Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Tre punti di vista sulla Uisp e le politiche sportive

Intervista a Vincenzo Manco, presidente del comitato Emilia-Romagna. Una riflessione sul ministero dello sport, sul futuro percorso congressuale della Uisp e sullo sviluppo delle politiche associative regionali

di Vittorio Martone


BOLOGNA - Il 2012 ha registrato il debutto pubblico del neo ministro dello sport Piero Gnudi, che a Trento il 10 gennaio ha preso parte alla cerimonia di "lancio" della prima Olimpiade giovanile di Innsbruck. "Voglio dimostrare che il mio primo impegno da ministro sarà soprattutto per i giovani - ha dichiarato Gnudi in quella circostanza - verso i quali dobbiamo compiere uno sforzo maggiore in modo da aumentare la diffusione dello sport nelle scuole e università".

Vincenzo Manco, presidente regionale Uisp Emilia-Romagna, come commenti questo esordio pubblico del tanto agognato ministro dello sport? E inoltre, quali sollecitazioni giungeranno dalla Uisp al neo ministro Gnudi?
"Parto da una riflessione generale che riguarda il metodo attraverso cui questo governo - con un'inversione di tendenza rispetto al recente passato - ha ridato valore al rapporto con la società organizzata. Tenendo al tavolo della concertazione sociale anche il Terzo Settore, Monti ha fornito un segnale importante che noi registriamo positivamente. Come appartenenti al movimento sportivo auspichiamo però segnali chiari sulle idee che il ministro Gnudi intende proporre per impostare le politiche pubbliche in materia di sport. Intanto la Uisp si è già mossa richiedendo un incontro con il ministro per discutere nel merito e, nel confronto, presentare le nostre specificità e le nostre idee".

Oltre al confronto con il ministero, in questo nuovo anno la Uisp attraversa un ponte verso il congresso nazionale del 2013. Come è impostato questo cammino e quali novità lo contraddistingueranno rispetto alle esperienze passate?
"Si può dire che l'associazione ad oggi è già chiamata ad avere la propria testa rivolta al congresso, che nelle prassi non si è ancora aperto. Noi continueremo a tenere ferme le scelte formalizzate nei percorsi normativi interni, ovvero far svolgere le assemblee di Lega e i congressi territoriali e regionali prima del congresso nazionale, per garantire la partecipazione più alta possibile di tutti i soci e quindi la maggiore democrazia possibile. Solo così nel quadriennio successivo si può assicurare la governabilità. Proprio in questa fase di contesto politico così particolare sarà sicuramente più gravoso per la Uisp tenere un rapporto costante tra il percorso politico pubblico e quello dell'associazione. Nel 2013, oltre al nostro congresso, ci saranno infatti le elezioni al termine del mandato di Monti. Data questa concomitanza, potremmo approfittare però dell'elaborazione dei nostri contenuti per proporre alla politica nuove idee per lo sviluppo di nuove politiche pubbliche in tema di sport e di welfare. In quest'ottica stiamo sviluppando una serie di eventi nazionali nei quali cercheremo, a seconda dell'argomento, di rimarcare la rilevanza nazionale delle nostre peculiarità. Tra questi eventi c'è anche l'assemblea nazionale delle società sportive che a breve sarà convocata".

Intanto lunedì 16 gennaio la Uisp Emilia-Romagna ha tenuto una direzione regionale allargata incentrata sul rapporto tra promozione dell'attività motoria e politiche di welfare. Un incontro da cui è emersa l'esigenza di tutelare la politica associativa. Giustamente, non si vuole rischiare che i bandi pubblici per il reperimento delle risorse, tanto più preziose in periodo di crisi, possano influenzare l'identità progettuale dell'associazione. Come si tiene insieme questa contraddizione?
"Anche qui parto da un punto politico-istituzionale rilevante. Il 13 gennaio la Regione Emilia-Romagna ha tenuto un seminario con il titolo 'Un altro welfare: esperienze generative' presentando una ricerca sui progetti realizzati dal mondo del Terzo Settore nel territorio emiliano-romagnolo. C'era anche un progetto che riguardava la Uisp e, in particolare, il comitato di Ferrara. Quel che dobbiamo cogliere da quel momento di riflessione molto alto credo sia questo: il fatto che la Regione Emilia-Romagna nei rapporti con il Terzo Settore abbia deciso di tentare una svolta. È chiaro a tutti che non è più sufficiente promuovere buone pratiche (il fare purchessia, anche se poi utile socialmente), ma bisogna costruire attività con forte valenza sociale e generative di altro valore, anche economico. Anche noi abbiamo bisogno di metterci in gioco e capire se riusciamo a rispondere a quel quadro che la Regione pone sulle politiche pubbliche in tema di welfare. Ma noi dobbiamo porci solo come coloro i quali intendono intercettare risorse? Chiaro che la risposta è no. La nostra capacità di innovazione deve rivolgersi non solo alla politica ma, cosa altrettanto centrale per la Uisp, al cittadino e alle società sportive. Questo si fa coniugando la popolarità della nostra proposta con l'innovazione. La nostra proposta deve riflettere sul fatto che i nostri costi possono diventare uno sbarramento, visto il generale rincaro del costo vita. Per questo dobbiamo rimodulare l'offerta in base alla popolarità, guardando alle fasce deboli. Siamo da ventidue anni diventati l'associazione dello sport per tutti ma conserviamo la nostra attenzione al popolare. E per questo dobbiamo cominciare a fare un ragionamento anche di ottimizzazione delle nostre risorse. Questi risvolti economici e sociali impongono di avere lo sguardo puntato contemporaneamente all'accreditamento politico-istituzionale, ai cittadini e alle famiglie, alle nostre società sportive, che ci permettono di essere associazione e farci affermare nel livello politico-istituzionale. E questo non si fa stando chiusi nelle stanzette tramutate in 'progettifici'".

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