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Emilia-Romagna

Le sabbie anomale intorno al campo da calcio di San Carlo

Visita nella tendopoli in provincia di Ferrara, dove ai danni prodotti dal terremoto si aggiunge la liquefazione del terreno

Andrea Di Mario, responsabile del campo Prociv Arci di San Carlodi Vittorio Martone


FERRARA - Intorno al campo da calcio di San Carlo, frazione del paese di Sant'Agostino nel ferrarese, guardando il suolo è facile trovare in superficie accumuli di sabbia grigia. Questo è il territorio che, dopo il sisma che ha colpito l'Emilia, è stato interessato dal fenomeno della liquefazione del terreno. Spiegarlo sinteticamente è semplice - in un video divenuto ormai famoso su YouTube ci riescono usando un secchiello da spiaggia e della sabbia di mare: a causa delle sollecitazioni dovute al sisma la pressione dal basso aumenta fino ad eguagliare quella che viene esercitata sulla superficie del terreno, che letteralmente si fa d'acqua. Con la conseguenza che gli edifici costruiti sopra di esso affondano o si ribaltano. "Di gente a vedere le conseguenze della liquefazione - racconta Enrico Balestra, presidente della Uisp Ferrara - ne è venuta molta: geologi da ogni parte del mondo e in particolare dal Giappone. E proprio per la presenza di questo fenomeno qui i tempi della ricostruzione saranno più lunghi".

Superate le macchie di sabbia arriviamo all'ingresso della tendopoli di San Carlo, costruita dai volontari della Protezione Civile Arci proprio sul campo da calcio. I segni delle ruspe e dei mezzi pesanti sono ben visibili sul terreno, ma sono agibili un campetto di calcio a 5 e uno polivalente di tennis, pallavolo e basket su cui nei giorni scorsi è già stata promossa attività. "Anche se quello che vorremo maggiormente incentivare - precisa Balestra - è l'autorganizzazione. Noi abbiamo portato attrezzature e materiale, ma il ritorno alla normalità passa anche per far capire alle persone che possono usare questi spazi quando vogliono".

Sono 375 gli sfollati accolti qui. "Numeri però in aumento", ci dice il responsabile del campo Andrea Di Mario, che incontriamo dopo aver superato i rigidi controlli di accesso organizzati per garantire la sicurezza degli occupanti. "Il paragone più giusto sull'allestire un campo l'ha fatto un mio collega volontario, dicendo che è come costruire una casa: qualcuno la deve tirare su, poi arriva chi l'arreda, poi ci dev'essere chi la pulirà tutti i giorni". Quest'ultimo ruolo è quello che Andrea attribuisce alle associazioni, in particolare quelle sportive, che con l'attività nei campi possono contribuire a rendere più normale la vita nella tendopoli. "Anche se la gente non deve trovarsi troppo bene, se no tende a rimanere qui. Ed è una cosa anche questa sbagliata, perché noi dobbiamo spingere le persone a tornare in casa. Se gli togliamo la fiducia e gli diamo troppo benessere nel campo poi faticheranno a riabituarsi e a riconciliarsi con le loro abitazioni".

Aquilano di origine, uno che il sisma in Abruzzo l'ha vissuto nella doppia veste di volontario e di terremotato, Di Mario non ci va tanto per il sottile nel giudicare la situazione: "Le associazioni devono contribuire a tenere alta l'attenzione su quanto succede qui. Finché a L'Aquila ci sono stati i media siamo stati nell'occhio del ciclone: l'hanno vista, l'hanno controllata, sono arrivati gli aiuti, è arrivato di tutto. Dal giorno in cui è scemata l'attenzione mediatica la città è dimenticata. Noi qua vogliamo fare il possibile per tenere alta l'attenzione, e con la Uisp potremmo traghettare anche la federazione Arci verso altri confini. Proprio stamattina con dei volontari parlavamo di fare un quadrangolare tra la nostra associazione, magari la nazionale cantanti, quella politici e poi un'altra rappresentanza. Vorremmo che la Uisp ci aiutasse a costruire questo torneo che servirebbe a raccogliere fondi per una onlus di cittadini di San Carlo, che si è appena costituita, con cui vorremo sistemare la piazza del paese e fare qualcosa pure per il campo di calcio di San Carlo, che è stato deturpato".

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