati ad avere nel nostro magazzino provinciale 110 giochi, oggetto di un catalogo ad hoc: 40 di movimento, 20 da tavolo e 15 di abilità, oltre ai classici giochi di società. E i giochi tradizionali sono stati proclamati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Sfogliando appunto le pagine del catalogo, si scoprono le regole di giochi classici come il tiro alla fune, la corsa nei sacchi, il rubabandiera, le freccette o il labirinto, ma anche di altri paesi, come l’indiano carrom”.

Giocare in compagnia significa staccarsi da smartphone e computer, divertirsi e socializzare. Lo rimarca Bertani: “Il compito di noi animatori, oltre all’allestimento dei giochi più adatti alla location ed alla verifica della sicurezza, è quello di stimolare i bambini e i ragazzi al gioco, rendendolo attrattivo, spiegandone le regole, allenarli a memoria visiva e postura, cercando di coinvolgerli al meglio”.
Gli fa eco Basile, affrontando il tema del “Progetto scuole”, che vede coinvolte 16 scuole secondarie di primo grado e culminato nei giochi provinciali svoltisi lo scorso 18 maggio al Parco del Liofante di Salvaterra. “Cerchiamo in questo modo di dare una possibilità anche a chi non riesce a fare sport, insegnando loro il valore del fare squadra e pure la cultura della sconfitta, confrontandosi con realtà diverse e con bambini che non siano soltanto i loro amichetti”.
Ultimi arrivati, i laboratori. Spiega Giovanetti: “Abbiamo ricevuto, soprattutto dalle scuole, la richiesta di affiancare ai giochi tradizionali attività quali la costruzione di giochi od il lavoro sui materiali, cercando quindi di allenarli alla manualità”.
Tra gennaio e febbraio partirà il nuovo corso nazionale di formazione. E chissà che non sia l’occasione per coinvolgere nuovi volontari, “perché i giochi tradizionali sono per tutti, dai 3 ai 90 anni”, chiosa Lesignoli. (Fonte: La Gazzetta di Reggio)