Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Area Uisp n. 9 (novembre 2009)

La copertina di Area Uisp n. 9 (novembre 2009)Cliccare qui per scaricare il numero in pdf (7,46 MB)

Sommario

Editoriale
di Vittorio Martone

Dal punto di vista degli altri
di Vincenzo Manco

Complichiamoci la vita
di Mario Reginna

L'onda lunga degli ultras. Intervista a Carlo Balestri
di Vittorio Martone

Tutti i colori dell'antirazzismo
di Daniela Conti

Il nostro ambiente naturale
di Giorgio Campioli

Lo sport postmoderno
inserto a cura di Massimo Davi

Un passo dopo l'altro
di Francesca D'Ercole

Tenendo d'occhio l'Altomare
di Marco Tommasi

Corpi nel qui e nell’altrove
di Nicola Alessandrini

Insieme per progredire insieme
di Carla Gallusi

Lo spettacolo del gioco
di Giorgio Gollini

Il punto sul pallone
di Andrea Casella

Sicurezza sul lavoro
di Francesca Colecchia

Editoriale

di Vittorio Martone


Essere diverso è una condizione comune a ciascuno di noi e, per ciascuno di noi, la propria diversità rappresenta un valore, un elemento di unicità e riconoscibilità di cui andare feri. I "problemi" con la diversità probabilmente cominciano invece quando dal campo privato si passa a quello pubblico e sociale. Allora la diversità diventa una questione di raggruppamenti, molto spesso anche di ghettizzazione. E poiché queste strutture possono anche apparire comode per coloro che le interpretano come se ne fossero al di fuori, ecco che si rende necessario uno sforzo di immedesimazione. Perché, per tornare ad essere solo la consueta diversità di ciascuno di noi, forse la diversità dell'altro, il suo disagio mentale o fsico, il suo orientamento sessuale non etero-normato, la sua reclusione o la sua provenienza "altra", devono probabilmente permeare il più possibile le nostre strutture interiori.

Per questo abbiamo dedicato questo numero di Area Uisp al concetto di diversità, consapevoli di correre il rischio di incappare nella retorica della "disgrazia". E consapevoli del rischio di incorrere nella ghettizzazione abbiamo provato a parlare di diversità al plurale, di declinazioni di diversità diverse le une dalle altre. Siamo partiti dal consueto contributo critico del presidente regionale Vincenzo Manco per poi fare una rassegna delle tante identità che si sono incontrate e confrontate ai Mondiali Antirazzisti 2009. Rimanendo in tema di "altro" calcio abbiamo affrontato con Carlo Balestri, responsabile del Progetto Ultrà, l'argomento del tifo da curva, quello degli ultras spesso criminalizzati e, con l'aiuto di Daniela Conti, quello degli ultras che si organizzano a livello europeo per promuovere l'antirazzismo. Da qui siamo passati all'altro sport e all'altra formazione dei dirigenti, praticati in contesti destrutturati e a contatto con la natura come nel caso dell'Appennino tosco-emiliano, con gli interventi di Giorgio Campioli e Francesca D'Ercole. Parlando di "altra attività motoria" ci siamo concessi un excursus di sedici pagine sugli sport postmoderni, a cura della rubrica Innovazione, Ricerca e Formazione. Spazi altri e altro sport, unitamente alla diversabilità, è stato anche il tema con cui abbiamo salutato l'ultimo appuntamento con la rubrica Altomare di Marco Tommasi, nella speranza di ospitare nuovamente su queste pagine storie di giovani lupi di mare. Dalle distese del mare aperto siamo passati poi agli spazi recintati da mura e cancelli, con un intenso racconto di Nicola Alessandrini sullo sport e l'evasione nelle carceri. Da qui siamo passati alle nostre Leghe, che per l'occasione si sono concentrate su diversità motoria, con il racconto del judo di Carla Gallusi, su diversità di genere e di insegnamento nel basket, con il contributo di Giorgio Gollini, e sulle storie di pallone e dei "Matti per il calcio" raccontate da Andrea Casella e dall'associazione Va' Pensiero. In chiusura, le norme per evitare la diversità di trattamento in termini di sicurezza dei lavoratori, spiegate con la consueta perizia e puntualità da Francesca Colecchia per Arsea srl.

Speriamo d'aver contribuito, con questo numero, a lasciarci alle spalle la logica comune della diversità come condizione d'infelicità che stoicamente va portata sulle spalle. Speriamo d'aver raccontato storie che parlano di quello che in realtà siamo tutti noi, ovvero persone con gioie e dolori nel cuore che si alternano tra i due poli cercando di tener dritto il timone. Speriamo d'aver mostrato in questo percorso che lo sport può essere d'aiuto, anche grazie all'anestetico naturale ricco di endorfne che ogni attività motoria fa rilasciare. Speriamo, in sostanza, di aver raccontato come, rispetto all'idea della diversità come gabbia, si possa essere "liberi tutti".

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