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Emilia-Romagna

Protagonisti della modernità

Il Terzo settore e l'associazionismo sportivo al centro di una proposta di legge sul valore sociale dello sport, presentata il 6 agosto e attualmente in discussione. Intervista a Vincenzo Manco, presidente Uisp

Vincenzo Manco, presidente Uisp - Foto di Antonio Marcellodi Vittorio Martone

 

BOLOGNA - "Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport e delega legislativa per il riordino della legislazione in materia di attività sportiva". È questo il titolo della proposta di legge per il riconoscimento del valore sociale dello sport presentata il 6 agosto nella sede del gruppo Pd alla Camera, di fronte a circa 50 rappresentanti di società e associazioni sportive. L'iniziativa è la naturale prosecuzione di un percorso che le società sportive del territorio hanno intrapreso nel 2012 e che ebbe come momento culmine, il 3 marzo a Roma, la manifestazione pubblica "Dare voce allo sport di base". In questo cammino la Uisp ha svolto un ruolo centrale, fino alla presentazione di questa proposta di legge che si concentra molto su aspetti giurisdizionali e fiscali a tutela del patrimonio rappresentato dalle associazioni sportive dilettantistiche (asd). Vincenzo Manco, presidente Uisp, ha seguito personalmente il cammino di questa legge, di cui abbiamo discusso con lui non solo in riferimento agli aspetti tecnici ma anche al portato d'innovazione culturale.

Il riconoscimento di un "quadro giuridico frammentario e disorganico" in tema di legislazione sportiva - peraltro maturato fuori dall'esame e dalla discussione parlamentare - è l'elemento centrale su cui si basa la proposta di legge. Secondo te è corretto affermare che questa situazione pone l'Italia in una posizione di arretratezza?
"La frammentazione legislativa è legata soprattutto all'anomalia del sistema sportivo italiano nell'ambito europeo. E l'anomalia è la delega al Coni, con l'assenza di un riconoscimento legislativo dell'associazionismo di base e di quello sociale, rappresentati dalle asd e dagli enti di promozione sportiva (eps). I tentativi fatti negli anni recenti, da quando questo paese ha tentato di dotarsi di un ministero che potesse quantomeno indicare politiche pubbliche sullo sport, hanno sempre mancato di organicità. Abbiamo avuto spesso interventi riguardanti la fiscalità generale, ma non un ragionamento promosso dalla base e raccolto dai parlamentari. Questa legge rappresenta un punto politico di novità in tal senso e fa fare un salto qualificante al paese. Il mondo dello sport sociale, oggi peraltro rappresentato in parlamento, si materializza in una proposta di legge che assume la responsabilità di una riforma organica e rappresenta la volontà di superamento della frammentazione e dell'anomalia".

Sono emersi immediati dubbi sulla copertura economica delle proposte contenute nel testo. Pur non essendo materia di competenza di un'associazione, che strategie propone la Uisp per il reperimento dei fondi?
"Questa legge vuole rispondere a un tema di prevenzione e tutela della salute. Per cui in primis il capitolo della salute può essere uno di quei contesti in cui trovare risorse. C'è poi tutto il tema dei diritti televisivi e delle scommesse sportive, leve che si potrebbero muovere sempre nel quadro economico della legge di stabilità e del momento di difficoltà del paese. Ma quello del sostegno allo sport è un passo che va fatto nella consapevolezza dei ritorni in prospettiva futura".

Credi che culturalmente non abbia ancora fatto breccia l'idea del fenomeno sportivo come potenziale motore economico della società?
"Dentro la spinta europea arrivata dal libro bianco dal 2007 ad oggi il punto di consapevolezza culturale e politico del ruolo che lo sport può giocare nel paese è sicuramente più alto. Ma non è ancora sufficiente. Perché rendere dal punto di vista culturale consapevolezza piena di quanto lo sport sociale possa giocare la propria partita dal punto di vista del lavoro, della produzione di beni e di risparmi, questo non è ancora un dato acquisito. Se così fosse non staremmo infatti parlando di dove andare a recuperare risorse. Siamo quindi di fronte ad un percorso che deve ancora essere supportato da un sostegno non solo politico ma anche sociale e culturale".

La proposta è stata preceduta da un'indagine conoscitiva del sistema sportivo. Quali a tuo avviso i principali elementi emersi?
"Uno particolarmente importante ma sottovalutato: il movimento di promozione dello sport sociale è quello che nel paese segna i maggiori numeri di presenza e radicamento sul territorio. Le società sportive che hanno strutture fisiche - dall'impianto alla sede - rappresentano un punto di riferimento che può essere definito di antenna sociale sul territorio. L'altro è la necessità di dare risposte dal punto di vista della semplificazione burocratica e del sostegno ai servizi. Perché queste realtà dello sport sociale possono crescere e creare opportunità economiche di maggiore e più ampio respiro".

Elemento centrale della proposta è l'articolo 12, che pone la delega al Governo per l'emanazione di un testo unico entro 24 mesi dall'entrata in vigore della legge. Quanto è importante secondo te per il paese un testo unico di riferimento per il mondo dello sport?
"Se il paese vuole essere modernizzato, una delle risposte che non solo questo governo ma anche quelli a venire devono dare è il riconoscimento dell'esistenza di forze dell'associazionismo mature e capaci di produrre elementi di benessere sociale. Forze che dovrebbero lavorare tutte insieme ai livelli politici e istituzionali per produrre una nuova forma di welfare modernizzato, in un ruolo di protagonismo sussidiario. L'articolo 12 di questa proposta di legge pone questa necessità e responsabilizza il Governo in quest'ottica. Il riconoscimento di questo mondo vuol dire permettere a quel segmento di sedere al tavolo ed essere protagonista di questo ammodernamento".

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