Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Il rapporto tra Uisp e amministrazione comunale nella città di Reggio Emilia

Intervista a Mauro Rozzi, presidente del locale Comitato dell'Unione Italiana Sport Per tutti

Attività Uisp in piazza a Reggio Emiliadi Vittorio Martone


REGGIO EMILIA - Il primo ottobre Reggio Emilia ha festeggiato la Uisp con la consegna del Tricolore da parte del sindaco Graziano Delrio a Filippo Fossati, presidente nazionale dell'associazione per lo sportpertutti, nell'ambito delle celebrazioni legate ai festeggiamenti del trentennale di Let's Dance, storica associazione sportiva reggiana nata nel 1981 in seno alla Uisp locale. Abbiamo intervistato al riguardo Mauro Rozzi, presidente del Comitato Uisp di Reggio Emilia.

Mauro, dal vostro territorio è giunto all'associazione un importante riconoscimento che investe la Uisp ben oltre il solo piano locale. Il lavoro che svolgete sul territorio è parte integrante di tale riconoscimento. Per questo motivo ti chiedo com'è strutturata la vostra collaborazione con il comune di Reggio Emilia e su quali fondamenta si basa?
"Nelle relazioni con il comune Uisp è presente, ben oltre lo sport, su tutti i vari tavoli che si occupano di sanità, servizi sociali e cultura. La nostra collaborazione vuole dare infatti un contributo trasversale. Pertanto, siamo ovviamente presenti sui tavoli come quello della Fondazione per lo sport e delle Consulte comunale e provinciale per indirizzare le attività sportive, ma soprattutto stiamo presidiando i tavoli di quartiere per stare più vicini ai territori, intervenendo sulle esigenze locali e relazionandoci alle circoscrizioni, alle associazioni e ai cittadini che vivono quei territori".

In che termini puoi descrivere il contributo che la Uisp di Reggio Emilia sta fornendo all'amministrazione locale?
"Abbiamo promosso l'attività motoria all'interno di assessorati che prima non la consideravano una priorità, come ad esempio quello alla sicurezza e coesione sociale. Stiamo riuscendo a diffondere un'idea di sport declinabile in maniera differente dal solito, basandola su un salto culturale che vede lo sport legato soprattutto alla socialità, agli stili di vita sani e al benessere. E stiamo promuovendo lo sport come valido strumento di integrazione, collegandolo anche all'idea che la forte presenza di stranieri che si registra a Reggio non è un problema ma un'opportunità".

Il dato sul tesseramento ad oggi parla di 45 mila tesserati per il vostro Comitato, che si segnala come una delle realtà più importanti sul territorio regionale. Numeri che impongono una gestione economicamente sostenibile del Comitato e al contempo politiche sociali al centro della vostra attenzione: come gestite il rapprto tra finalità associative e risorse economiche?
"Indubbiamente con molta difficoltà. La fortuna della Uisp di Reggio Emilia è di aver creduto in passato in una struttura controllata dal Comitato ma separata da esso. Parlo della srl Sportiva, che gestisce sei impianti in cui si sviluppa attività Uisp. È una realtà solida che con efficacia promuove attività votata al sociale con un meccanismo di gestione aziendale, rispettando le regole che stanno lungo la linea di confine complessa tra impresa e associazione. Poi c'è il discorso riguardante la sede, con i suoi dipendenti e gli impegni importanti che il Comitato si è assunto. È qui che risiede la difficoltà cui accennavo prima: tenere in piedi un Comitato fortemente strutturato nel mentre fuori cresce la richiesta di attività non strutturate. Ciò vuol dire, rispetto al tesseramento, che anche se si mantengono le società sportive storiche siamo obbligati a fare i conti con i cambiamenti della società e con l'incremento delle attività meno strutturate sul modello delle società sportive".

Anticipi un tema su cui volevo una tua riflessione. Reggio Emilia infatti è un fulcro della Lega Sport e Giochi tradizionali, che da tempo lamenta la difficoltà di tesseramento rispetto alle attività meno strutturate. Questo problema è presente anche in altri settori?
"Siamo in un momento in cui si diffondono sempre più attività a basso costo, anche tradizionali come ad esempio il podismo, in cui non è vincolante essere tesserati a società sportive che fungano da mediano. Il punto su cui riflettere è allora uno: rivedere il rapporto tra le società sportive e la Uisp con l'idea di creare nuove fonti di aggregazione, anche non strutturate. Su Reggio stiamo spostando l'asticella verso l'attività destrutturata nei parchi e in ambiente: un percorso che sposta gli associati dalle società sportive a una realtà più libera".

È un modo per salutare la vecchia struttura associativa?
"No. La scommessa non è quella di traghettare le persone da una parte all'altra, da una realtà vecchia a una nuova, ma piuttosto quella di intercettare le fasce di persone che o si muovono autonomamente, facendo scoprire loro qual è il vantaggio di stare nella nostra associazione, o che prima non si muovevano affatto. In questo, partiamo dal vantaggio di avere figure molto professionali tra i nostri operatori che possono far percepire con facilità il valore aggiunto".

Potresti fare un esempio del processo che hai in mente?
"Qui a Reggio, proprio per il rapporto che c'è con l'amministrazione comunale e gli assessorati, abbiamo già sperimentato proposte sviluppate in sinergia con l'amministrazione e rivolte a un'utenza non necessariamente schierata e tesserata. Il percorso può nascere da un evento pilota come una manifestazione pubblica in cui la partecipazione delle persone è libera. Da qui, si può poi arrivare a capire gli sviluppi per le persone e il modo in cui la Uisp può dare una mano".

Proviamo a dare una testimonianza pratica di questo approccio.
"In città il comune aveva creato uno skate park gestito dalla sola amministrazione e che cominciava a diventare un problema per i cittadini del quartiere. La Uisp è intervenuta avviando un percorso con i ragazzi che frequentavano il parco, istruendoli sui vantaggi legati al costituirsi in associazione. Da qui è nata l'associazione sportiva dilettantistica 'La Rampa', costituita da ragazzi tra cui il più vecchio ha 22 anni, che gestisce direttamente lo skate park con il nostro aiuto, evitando il degrado degli spazi e avvicinando nuove persone all'attività, senza obbligo di tesseramento. In questo caso, la loro libera scelta di costituire un'associazione li ha messi in condizione di acquisire vantaggi nella gestione di uno spazio e nella promozione dell'attività, senza stravolgere le logiche libere nella fruizione dello spazio e della stessa pratica dello skate. Con questo esempio voglio solo sottolineare che per correre in un parco non è necessario avere una tessera, quale essa sia. La cosa cambia però se al proprio fianco si hanno operatori, gruppi di cammino, assistenza e socialità che possono allora giustificare il costo annuale di una tessera".

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