Comitato Regionale

Emilia-Romagna

In attesa del congresso di Forlì-Cesena

Continua il ciclo di interviste dedicato ai nostri attuali presidenti territoriali e al loro percorso in questi quattro anni. Oggi parliamo con Rita Scalambra, presidente uscente della Uisp Forlì-Cesena.

 

di Vittorio Martone

FORLÌ (FC) - Una dimensione diversa, di confronto ma vissuto nella distanza, con un quadro politico ancora incerto e tutte le preoccupazioni collegate alla pandemia, che nel frattempo non ha smesso di mordere. Di questa situazione e di come impatti sul Congresso della Uisp Forlì-Cesena, in programma domani mattina in modalità videoconferenza, abbiamo discusso con Rita Scalambra, presidente uscente del comitato che si ricandida per il suo secondo mandato.

Rita, che congresso si prospetta domani?
"Sicuramente un congresso strano, senza la ritualità del ritrovarsi tutti insieme. Mentre allestivamo le postazioni per la videoconferenza di domani mi veniva un po' da sorridere amaramente, vedendo il tutto nel subbuglio quotidiano dei nostri uffici. Ma la voglia di fare il congresso per ascoltare le società sportive è più forte di tutto, perché oggi più che mai è doveroso e necessario ascoltare i loro bisogni. Sarà un congresso quindi voluto, nonostante la diversità da quello che abbiamo sempre conosciuto. Per dare scambio e visione globale".

In questo ascolto, finora, che passa anche per il lavoro quotidiano, quali esigenze hai colto da parte delle società?
"La Uisp è un'associazione di associazioni, come anche ha giustamente ricordato anche Donato Amadei durante il suo discorso nel congresso della Uisp Parma. Abbiamo l'occhio largo su tutto il mondo dell'attività motoria e dello sport, possiamo rispondere ai bisogni dei singoli ma possiamo ativare connessioni per far diventare loro uno strumento per scavallare la pandemia. Uno dei miei punti è quello di essere disponibile verso le associazioni, affinché sport e attività motoria contribuiscano a contrastare isolamento e disagio psiscologico che si è venuto a creare con la pandemia".

Come avete affrontato sul territorio questo difficile periodo?
"Abbiamo tentato di stare al fianco delle società sin da subito, mettendo loro in mano strumenti formativi. In particolare con i tecnici dei centri estivi, per promuovere l'attività motoria come strumento quotidiano di benessere in totale sicurezza, nel momento in cui la stagione estiva ancora ci permetteva di prendere in considerazione l'organizzazione delle attività. Abbiamo pubblicato oltre cento video corsi in quel periodo. Abbiamo trasferito la conoscenza anche dei ristori, delle attività in sicurezza, dei protocolli: tutto ciò che serviva sapere per favorire l'attività. Ancora adesso riuniamo le società sportive per continuare a fonire strumenti e sopravvivere".

Qual è la tua sensazione sulla situazione delle società?
"Nella mia percezione, nella prima ondata di lockdown le società tutto sommato hanno tenuto. E devo dire che lo hanno fatto in maniera strardinaria, cercando sempre il coinvolgimento dei soci in ogni modo. Con la seconda ondata c'è stato più pessimismo. Ad oggi alcuni son fermi lì, altri stanno alla finestra, altri si sono ingegnati con proposte verso i soci. Noi con questo congresso cercheremo proprio di smuovere chi si è fermato nel pessimismo. Ma capiamo la difficoltà, che il disagio psico-sociale è tanto nelle persone quanto nei gruppi".

Al di là della pandemia, quali sono i risultati ottenuti finora e quali le cose da fare?
"Tanti i risultati, tantissime le cose ancora da fare, motivo alla base della mia ricandidatura, per portare a termine alcune cose rimaste nella penna. Lo straordinario risultato è stato quello del processo, lento ma inesorabile, che ha visto crescere la cultura del movimento, fino allo sport e all'agonismo. Questo processo è stato attivato con diversi strumenti. Alcuni progetti ci hanno permesso di fare attività che altrimenti non sarebbero stata possibile. L'affiancamento dell'Asl ci ha favorito tanto in questo. E poi la forza delle società sportive, che è vero che ti chiedono mille cose ma con ogni richiesta ti attivano su mille strumenti e mille risposte. Nel futuro le cose da fare sono tantissime. Sicuramente la consapevolezza del lavoro capillare sulle periferie e sulle provincie; sicuramente ancora di più il lavoro progettuale in rete anche con le associazioni sportive. Dobbiamo rafforzare l'ambito comunicativo, visto che noi che facciamo l'attività non mettiamo questa conoscenza a disposizione di tutti. Perché le persone devono conoscere, sapere, vedere le opportunità che hanno. E riprendere la cultura del movimento passata in secondo piano in questa pandemia. Questo serve a collocarci al meglio, proprio ora che siamo nel Terzo Settore. L'attività motoria e sportiva che contrasta da sempre le disuguaglianze e lo farà anche in questa condizione".

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