Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Un congresso tra azioni e visioni

Una lunga intervista a Mauro Rozzi, presidente uscente della Uisp Emilia-Romagna, in vista del congresso regionale del 14 febbraio. Tra pandemia, rinnovamento dello sport e prospettive di crescita.

 

di Vittorio Martone

BOLOGNA – Con l'appuntamento di Rimini nel pomeriggio di sabato 16 gennaio si è chiuso l'iter dei congressi territoriali Uisp in Emilia-Romagna, che ha portato alla nomina di quattro nuovi presidenti e alla conferma di sei presidenti per il loro secondo mandato, con cinque donne e cinque uomini per una perfetta parità di genere. Partiamo da questo primo dato parlando con Mauro Rozzi, presidente uscente della Uisp Emilia-Romagna, che dopo il suo secondo mandato lascerà la guida del comitato regionale a Enrico Balestra, candidato unico per la successione nel prossimo congresso regionale in programma il 14 febbraio. «Un dato positivo questo sulla parità di genere, non programmato. Ma che sicuramente – commenta Rozzi – indica la qualità della nostra organizzazione anche sotto questo aspetto». 

Da questo che non è un piccolo dettaglio, passiamo a un'analisi di questi dieci congressi.
«Da ognuno portiamo a casa elementi importanti e utili per la discussione regionale e nazionale. La soddisfazione più grande è data dall'uniformità e correlazione di temi che abbiamo riscontrato tra i territori, una trasversalità di priorità e proposte, filtrate sicuramente dalle specificità locali, ma con una base comune. I congressi sono stati la sintesi di un percorso lungo otto anni che oggi vede un livellamento verso l'alto, segnato anche da un grosso sforzo di territoriali distanti che si sono riavvicinati, non solo con lo scambio di temi ma anche di figure organizzative. E questo è stato un grande risultato. Un'altra grande soddisfazione è arrivata dalla capacità dei nostri dirigenti di uscire dall'argomento contingente dell'emergenza, per ragionare sulla ripartenza. Abbiamo territoriali pronti con proposte e tematiche. La prospettiva è di lavorare su filoni importanti e di sostegno alle società di base. Questo è un tema emerso ovunque, con l'attenzione che si sposta e ritorna su cittadinanza e persone. Gli spazi, le città, le nostre comunità al centro della nostra attenzione. Servono spazi nuovi per praticare attività in modo nuovo. Appena sarà possibile, la ripartenza sarà importante, rapida e diffusa: i nostri comitati sono preparati. Di questo sono certo». 

Proprio in chiave ripartenza, ha tenuto banco anche l'argomento del rinnovamento delle attività e delle proposte sportive.
«Le attività sono svolte e gestite da persone. Se vogliamo rinnovarle, dobbiamo necessariamente aiutare le persone nel cambiamento. Il cambio è prima di tutto culturale altrimenti non sarà incisivo e duraturo. Credo che uno dei percorsi più importanti fatti nel doppio mandato regionale sia stato quello di aver fornito formazione e crescita anche ai dirigenti. Questo si ripercuoterà positivamente anche sulle attività. Chi vorrà mettere in campo condizioni differenti ha oggi condizioni, strumenti e opportunità di farlo. Oggi se si vuole si può fare. E lo si deve fare».

Non deve tenere banco la sola questione dell'emergenza coronavirus, ma di sicuro questo è un aspetto chiave della riflessione. Qual è l'impatto del COVID-19 sul mondo sportivo e sulla Uisp in regione?
«L'Emilia-Romagna ha una valenza importante sia all'interno, visto che rappresenta il comitato regionale con più associati nella Uisp, sia all'esterno. Nella nostra Regione siamo riferimento per il radicamento, la diffusione e l'offerta di attività dilettantistica e promozionale.  Dai territoriali sono arrivati segnali di difficoltà, per le attività, per gli eventi e per le gestioni e in questa campagna congressuale abbiamo cercato anche di trovare insieme risposte, impegno ed entusiasmo. La difficoltà principale sta nell'impossibilità di organizzare l'attività, i campionati e le manifestazioni e nel comprensibile smarrimento delle persone e degli sportivi».

