Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Il Comitato delle lucciole alla manifestazione "Se non ora, quando?"

Intervista a Pia Covre, presidente della onlus che tutela e promuove i diritti civili delle prostitute.

Gli ombrelli rossi del Comitato delle lucciole alla manifestazione 'Se non ora, quando?'BOLOGNA - A partire dall'edizione del 2009 dei Mondiali Antirazzisti, annuale manifestazione della Uisp contro tutte le discriminazioni, il Comitato regionale dell'Emilia-Romagna porta avanti il proprio lavoro nel campo delle diversità di genere con l'idea di raccogliere le voci plurali che si occupano di integrazione e pari opportunità. Per questo, in occasione della manifestazione "Se non ora, quando?", abbiamo scelto di intervistare Pia Covre, presidente del Comitato delle lucciole, onlus che si occupa della tutela dei diritti civili delle prostitute.

Pia, assieme all'associazione Sexyshock di Bologna - che da tempo ormai collabora con Uisp per i Mondiali Antirazzisti - anche il Coordinamento delle lucciole ha partecipato alla manifestazione del 13 febbraio. Con quale formula e con quali propositi siete andate a Roma?
"La nostra partecipazione si è basata sul motto 'Noi vogliamo tutto'. Con i nostri ombrelli rossi abbiamo voluto rivendicare i diritti di tutte le donne, ribadendo il concetto di essere libere e liberate dagli stereotipi che ci mettono in lotta tra noi secondo il modello donne per bene vs donne per male. La ovvia protesta contro  questo governo e questo stato di cose si è estesa per noi contro tutti quelli che non riconoscono pari opportunità fra i generi".

Alla partecipazione alla manifestazione non avete affiancato però la sottoscrizione del manifesto. Può spiegare il perché di questa scelta?
"Non c'è stata sottoscrizione semplicemente perché abbiamo ritenuto moralisti i toni di questo manifesto che peraltro non mette in chiaro la condizione della donna nelle più svariate situazioni. Lì non sono stati messi a fuoco i veri problemi delle donne e, secondo noi, lì si è scelto di rivolgersi solo alle donne per bene".

Quale ritiene possa essere stato il contributo della vostra voce? E inoltre, ritiene che le differenze presenti nel "mondo femminile" possa indebolire il contrasto a questa politica?
"Tutt'altro. Credo che ci sia nella società una richiesta di voci plurali e che si debba tenere conto di tutte queste voci per programmare le politiche delle donne. Il problema infatti non riguardano solo le donne ma il come esse vengono trattate le donne. Io credo che esserci in tante e con posizioni diverse, per discutere e dibattere, sia solo un bene per il futuro. Il nostro approccio alla manifestazione è stato proprio quello di 'contaminare' la piazza con idee di libertà diverse".

Quando si parla di rivendicazioni al femminile il '68 torna attuale. E il dibattito si infuoca tra chi dice che il bunga-bunga è una conseguenza del libero amore predicato allora e chi afferma che le lotte al femminile dell'epoca non debbano essere usate per legittimare la scelta della prostituzione. Al centro del dibattito resta il corpo, elemento centrale per un'associazione come la Uisp. Qual è la sua riflessione al riguardo?
"Noi non mettiamo in discussione le conquiste delle donne e degli uomini, che peraltro ritengo non si siano ancora completate. Mettere in discussione tutto quel passato vuol dire retrocedere ad un moralismo bigotto che innanzitutto non consente a tutti i cittadini di vedersi garantiti dei diritti. Il '68 ha dato certamente una spinta a una maggiore consapevolezza del sé, forse portando anche molte donne a poter pensare al lavoro sessuale come a una libera scelta. Ma non credo sia questo il punto. Credo che nel movimento femminista si possa e debba dibattere ancora evitando futili rigidità".

E c'è il rischio che per dibattere troppo al proprio interno si dimentichi la questione centrale, ovvero l'uso maschilista che il potere fa del corpo della donna?
"Ecco, il volantino che abbiamo sottoscritto contesta esattamente questa cosa: il modello di donna che ci viene imposto nella nostra società. Ma al contempo contesta la demonizzazione della prostituzione fatta da chi dimentica che si può vendere il proprio corpo anche con altri lavori faticosi e logoranti. Ci sono esagerazioni che vanno discusse e penso e spero che questo momento possa essere occasione per aprire una nuova piattaforma e rivendicare un mondo migliore per tutte quante. In più, credo sia il tempo che le donne che nei partiti o altrove occupano ruoli istituzionali si impegnino con più efficacia per la dignità di tutte le persone per un miglioramento che sia di tutti, con rispetto e senza discriminazioni. Pretendiamo che chi può cambiare le cose lo faccia in un'ottica di uguaglianza".

(vi.mar.)

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