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Emilia-Romagna

Peace Games: ricostruire con il gioco le relazioni nelle zone di conflitto

Il presidente Daniele Borghi illustra i progetti di cooperazione in Bosnia dopo un recente viaggio a Zenica e Mostar.

Uno dei ludobus donati da Peace Games Uispdi Redazione Uisp Emilia-Romagna


BOLOGNA - Da martedì 25 gennaio sino a sabato 29 una delegazione di Peace Games, ong della Uisp, è stata in Bosnia-Erzegovina, ospite nelle città di Mostar e Zenica, per seguire gli sviluppi dei diversi progetti di cooperazione internazionale nell'area dei Balcani. Abbiamo chiesto a Daniele Borghi, presidente di Peace Games Uisp, di farci un resoconto di questo viaggio di pace.

Partiamo con il dare una descrizione della realtà locale della Bosnia-Erzegovina oggi.
"L'attuale Bosnia-Erzegovina non è uno stato uniforme sia dal punto di vista etnico che religioso. Le due zone periferiche ad est e a ovest sono l'una a maggiore presenza serba di credo ortodosso e l'altra a maggiore presenza croata e credo cattolico. Nella parte centrale queste due etnie convivono con la terza, ovvero quella bosniaca e musulmana. Le percentuali con cui si distribuiscono queste realtà sono molto diverse rispetto a quelle dell'inizio del conflitto, poiché oltre alla pulizia etnica molta gente è andata via. Ci sono dunque diverse Bosnie, con problemi di relazioni ancora molto profondi. I problemi maggiori si concentrano ovviamente nella parte centrale del paese ma anche in zone più periferiche come quella della città di Mostar, che anche se quasi completamente ricostruita porta ancora evidenti i segni della guerra".

Quali erano le priorità prima della partenza per la Bosnia-Erzegovina?
"Il viaggio era finalizzato a verificare l'andamento di due i progetti. Il primo riguarda la realizzazione del 'Secondo giardino dell'amicizia' a Mostar. Il ripristino di questo giardino, che peraltro ospita un importante monumento contro il fascismo, ha un profondo valore simbolico: l'area sorge infatti accanto al boulevard che in tempi di conflitto rappresentò la linea di separazione tra le due parti della città. L'altro motivo è legato al progetto 'Giochi in rete' che ha coinvolto 7 organizzazioni diverse in altrettante località dislocate nelle parti serba, croata e bosniaca. Oltre a Peace Games e Uisp, in questo progetto sono coinvolte anche le associazioni Nexus ed Educaid che han lavorato con il contributo di delle Regioni Emilia-Romagna e Friuli. Venezia-Giulia".

Qual è la storia pregressa di questi progetti e quali sono le prospettive future?
"La costruzione del giardino era ferma da molti anni per differenti problematiche logistiche, nonostante noi avessimo anticipato nel 2004 il 50% dell'importo dei lavori. Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato la direttrice dei lavori e la segretaria generale del comune che hanno fissato agli inizi di aprile il termine per l'inaugurazione. Per quanto riguarda 'Giochi in rete', in passato grazie a questo progetto abbiamo dotato di alcuni ludobus le 7 località coinvolte occupandoci direttamente anche della formazione degli operatori del gioco. Obiettivo finale del progetto nella sua prima fase era la costituzione di un'associazione nazionale che si occupasse di gioco ed educazione e potesse relazionarsi alla Uisp. Questo non è successo poiché, oltre a problemi di natura economica, si è capito che non è ancora percorribile la strada dell'associazione unitaria. Adesso, per impegnare le restanti risorse a disposizione del progetto e rilanciare le azioni abbiamo cercato di capire come potremmo strutturare il prossimo anno di attività. Dopo un incontro a Zenica, nel cuore della Bosnia, ci siamo lasciati con diversi compiti da svolgere: loro si occuperanno di verificare sul territorio le disponibilità delle aziende e delle amministrazioni locali a cofinanziare la parte finale del progetto; noi verificheremo invece la possibilità di coinvolgere l'Unione Europea e altre regioni italiane. Lo scopo finale è sempre quello di continuare a promuovere il gioco con le attività dei ludobus nelle scuole e tra le associazioni, cercando di far comprendere la sua importanza nelle politiche istituzionali".

Come mai ritenete il gioco una priorità per un territorio ancora aperto a così tanti conflitti e contraddizioni?
"Tutte le attività che abbiamo cercato di realizzare in Bosnia negli ultimi dieci anni, partendo dal gioco e dall'attività motoria, erano tutte incentrate sul ricreare relazioni laddove le relazioni sono state violentemente interrotte. Il proporre giardini in quella zona della città, dove si è combattuto di più nel periodo della guerra, dove i cittadini di est e non ovest ancora oggi non abitano ma passano velocemente vuol dire restituire a tutti uno spazio, creando le condizioni per i cittadini per tornare a fermarsi, parlare con le persone, coi bambini e gli anziani, ricreando il sistema di relazioni interrottosi con la guerra. Allo stesso modo il gioco rappresenta uno spazio di resa e di incontro, in cui in maniera naturale si possono abbandonare le differenze e tornare a comunicare. Siamo convinti che in queste zone la priorità non sia solo quella di ricostruire ponti e ospedali ma anche solide reti di relazione fra le persone".

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