Quali sono le prospettive di lavoro per l'uscita da questa dimensione?
«Dirigenti, settori di attività e società sportive si stanno riorganizzando, stanno studiando e valutando nuove proposte, riadattate ad una modalità che è e sarà diversa, oltre all'essere modificata di continuo dai decreti che si sono susseguiti e si susseguiranno. Non è una situazione statica e abbiamo bisogno di organizzare una proposta fluida. La Uisp ha dato segno di grande responsabilità allineandosi da subito, già dal marzo 2020, alle indicazioni di Governo. Le nostre società, finché è stato loro consentito, hanno garantito attività in sicurezza. E sui comitati territoriali sono state lanciate campagne di promozione dell'attività e messaggi sulle nuove modalità di uso degli impianti per tranquillizzare ed educare l'utenza. Abbiamo detto e ribadiremo che lo sport non è pericoloso in sé, va fatto con norme e regole, nel rispetto dei protocolli. Continueremo a stare in contatto con i nostri settori di attività e con il resto del mondo sportivo, come abbiamo fatto creando un gruppo di lavoro regionale dello sport che ci ha visto confrontarci di continuo con la Regione Emilia-Romagna, il Coni, il Cip e altri Enti di promozione sportiva».

Proprio il lavoro di interlocuzione con la Regione Emilia-Romagna ha visto la Uisp regionale protagonista in questa pandemia. Qual è lo stato dei lavori ad oggi?
«Terminata la prima fase fatta di numerose iniziative di supporto economico al mondo sportivo (tra le quali i bandi della legge 8 su promozione sportiva ed eventi, i voucher per le famiglie la Regione Emilia-Romagna e il fondo di garanzia per le asd e le ssd) ora la Regione sta provando a mettere risorse sui centri fitness e sulle piscine pubbliche, ambito su cui Uisp Emilia-Romagna ha inciso molto con il lavoro fatto dal nostro "tavolo sull'impiantistica". Per questi ultimi aspetti, parliamo di contributi per un totale di 3.500.000 (2 sui centri fitness e 1,5 sulle piscine), per i quali saranno forniti dettagli nelle prossime settimane». 

La Regione Emilia-Romagna si conferma istituzione attenta allo sport, anche nell'ambito dei grandi eventi. Aspetto quest'ultimo che non sempre ha entusiasmato la Uisp.
«E sicuramente la nostra Regione continuerà a investire in questo ambito, perché vede i grandi eventi sportivi come un'opportunità di sviluppo del territorio legata al turismo sportivo. Su questo anche la Uisp dovrà essere attenta e portare le proprie esperienze, in particolare in ambito di sostenibilità degli eventi e attività giovanile. La rassicurazione per noi è che i grandi eventi sportivi si aggiungono e non vanno a togliere risorse per lo sport di base. Non ci sono quindi preoccupazioni, anche se continueremo a concentrarci sull'attenzione all'attività di promozione. Non possiamo negare però il privilegio – che molti colleghi degli altri regionali Uisp ci confermano – di una Regione che ha una sensibilità unica e fortissima verso lo sport ma anche per il benessere, il movimento per una migliore qualità di vita. È un orgoglio».

Veniamo al congresso regionale del 14 febbraio. È un caso o la data è simbolica?
«Sicuramente sarà un congresso diverso. Il contesto generale della pandemia graverà sia sui temi che sull'organizzazione. Speriamo che la giornata degli innamorati ci porti anche bene, visto che siamo innamorati dell'attività sportiva e motoria».

Passiamo ai temi. Quali saranno quelli al centro della discussione?
«Sicuramente la riorganizzazione del comitato regionale e dei territoriali in termini di struttura, di politiche prioritarie dell'associazione. Poi le nuove forme di attività sportiva e motoria che dovremo immaginare per dare risposta alle esigenze attuali. La Uisp Emilia-Romagna ha necessità di ripensarsi nel futuro, anche per questa nuova emergenza che ha sconvolto il mondo, dello sport e non solo. Fare attività sarà diverso da quello che abbiamo visto finora. L'attività sportiva va fatta in sicurezza, con personale qualificato, con costi accessibili e molto probabilmente all'aperto, in luoghi diversi e non strutturati. Quindi, probabilmente, vedremo il ritorno a una pratica outdoor o che va incontro alla dimensione della natura. E questo mette al centro della nostra discussione il tema delle città sportive».

