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Dalle fiere ai campi da golf

Intervista a Francesco Aceti, coordinatore nazionale Golf Uisp: "Stiamo riuscendo a cambiare la vecchia mentalità che considera questo come uno sport d'élite"

Il golf nel PalaUisp agli SportDays di Rimini - Foto di Antonio MarcelloRIMINI - Come far avvicinare la gente al golf all'interno del padiglione di una fiera? Semplice: basta avere a portata di mano una sacca piena di mazze, molte palline, una struttura gonfiabile a forma di tunnel circondata da reti per interrompere la traiettoria dei colpi e l'accoglienza degli operatori del Coordinamento Golf Uisp. I tratti che distinguono questi appassionati? Molta disponibilità, simpatia e pazienza con i più incapaci (come chi scrive) e tanta voglia di far avvicinare a questa disciplina i giovani, le donne e i bambini. E tutto l'insieme ha riscosso grande successo.

Francesco Aceti, coordinatore nazionale Golf Uisp, come commenti questo risultato?
"Con entusiasmo ma senza sorpresa. Infatti in tutte le fiere cui partecipiamo e nelle occasioni in cui proponiamo l'avvicinamento al golf abbiamo sempre riscontrato grande attenzione nell'approccio delle persone. In Italia la gente si reca sui campi o presso le strutture apposite molto difficilmente, soprattutto perché non esiste una cultura del golf, che viene percepito ancora come sport d'élite. È chiaro quindi che portare questa disciplina tra la gente gratuitamente dà ottimi risultati".

Eppure questa attività è stata da sempre riservata a pochi. Rispetto all'impegno Uisp per lo sportpertutti - che sinteticamente si può definire legato alla promozione, all'accessibilità economica e alla socialità in luogo della competizione - è possibile individuare qualche contraddizione?
"Io non parlerei in questi termini. Da quando abbiamo lanciato il concetto che il golf può essere praticato da tutti stiamo lentamente riuscendo a trasformare la vecchia mentalità e le antiche convinzioni. In più, sono ormai nati campi pratica dai costi accessibili, pari a 400 euro annui: una spesa simile a quella per l'abbonamento in una qualsiasi palestra".

Sempre in tema di contraddizioni, voi che strategie avete sviluppato per risolvere le questioni legate all'impatto ambientale di questa disciplina?
"Anche questo aspetto mette in gioco la questione della conoscenza approfondita di questa disciplina. Il golf in Italia viene associato alla speculazione edilizia, alla cementificazione attorno ai campi. Si tratta di un fenomeno reale, purtroppo soprattutto al sud, ma non è corretto associare tout court lo sport a tali derive. Per quanto riguarda invece i consumi d'acqua, abbiamo finalmente ottimi esempi di canalizzazione e recupero dell'acqua usata per l'irrigazione che consentono grandi risparmi. Addirittura nelle località marittime si stanno poi costruendo impianti di desalinizzazione per l'uso dell'acqua di mare. Per quanto riguarda invece l'utilizzo di sostanze nocive contro i parassiti, si sono fatti progressi a livello mondiale che hanno portato all'uso diffuso di sostanze di derivazione naturale. Infine, ci sono già in Italia varie esperienze di costruzione di campi in zone di recupero come vecchie cave e vecchi depositi per lo stoccaggio dei rifiuti, risparmiandosi così di andare a intaccare nuove aree naturali e anzi riqualificando luoghi altrimenti abbandonati".

Quali sono i progetti per l'immediato futuro?
"Innanzitutto strutturarsi ulteriormente, dando vita a nuove iniziative su piazze e dentro le fiere e continuando nella formazione degli operatori. In ultima battuta vogliamo coordinare al meglio le iniziative sul territorio, ivi comprese le gare, con l'idea di dar vita a un circuito nazionale".

(vi.mar.)

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