Comitato Regionale

Emilia-Romagna

La Regione Emilia-Romagna verso la riforma del modello sportivo italiano

Intervista a Massimo Mezzetti, assessore regionale a cultura e sport. "Partire dalle politiche interassessorili per legittimare istituzionalmente l'attività motoria"

di Vittorio Martone


BOLOGNA - A margine del seminario "Ciò che in televisione non è dato vedere", organizzato il 26 marzo da Uisp e Regione Emilia-Romagna e incentrato sull'intreccio tra sport e politiche pubbliche, abbiamo incontrato l'assessore a cultura e sport della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti, che con il suo intervento ha chiuso i lavori seminariali. A lui abbiamo chiesto di illustrarci le linee guida del suo assessorato anche alla luce della crisi economica e dei tagli del Governo.

Quali possono essere le linee di investimento del suo assessorato e quanto si pensa di poter ricavare dal progetto di politiche interassessorili che la Regione sta sviluppando?
"L'assessorato allo sport ha poche risorse a disposizione, utili fondamentalmente per la messa a norma e la creazione di nuova impiantistica sul territorio. Rispetto al nostro budget, di poco meno di 600 mila euro annui, dobbiamo pertanto sviluppare sinergie con i diversi assessorati. Lo sport è infatti un punto di snodo di molteplici rapporti: da tempo lavoriamo con l'assessorato alle politiche per la salute con un protocollo di intesa che determina un investimento di quasi mezzo milione di euro all'anno per i progetti di sport e salute. Poi naturalmente c'è la relazione con l'assessorato alle politiche sociali, anche qui con un protocollo di intesa che produce ulteriori investimenti. Ritengo che si debbano ora sviluppare nuove relazioni con il settore ambiente e con quello del turismo. Non bisogna dimenticare che il turismo sportivo ha un fatturato annuo di più di sette milioni di euro nella nostra regione, che in tal senso si colloca al secondo posto in Italia dopo solo il Trentino Alto Adige. La strada dev'essere dunque quella di costruire sinergie interassessorili che porti non ad avere più bilancio per l'assessorato allo sport ma più incidenza dello sport in queste altre aree di intervento, per valorizzarlo e fornirgli legittimazione istituzionale".

Partendo dal tema delle politiche interassessorili, crede ci sia il rischio di vedere semplificato o ridotto al solo aspetto della prevenzione e tutela della salute il fenomeno sportivo, nel suo complesso invece molto più variegato?
"Direi che questo rischio non si pone. Già l'accordo di programma quadro ha tenuto presenti questi altri aspetti. Il problema con cui dobbiamo fare i conti è invece quello drammatico dei tagli, che per la regione ammontano a 341 milioni di euro quest'anno e a quasi 450 milioni di euro in quello successivo. La situazione rimarrà sempre problematica se non ci sarà un'inversione di tendenza da parte delle politiche economiche nazionali che rimetta al centro sport e cultura, settori oggi fortemente penalizzati perché visti come beni voluttuari. Questo governo dovrà poi assumersi la responsabilità di portare fino in fondo la riforma del titolo quinto della costituzione col decentramento alle Regioni delle competenze sullo sport e con il conseguente trasferimento di risorse. Finora infatti c'è stato solo un decentramento di poteri lasciando agli enti locali la necessità di far fronte a queste voci di spesa".

Quale ruolo può assumere la regione Emilia-Romagna in questo processo di pressione politica e di riforma del modello sportivo italiano?
"Nel lavoro di commissione della Conferenza Stato Regioni abbiamo aperto un contenzioso piuttosto robusto nei confronti del presidente della commissione, assessore allo sport del Friuli Venezia Giulia, che per conto e mandato del Governo aveva presentato una proposta di protocollo d'intesa con il Coni, indicandolo come referente esclusivo del mondo dello sport con l'idea di aumentare i finanziamenti a sua disposizione senza criteri di trasparenza. Dopo aver bloccato questa operazione e rivendicato che qualsiasi forma di convenzione con qualsiasi ente può essere discussa solo dopo che il Governo abbia interagito con la Conferenza Stato Regioni, siamo adesso al lavoro per una nuova legge sullo sport che rimetta al centro anche gli Enti di promozione sportiva. Senza questa disponibilità noi non saremo disposti ad andati avanti. Dobbiamo però associare a questo lavoro molte iniziative di politica pubblica con tutti gli altri soggetti coinvolti in questo sistema".

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