Che ruolo può giocare la Uisp in questa destrutturazione?
«Le persone stanno andando verso un'attività sportiva singola e isolata. È compito anche politico dell'associazione dare possibilità di forme aggregative diverse in sicurezza. È pericoloso lasciare che ogni singolo possa trovarsi solo nell'attività sportiva. Rischia di creare isolamento e solitudine soprattutto nelle figure più fragili».

 Questo comporterà quindi una valorizzazione della formazione?
«La stagione che si apre è quella di un rilancio della formazione e della ricerca, con una conversione online che ci ha permesso di proseguire e formare nuove figure e nuovi dirigenti con competenze diverse e più adeguate al momento. La formazione è stata uno dei settori che in un qualche modo è riuscito a mantenersi attivo, o forse incrementare la propria attività, in questi mesi di emergenza. La necessità sarà quella di incrementare ricerca e sviluppo per pensare a modelli nuovi e diversi. Non solo i dirigenti politici ma anche quelli delle attività dovranno immaginare figure nuove per svolgere l'attività domani».

Guardando invece per un attimo indietro, alla gestione della pandemia da parte dell'associazione, qual è il tuo giudizio?
«Credo sia passato il messaggio di un'associazione unica, sia a livello nazionale che nella rete regionale. Soprattutto penso che il socio Uisp abbia avuto sempre un interlocutore serio, aggiornato e credibile. Credo che questo sia stato riconosciuto da associazioni e associati».

Con questo congresso, dopo otto anni e due mandati, chiudi la tua esperienza come presidente regionale. Qual è il tuo bilancio?
«Nella Uisp è complicato immaginare percorsi a lungo termine e non deviare dai progetti iniziali. Così è stato anche per me, soprattutto nei primi quattro anni. Indubbiamente la tenuta, nonostante le difficoltà, è già un primo risultato importante. La rete di attività composta da Comitati e Settori di attività è stata incrementata e sono stati valorizzati i rapporti con le istituzioni regionali sulla base dei quali potranno essere fondate nuove prospettive di collaborazione. Sia con gli altri enti che con Coni e Cip e la Regione Emilia-Romagna si è strutturato un rapporto di collaborazione molto stretto che si lascerà come eredità. Abbiamo lavorato molto sulle nostre "politiche" e nell'ambito del terzo settore, ora serve amalgamare il tutto con le attività».

Sempre in termini di eredità, quali percorsi saranno da completare da chi ti succederà?
«Bisognerà continuare a dare appoggio e sostegno ai territoriali ed esigere che loro tengano il rapporto stretto con le società di base. Il regionale sempre di più si metterà in sinergia con i territori, cercando di razionalizzare servizi e forze. Il modo nuovo e diverso di sviluppare l'attività potrebbe portare a un ripensamento anche delle sedi fisiche. Son sicuro poi che verranno gestiti al meglio la credibilità e l'accreditamento del regionale con la Regione Emilia-Romagna, che sono stati fondamentali nella crisi, con un apporto consistente e credibile in termini di proposte e coerenza».

Se invece dovessi pensare a qualcosa che davvero avresti voluto ottenere ed è mancata?
«Avrei voluto portare a termine un cambio logistico, con una sede più funzionale e adeguata al comitato. E poi avrei voluto generare ancora più opportunità per nuovi dirigenti che si vogliono avvicinare alla Uisp, trovando le condizioni per far mettere in gioco ancora di più nuove figure dirigenziali. Perché è fondamentale riuscire a dare queste opportunità».

Salutiamoci tornando al 14 febbraio. Cosa immagini in estrema sintesi per il congresso?
«Penso a un confronto ristretto con alcune figure di livello regionale e nazionale, per dare spazio, più che a resoconti, a visioni di prospettiva, per poter lanciare in ambito nazionale le nostre necessità e visioni. Puntiamo a sintetizzare gli elementi del territorio emersi in questi dieci congressi e trasformarli in stimoli per il congresso nazionale ma, cercheremo anche di ascoltare buone pratiche e stimoli di livello europeo».

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