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Diritto alla mobilità: se ne parla ai Mondiali Antirazzisti

Nella giornata di venerdì il dibattito con Arci, Rete Fare e Primo marzo in cui è stata presentata la Carta internazionale dei diritti dei migranti

Foto di Alessandra Fratoni - Shoot 4 Changedi Layla Mousa - Ufficio stampa Mondiali Antirazzisti


Diritto alla mobilità, inteso come diritto a spostarsi alla ricerca di una condizione di vita migliore, in un altro paese, in un'altra terra. Diritto alla mobilità, inteso come diritto a muoversi, a praticare sport, per la salute così come per il divertimento. Questo il doppio binario sul quale correva il dibattito di venerdì 8 luglio ai Mondiali Antirazzisti, dal titolo appunto "Diritto alla mobilità". Nella cornice della Piazza Antirazzista, con l'accompagnamento musicale e la regia di Asterisco radio, diversi ospiti si sono alternati nel racconto di testimonianze di lavoro e di vita vissuta, guidati dalla moderazione di Cécile Kyenge, del Comitato primo marzo.

Filippo Fossati, presidente della Uisp, ha introdotto l'idea del "rifugiato sportivo", una figura che tuteli il diritto allo sport di tutti, anche di coloro che non hanno la cittadinanza italiana o il permesso di soggiorno, perché lo sport deve essere riconosciuto come un diritto umano, per la valenza sociale che possiede. "Noi partiamo dai Mondiali Antirazzisti e vogliamo rilanciare la rete per rafforzaci a livello associativo e politico, e per arrivare al riconoscimento del diritto allo sport". Gli fa eco Filippo Miraglia, dell'Arci, che sottolinea la necessità di lavorare insieme per rafforzare la battaglia contro il razzismo.

Durante la seconda sessione del dibattito è stata illustrata la Carta internazionale dei diritti dei migranti, presentata a Gorée il 4 febbraio 2011, nell'ambito del Forum Sociale Mondiale di Dakar in Senegal. La Carta è stato il prodotto del lavoro di oltre 5000 persone da tutti i continenti, che partendo dal basso sono arrivati a costruire un documento collettivo e rappresentativo delle problematiche e delle esperienze delle persone migranti. "I migranti sono bersaglio di politiche ingiuste, a detrimento dei diritti universalmente riconosciuti ad ogni persona umana. Spesso sono oggetto di strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l'appartenenza etnica, religiosa o di genere. Tali politiche sono imposte da sistemi conservatori ed egemonici che per cercare di mantenere i propri privilegi sfruttano la forza di lavoro, fisica e intellettuale dei migranti. A questo scopo, tali sistemi utilizzano le esorbitanti prerogative consentite dal potere arbitrario dello stato-nazione e dal sistema mondiale di dominazione, ereditato dalla colonizzazione e dalla deportazione. Questo sistema è, nel medesimo tempo, caduco, obsoleto e causa di crimini contro l'umanità. Per questa ragione deve essere abolito". Questo uno dei passaggi più forti della Carta, che durante il dibattito è stata spiegata da Sarah Klingeberg e da Daniele Frigerio, del comitato Primo Marzo, un laboratorio partecipativo tra i più attivi nella scrittura della carta.

Il tema del diritto allo sport è stato riperso dagli interventi di Piara Powar, coordinatore della rete Fare - Football Against Racism in Europe - che da anni è impegnato nella lotta al razzismo nel calcio e attraverso il calcio. "Sono molto contento di essere qui, è una grande felicità aver visto i Mondiali crescere così tanto negli ultimi 15 anni" ha dichiarato Powar. L'importanza dello sport nei programmi di cooperazione, solidarietà ed educazione allo sviluppo è stata sottolineata da Ivan Lisanti, di Peace Games Uisp, l'ong della Uisp, che ha portato ad esempio l'esperienza del cricket per il coinvolgimento delle comunità dell'est asiatico nella pratica sportiva. In coda al dibattito un gruppo di ragazzi maliani, profughi da poco arrivati dalla Libia e ospiti del comune di San Giovanni in Persiceto, che ha raccontato la propria esperienza e il proprio viaggio per arrivare in Italia. "È molto importante per noi ricevere accoglienza in Italia e lavorare con gli italiani per la tutela dei diritti umani e della dignità delle persone".

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