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Emilia-Romagna

"Il viaggio della Sises": una traversata in nave per giocare i mondiali di calcio

Il documentario della redazione Uisp Emilia-Romagna racconta, attraverso i testimoni, la storia del "ritiro galleggiante" da Napoli a Santos verso i campionati in Brasile del 1950, con alle spalle la tragedia del Grande Torino

L'album fotografico di Amedeo Amadei - Foto di Matteo Angelinidi Redazione Uisp Emilia-Romagna


Cliccare qui per vedere il documentario "Il viaggio della Sises"

 

 

"Il viaggio della Sises" è il primo documentario prodotto dalla Uisp Emilia-Romagna e dalla sua rivista Area Uisp. In esso si narra la storia della nazionale italiana che nel 1950 andò a giocare i campionati del mondo di calcio in Brasile - i primi dopo dodici anni di interruzione dovuti alla seconda guerra mondiale - dopo un viaggio in nave di quindici giorni. Tra i membri di quella spedizione l'attaccante Amedeo Amadei, con un passato nella Roma e nell'Inter, il centrocampista Egisto Pandolfini, giocatore di Fiorentina, Roma e Inter, il mediano interista Osvaldo Fattori e il portiere Giuseppe Casari, con un passato nell'Atalanta e nel Napoli. La nostra redazione ha incontrato questi energici ottantenni per ricostruire con loro la storia di quel viaggio.

Il centro su cui è focalizzata l'attenzione degli autori - Matteo Angelini, Francesco Frisari e Vittorio Martone - è per l'appunto la traversata. La squadra partì da Napoli, fece tappa all'isola di Las Palmas, alle Canarie, per un rapido allenamento a terra, poi ancora a Rio de Janeiro prima dell'arrivo a Santos. Durante il viaggio i giocatori furono alle prese con l'impossibilità di allenarsi adeguatamente sul piccolo ponte della motonave Sises e con il mal di mare, che impediva anche l'ipotesi di una dieta equilibrata. E poi con i palloni caduti in mare, tra i delfini che seguivano l'imbarcazione, la noia, i riti e gli scherzi tipici di qualsiasi ritiro ma che qui dovevano sottostare alle condizioni dell'oceano.

E dalle testimonianze emerge forte il ricordo del tragico antefatto che determinò la scelta della Federazione di far partire in nave quella nazionale. Il 4 maggio 1949 infatti, di ritorno da un'amichevole giocata a Lisbona, l'aereo della squadra di calcio nota come il Grande Torino, in procinto di vincere per la quinta volta consecutiva il titolo di campione d'Italia, si era schiantato sulla collina di Superga. Non c'era stato nessun superstite di quella squadra che costituiva per dieci/undicesimi la nazionale italiana.

La storia di quel viaggio ha poi come epilogo una sfortunata partecipazione al mondiale. I giocatori arrivarono sfatti in Brasile e furono battuti all'esordio per 3-2 dalla Svezia. A nulla servì vincere per 2-0 il secondo match contro il Paraguay, che intanto aveva pareggiato 2-2 contro gli svedesi, che passarono il turno. Eppure, come si "scopre" dalle testimonianze di questi vecchi calciatori, quel viaggio, con i suoi ricordi e i suoi vuoti, è rimasto centrale nella loro vita.

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