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Emilia-Romagna

Un pomeriggio ultras ai Mondiali Antirazzisti

Intervista ad Alessandro Marchi, autore del libro "Fegato e cuore", una storia di sport e integrazione

Ultras durante il dibattito ai Mondiali Antirazzisti - Foto di Alessandra Fratoni - Shoot 4 Changedi Layla Mousa


CASTELFRANCO EMILIA - Venerdì 6 luglio, al pomeriggio, ai Mondiali Antirazzisti si è svolto un dibattito organizzato dagli ultras, che ha coinvolto Alessandro Marchi, l'autore del libro "Fegato e cuore", e Gianluca Marcon, regista del documentario "E noi ve lo diciamo". Marcon racconta la storia del suo lavoro: "Questo documentario è stato autoprodotto. Ho girato fra le città d'Italia e ho seguito i capi ultrà nella loro vita quotidiana, non solo la domenica ma durante tutta la settimana. Qui ai Mondiali Antirazzisti - aggiunge - c'è esattamente il messaggio del mio documentario: solo a posteriori si creano delle diversità, perché in realtà siamo tutti uguali". Alla fine della discussione un ultrà dell'Atalanta ha suggerito a Marcon di produrre un documentario in cui intervistare i giovani che entrano per la prima volta in curva (e non sempre i soliti noti), dato lo scenario attuale di questo mondo, cambiato in seguito all'introduzione della tessera del tifoso e del divieto di trasferte, per confrontare la situazione attuale con quella del passato. A margine del dibattito invece abbiamo scambiato due battute con Alessandro Marchi, per capire da dove è partita l'idea del suo romanzo.

Il protagonista del tuo libro, Steve, si ispira ad una persona realmente conosciuta o è prodotto della fantasia?
"È di fantasia. Lo avevo pensato come un personaggio che ha il battito di un cuore non suo. I primi tre capitoli sono stati scritti tutti d'un fiato. Prima è arrivato Steve e poi i coprotagonisti, che si sono animati nel contorno. Alcune parti del libro sono nate così".

Come mai hai scelto di ambientare il testo a Londra?
"Perché mi sembrava il luogo ideale dove ambientare la mia storia. Una delle volte che sono stato in questa città ho conosciuto l'allenatore della squadra FC Bari, squadra del West Ham, un quartiere molto particolare dove il concetto di inclusione si sente molto forte".

Che ruolo ha il calcio nella tua vita?
"Seguo il calcio da appassionato ma in questo caso è stato un pretesto per parlare della realtà. Steve è lo stereotipo dell'inglese che ama l'Inghilterra e la sua squadra, odia i 'froci' e gli immigrati. Steve ha anche il cuore trapiantato, e nel corso del romanzo arriva a chiedersi da dove provenga questo cuore. Vincenzo, l'altro protagonista, è un immigrato italiano, che gioca a calcio solo per sfuggire all'alienazione del lavoro".

Conosci i Mondiali Antirazzisti?

"Sì, mi piace molto la dimensione di villaggio dello sport. Ci sono pro e contro nello spostamento da Bologna a Bosco Albergati, ma i Mondiali mantengono la loro dimensione".

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